A chi giovano le vittime civili?

Obiettivo dei terroristi è quello di incrementare il numero di civili uccisi, da entrambe le parti

Da un articolo di Alan M. Dershowitz

image_1275Il crescente numero di civili palestinesi non intenzionalmente colpiti da Israele nella sua lotta per fermare gli attacchi contro la propria popolazione civile rappresenta un successo della tattica dei terroristi.
L’obiettivo dei terroristi palestinesi infatti è quello di incrementare il numero di civili uccisi da entrambe le parti. Sì, i terroristi palestinesi che lanciamo razzi da Gaza verso Israele vogliono che le Forze di Difesa israeliane finiscano col colpire donne, vecchi e bambini palestinesi. Se non lo volessero, starebbero bene attenti a lanciare i loro attacchi da aree non abitate, dove non vi siano civili. Al contrario, quello che fanno deliberatamente è aprire il fuoco da zone densamente popolate allo scopo di spingere Israele, reagendo, a causare il più alto numero possibile di vittime fra la popolazione civile palestinese.
Ogni volta che le forze militari israeliane uccidono accidentalmente un civile palestinese, i terroristi vincono una battaglia politica e propagandistica. Non c’è da stupirsi se le vittime vengono trattate come “martiri”, cioè come se fossero i nuovi “terroristi suicidi”. Con la sola differenza che non hanno scelto volontariamente di morire per la causa. sono stati scelti “volontari” dai terroristi che hanno scelto il loro quartiere come base da cui aprire il fuoco contro Israele.
Non si tratta di una tattica nuova. Come notava già diversi anni fa sul The New York Times un diplomatico europeo, “i palestinesi controllano la dura aritmetica del dolore: le vittime palestinesi giocano a loro favore, e le vittime israeliane giocano a loro favore. L’unica cosa che non gioca a loro favore è quando non ci sono vittime del tutto”.
Può essere difficile per una persona normale credere che i terroristi palestinesi cerchino davvero di aumentare il numero di vittime fra i loro civili, ma le prove sono evidenti. Non solo i terroristi cercano realmente di attirare il fuoco israeliano su aree densamente popolate, ma usano anche bambini come attentatori suicidi, talvolta senza nemmeno dire loro che sono stati scelti “volontari” per morire compiendo una strage.
L’esempio forse più famoso di questa micidiale forma di abuso dell’infanzia ha avuto luogo nel 2004, quando un palestinese di undici anni venne pagato un dollaro per portare un pacco attraverso i controlli di sicurezza israeliani. Senza che il bambino lo sapesse, il pacco conteneva una bomba che sarebbe stata fatta esplodere con un telecomando al momento del passaggio al posto di controllo. Fortunatamente per il bambino e per gli israeliani, il piano venne sventato. Dopo che le autorità israeliane stabilirono che si trattava di un “strumento” innocente, il bambino venne restituito ai suoi genitori. La madre non mancò di incolpare gli israeliani.
Terroristi che sono pronti a sacrificare un bambino per la loro causa sono pronti anche a sacrificare la vita di altri loro civili. La riprovevole “cultura della morte” promossa dagli imam islamisti estremisti, quella per cui una morte onorevole, anche se non scelta “volontariamente”, è considerata comunque preferibile alla vita, è la causa principale del terrorismo islamista.
D’altra parte, un terrorismo di questa natura non può essere disincentivato dalla minaccia della prigione, e nemmeno dell’uccisione. L’unico modo è fermarlo prima che si compia. Ecco perché le forze militari israeliane devono attaccare con determinazione coloro che si apprestano a compiere attentati o lanciare razzi contro città e villaggi israeliani.
Questo non significa giustificare ogni attacco israeliano. Anche se ai terroristi palestinesi non importa nulla e anzi vedono con favore l’uccisione dei loro stessi civili, Israele deve evitare di compiere azioni in cui il rischio per i civili sia sproporzionatamente alto. Israele deve attenersi a uno standard più elevato, quando si tratta di civili palestinesi, di quello che gli stessi terroristi palestinesi applicano quando si tratta dei loro stessi civili.
Cosa dovrebbe fare dunque Israele? L’uccisione dei propri civili semplicemente non la può tollerare. Nessuna democrazia occidentale lo farebbe. Israele ha già posto fine all’occupazione della striscia di Gaza, ma i lanci di razzi non hanno fatto che aumentare. Se si ritirasse dalla maggior parte della Cisgiordania, unilateralmente o attraverso un accordo negoziato, non c’è alcun motivo di credere che gli attacchi cesserebbero. V’è anzi motivo di pensare che potrebbero aumentare, giacché è assai più facile lanciare razzi da aree dove non c’è presenza militare israeliana che da aree sotto controllo israeliano.
Personalmente credo che Israele dovrebbe seguire la via a suon tempo indicata da Yitzhak Rabin: perseguire la pace come se non ci fosse il terrorismo, ma intanto combattere il terrorismo come se non vi fosse alcuna prospettiva di pace.
Nonostante i rischi di aumento del terrorismo, bisogna fare ogni sforzo possibile per perseguirvela una soluzione “due popoli-due stati”. Non sarà facile con Hamas al potere, ma i sondaggi d’opinione pubblica mostrano che una significativa maggioranza dei palestinesi è a favore di una qualche soluzione di questo tipo. Questo è un inizio. Se una soluzione “due stati” negoziata non è possibile con Hamas che tira le fila, allora Israele deve andare avanti con il piano di ritiro unilaterale dietro una barriera di sicurezza. Allo stesso tempo deve continuare ad attaccare coloro che lanciano razzi sui civili israeliani, ma deve fare del proprio meglio per ridurre al minimo le vittime civili.
Se è vero che i terroristi palestinesi si avvantaggiano per ogni aumento delle vittime civili sia israeliane che palestinesi, è altrettanto vero che Israele si avvantaggia per ogni diminuzione delle vittime civili, sia israeliane che palestinesi. Uno dei migliori deterrenti che Israele può mettere in campo contro i lanci di razzi palestinesi è non creare più “martiri”, e materiale da propaganda, fra i civili palestinesi.

(Da: Jerusalem Post, 24.06.06)

Nella foto in alto: Il piccolo Abdallah Quran, usato dai terroristi nel marzo 2004 per un attentato suicida “inconsapevole”, fortunatamente sventato.

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