17 luglio 2017

Come preannunciato, domenica le autorità israeliane hanno gradualmente riaperto la spianata delle moschee sul Monte del Tempio di Gerusalemme all’accesso dei fedeli musulmani, dopo due giorni di chiusura necessari, a seguito dell’attentato di venerdì mattina (uccisi 2 poliziotti e 3 terroristi), per completare i rilevamenti delle indagini e assicurarsi che nell’area non fossero nascoste altre armi. Ciò non ha impedito a numerose autorità arabe e islamiche di scagliarsi contro la breve chiusura, descritta come un affronto a tutto l’islam e un “complotto” israeliano per alterare le norme dello status quo vigenti sul luogo santo (nonostante le immediate smentite israeliane: “Lo status quo sarà mantenuto”, ha ripetuto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sin da venerdì, subito dopo l’attentato). Venerdì il Segretario generale della Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit, aveva condannato la chiusura del complesso senza fare nessun accenno all’attentato, e l’Organizzazione della Cooperazione islamica (57 paesi) aveva definito la chiusura “un grave crimine e un precedente pericoloso”.