“Abbiamo sparato per difendere i nostri compagni”

Le testimonianze dei presenti smentiscono l’idea che i cadetti israeliani abbiano esitato a reagire all’attacco terrorista

La Porta di Brandeburgo, a Berlino, è stata illuminata con i colori della bandiera israeliana in segno di solidarietà con lo stato ebraico dopo l’attentato di domenica a Gerusalemme

Almeno sette persone (sei cadetti, un ufficiale e un civile), presenti all’attentato compiuto domenica a Gerusalemme da un palestinese alla guida di un camion, hanno sparato al terrorista pochi secondi dopo l’inizio dell’attacco. E’ quanto emerge da una prima indagine delle Forze di Difesa israeliane che smentisce le affermazioni fatte da una guida del gruppo secondo cui i militari, cadetti di un corso ufficiali per unità non combattenti, avrebbero esitato a reagire per colpa di un presunto “effetto Azaria”. Eitan Rund, una delle guide civili che accompagnavano i soldati nella visita turistica sulla Promenade Haas-Sherover di Armon Hanatziv e che ha contribuito a neutralizzare il terrorista facendo fuoco con la sua pistola personale, intervistato domenica sera da radio Galei Tzahal ha espresso l’opinione che molti dei soldati abbiano “esitato” a sparare e che ciò fosse in parte attribuibile alla recente condanna di Elor Azaria (il militare accusato d’aver sparato a un terrorista già a terra ferito durante un attentato, lo scorso marzo, a Hebron). I suoi commenti hanno suscitato vivaci reazioni e polemiche in Israele, soprattutto sui social network.

Le Forze di Difesa israeliane hanno avviato accertamenti e già domenica sera veniva diffusa una video-testimonianza nella quale uno dei cadetti che hanno aperto il fuoco, un soldato che serve in un’unità di intelligence, spiega come sono andate le cose.

Secondo l’indagine delle forze armate, i soldati che nel filmato dell’attacco sembrano fuggire avevano ricevuto l’ordine di mettersi al riparo, appena iniziata la sparatoria, per evitare vittime da “fuoco amico”. “I cadetti ci dicono che nel momento in cui si sono resi conto che si trattava di un attacco terroristico, e non di un incidente stradale, hanno caricato le loro armi e sparato al veicolo” ha detto il portavoce delle Forze di Difesa israeliane Moti Almoz, confermando che un ufficiale sul posto ha dato l’ordine di mettersi al riparo per evitare vittime da fuoco amico. “Chi ha capito che si trattava di un attentato ha aperto il fuoco – ha aggiunto Almoz – ma in una situazione del genere non è certo il caso che 300 soldati si mettano a sparare, e nemmeno 50. Correttamente dovevano farlo solo quelli che si trovavo vicini al camion”.

La sottotenente Maya Peled

“Nessuno si aspetta che un cadetto di un’unità non combattente, per esempio un addetto ai computer, reagisca a un attacco terroristico con il preciso automatismo a cui vengono specificamente addestrati i soldati delle unità combattenti” ha spiegato un ufficiale israeliano a Noam Amir, analista di Ma’ariv, citato dal Jerusalem Post. Aggiunge Amir: “Il filmato della telecamera di sicurezza può dare un’idea diversa, ma i numeri dimostrano che le Forze di Difesa israeliane non esitano affatto. Nel 2016 i soldati israeliani hanno ucciso 84 terroristi all’opera: 79 in Giudea e Samaria (Cisgiordania) e altri cinque al confine con Gaza. L’anno prima avevano neutralizzato (ferito o ucciso) 874 terroristi all’opera: 757 in Giudea e Samaria e altri 117 al confine con la striscia di Gaza”.

Il presunto “effetto Azaria” viene smentito anche da altre testimonianze dirette emerse nelle ore successive all’attentato.

