8 febbraio 2017

La polizia militare siriana ha impiccato non meno di 13.000 persone nel corso di quattro anni, al ritmo di 20-50 persone ogni settimana, nella prigione di Saydnaya, nota come “la macelleria”, e ne ha fatto sparire i corpi portati via con camion e gettati in fosse comuni. Lo afferma un rapporto pubblicato martedì da Amnesty International che copre il periodo tra l’inizio della rivolta anti-regime nel marzo 2011 fino al dicembre 2015. Lynn Maalouf, vice direttore presso l’ufficio regionale di Amnesty a Beirut, ha detto che non c’è motivo di credere che da allora la pratica sia cessata. Secondo Amnesty, le uccisioni sono state autorizzate dalle più alte autorità, compresi i vice del presidente Bashar Assad.