46 anni di ’no’

Arafat ha sostituito Shukeiri, e Abbas ha sostituito Arafat, ma la politica palestinese di rifiuto e ostinazione è rimasta la stessa

di Guy Bechor

Alla fine di agosto 1967, poco dopo la Guerra dei sei giorni, i capi degli stati arabi tennero una conferenza speciale nella capitale sudanese Khartoum, in cui furono decisi i tre famosi “No” : No alla pace con Israele; no al riconoscimento di Israele; e no ai negoziati con Israele. Il rappresentante dell’OLP alla conferenza, Ahmad Shukeiri, si spinse anche più in là e richiese una lotta militare attiva contro Israele. I capi degli stati arabi pensarono che le superpotenze avrebbero lavorato al posto loro e fatto pressioni su Israele affinché si ritirasse.
Sono trascorsi 46 anni, e nulla è cambiato in relazione agli arabi che si definiscono palestinesi. Yasser Arafat è succeduto a Shukeiri, e Mahmoud Abbas ad Arafat, ma i tre “No” sono rimasti uguali. Il presidente dell’autorità palestinese (che i palestinesi insistono a chiamare “stato”) non è disposto a raggiungere un accordo di pace con Israele; non è disposto a riconoscere Israele come stato ebraico; e non è disposto a negoziare con lui.
La stessa Autorità ritiene che, se persiste nella sua ostinazione, diventerà magicamente una nazione; una nazione che l’ONU o le superpotenze imporranno ad Israele – proprio come pensavano i capi degli stati arabi. Il concetto è che l’ostinazione ripaga. Il segretario di stato John Kerry conosce già la verità; sa chi non è interessato ad un accordo; ma per ragioni sconosciute ancora non manifesta pubblicamente la sua conoscenza. Questa autorità non è interessata ad alcun dialogo con Israele; certamente non alla pace; vuole solo prendere, senza dare nulla in cambio.
E’ ovvio che finché la minaccia di “andare all’ONU”esiste ancora, i palestinesi non riconosceranno la necessità di un compromesso, così gli americani si limitano ad aumentare le loro richieste –proprio come tre anni fa quando pretesero che Israele congelasse la costruzione di insediamenti. Secondo i rapporti, Abbas ha dato a Kerry ancora qualche settimana prima di “tornare all’ONU” – come se l’Autorità palestinese fosse una potenza mondiale che sponsorizza gli USA – e gli USA ingoiano questo insulto.
E’ venuto il momento che gli americani chiariscano ai palestinesi che è finito il tempo di giocare, particolarmente alla luce del fatto che la maggioranza della cosiddetta popolazione palestinese non prende parte ai giochi di finzione di Abbas’ . Hamas, Jihad islamica e le fazioni palestinesi di sinistra dicono, chiaramente e pubblicamente: No alla pace; no ai negoziati; no al riconoscimento. La differenza è che lo dicono pubblicamente, mentre Abbas e i suoi portavoce lo nascondono. Allora chi dovremmo preferire? Quelli che parlano francamente o quelli che si nascondono dietro l’inganno americano?
Dopo 46 anni di rifiuto automatico, che è al limite del suicidio, i cosiddetti palestinesi (solo allora gli arabi cominciarono ad usare il termine “palestinesi”) devono ancora realizzare che Israele è uno stato forte di otto milioni di abitanti e che non ha intenzione di andare da nessuna parte? Quelli che non riconoscono la realtà non esistono.

(Da: YnetNews, 7.6.13)