Abu Mazen enuncia all’Onu la ricetta per la guerra infinita a Israele

In un solo discorso, il presidente palestinese rivendica le linee del ’67, ma anche quelle del ’47 e anche la cancellazione delle “conseguenze” della Dichiarazione Balfour

Il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) giovedì all’Onu

Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) giovedì all’Onu

Dopo aver sostenuto per anni d’aver accettato le linee pre-’67, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha indicato giovedì quelle che saranno le successive pretese palestinesi, il giorno in cui Israele si ritirasse su quelle linee. Abu Mazen ha infatti accusato il Consiglio di Sicurezza di non obbligare Israele a rispettare le linee del piano di spartizione adottato dall’Onu nel 1947, quello che fu rifiutato da arabi e palestinesi tanto che scatenarono la prima guerra arabo-israeliana per impedirne l’attuazione.

La rievocazione delle linee del ’47 non ha impedito ad Abu Mazen di affermare, contraddittoriamente, che i palestinesi “hanno fatto un sacrificio storico immenso quando hanno accettato di stabilire uno stato di Palestina sui confini del ‘67”, aggiungendo che quindi ora tocca solo a Israele fare concessioni. “Noi non accetteremo mai istituzioni temporanee o provvisorie – ha detto  Abu Mazen – e cercheremo di mobilitare a questo scopo tutti gli sforzi arabi e internazionali”, a partire dal tentativo di far passare al Consiglio di Sicurezza una condanna “del terrorismo dei coloni” (sic) e di convocare una conferenza internazionale sulla falsariga della proposta francese giacché, ha detto Abu Mazen, non ci sono negoziati diretti (invocati continuamente da Israele e continuamente rifiutati dallo stesso Abu Mazen).

Attaccare la Dichiarazione Balfour significa negare agli ebrei il diritto ad un loro stato su qualunque parte della Palestina/Terra d’Israele, come mostra coerentemente tutta la propaganda palestinese

Attaccare la Dichiarazione Balfour significa negare agli ebrei il diritto ad un loro stato su qualunque parte della Palestina/Terra d’Israele, come mostra costantemente tutta la propaganda palestinese

Presentato come il “presidente dello stato di Palestina”, Abu Mazen ha detto all’Assemblea Generale dell’Onu che la parte palestinese si è rigorosamente attenuta agli accordi firmati, accusando Israele di fare il contrario. Dopo aver definito “esecuzioni extragiudiziali” la morte di palestinesi colpiti nell’atto di compiere attentati, Abu Mazen ha denunciato quelle che ha definito “aggressioni israeliane ai luoghi santi cristiani e musulmani”, e ha minacciato: “Se continuano a scherzare col fuoco, non so che cosa potrà accadere”. Secondo Abu Mazen, invece, la fine del conflitto israelo-palestinese porterebbe alla pace in tutto il Medio Oriente e “alla fine del terrorismo” mondiale.

Abu Mazen ha poi attaccato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per aver osato criticare la posizione palestinese sulla Dichiarazione Balfour, e ha ribadito che il governo britannico dovrebbe “chiedere scusa al popolo palestinese” per aver emanato nel 1917 la Dichiarazione che riconosceva il diritto del popolo ebraico ad una sede nazionale in Terra d’Israele/Palestina. “Chiediamo alla Gran Bretagna di trarne le conseguenze – ha detto Abu Mazen – e di assumersi le sue responsabilità storiche, giuridiche, politiche, materiali e morali e di agire per porre rimedio a quella catastrofe storica e rimediare alle sue conseguenze”. Alludendo evidentemente alla nascita stessa dello stato d’Israele.

Sicché in un unico discorso, Abu Mazen ha sostenuto d’aver accettato le linee del ’67, ha rivendicato quelle del ’47 e ha chiesto di “porre rimedio” alla “catastrofe storica” rappresentata dalla nascita di Israele.

(Da: israele.net, YnetNews, Times of Israel, 22.9.16)