Yifat Peled Kaplan, madre di Maya Peled, una delle soldatesse presenti alla scena, ha raccontato a YnetNews ciò che le ha riferito la figlia. “Un attimo prima dell’attacco, mia figlia era risalita sull’autobus per prendere il giubbotto. Quando si è resa conto di ciò che stava succedendo, ha afferrato la sua arma e ha esploso 15 colpi verso il camion stando in piedi sui gradini della porta dell’autobus. Naturalmente le ho chiesto se avesse seguito le regole di ingaggio e lei mi ha risposto di sì. All’inizio era molto presa dal suo compito, mi ha mandato un messaggio per dire che stava bene, di non preoccuparsi e che si stava occupando dei suoi compagni facendo tutto ciò che era necessario. Solo più tardi ha avuto il tempo di elaborare l’attacco ed è emerso il trauma per i soldati uccisi e feriti sotto il suo comando”. Sulla base del resoconto della figlia, la signora Peled Kaplan smentisce con forza le insinuazioni della guida turistica. “Mia figlia è una sottotenente altamente qualificata. Attualmente è nel suo secondo anno di servizio oltre quello obbligatorio. Conosce perfettamente le regole di ingaggio e sa quando sparare e quando non farlo. Sono fiera di come si è comportata: ha sparato al momento giusto, in tempo reale, come ci si aspettava che facesse”.

Fermo-immagine dal video della telecamera di sicurezza. Pochi istanti prima della fine dell’incidente, dopo che ai cadetti è stato dato l’ordine di sgomberare l’area, si vedono diversi soldati che si sono messi in posizione, al riparo di auto e muretti, con le armi cariche (clicca per ingrandire)

“Eravamo pronti a sparare – ha confermato in serata alla tv Canale 2 la stessa sottotenente Maya Peled – ma non eravamo sicuri che fosse davvero un attentato. Poi, proprio nel momento in cui avevo innestato il caricatore nell’arma, il terrorista è ripartito in senso inverso ed è apparso evidente che era davvero un attacco terroristico. Mi sono messa in posizione sull’ultimo gradino [della porta del pullman]. Ho sentito alcuni cadetti [che dicevano] che il terrorista era stato neutralizzato, ma quando ci siamo resi conto che era ancora vivo e pericoloso ho sparato al finestrino dietro cui si trovava”. Secondo gli accertamenti, i colpi sparati da Maya Peled sono stati quelli decisivi. “Accanto a me c’erano altri cadetti che si erano messi al riparo e anche loro hanno aperto il fuoco – ha poi aggiunto la sottotenente – Non ero solo io a sparare. Il caso Azaria non ci è nemmeno venuto in mente. Tutti quelli che erano lì erano in azione, e secondo me non pensavano che a questo. C’erano molti cadetti e molte armi. Ma non occorre che tutti si mettano a sparare. Se avessero sparato tutti insieme sarebbe stato un disastro. Solo quelli che erano in certi punti erano nelle condizioni di mirare e sparare. Le critiche sono infondate. L’incidente è stato gestito nel miglior modo possibile”.

Un’altra delle reclute presenti alla scena ha reagito alle critiche che circolano sui social network postando la sua risposta personale in cui dice: “Io, a differenza di molti di voi, ero domenica ad Armon Hanatziv. Sono cadetta della Brigata Erez, ci sono miei amici tra i feriti e anche fra i morti. Per favore, smettetela di dare ascolto a fonti che diffondono all’istante sciocchezze e informazioni distorte senza verificarle. Smettetela di diffondere opinioni che si basano su menzogne senza fondamento. Smettetela di fare della psicologia da quattro soldi sulle mie presunte reazioni inconsce quando ho visto un camion travolgere una mia amica. Il caso Azaria non c’entra niente. Nessuno può paragonare un camion lanciato a 100 km orari e un terrorista già colpito e immobilizzato a terra. Nessuno di noi ha pensato anche solo per un momento di non avere il diritto di sparare. Le persone hanno semplicemente cercato di mettersi fuori dalla traiettoria di un camion al cui volante c’era un terrorista fanatico con gli occhi iniettati di odio omicida. Molti si sono precitati verso il camion, ma cercavamo di coordinarci perché si temeva di causare vittime da fuoco amico e allora siamo arretrati. L’incidente è stato gestito in modo straordinario. Se è stato evitato un bilancio molto peggiore di vittime è stato grazie ai cadetti che si sono coordinati e hanno neutralizzato il terrorista in meno di un minuto. Ora dobbiamo vedercela con sentimenti molto pesanti. I nostri amici sono stati uccisi e feriti sotto i nostri occhi. Il minimo che potete fare è non infangare i nostri nomi con una bugia, certamente non quando abbiamo fatto esattamente il contrario”.

(Da: Times of Israel, Jerusalem Post, YnetNews, Israel HaYom, 9.1.17)