Abu Mazen gioca le sue carte in vista della conferenza di Annapolis

Due gli obiettivi del suo incontro con esponenti di Hamas a Ramallah

Da un articolo di Khaled Abu Toameh

image_1887Con la decisione di incontrare dei rappresentanti di Hamas in Cisgiordania lo scorso fine settimana il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) si proponeva due obiettivi: rafforzare la propria posizione in vista della conferenza di pace di Annapolis (Usa) e inserire un cuneo tra Hamas di Cisgiordania e Hamas della striscia di Gaza.
Invitando quattro esponenti di Hamas nel suo ufficio presidenziale del palazzo della Muqata a Ramallah, Abu Mazen intendeva lanciare il segnale che lui rimane il leader di tutti i palestinesi, compresi quelli affiliati a Hamas. Abu Mazen subisce pesanti critiche dai capi di Hamas e da altri palestinesi per la sua decisione di partecipare alla conferenza di Annapolis sponsorizzata dagli Stati Uniti. I capi di Hamas mettono in dubbio il suo diritto di parlare a nome di tutti i palestinesi, specialmente di quelli che vivono nella striscia di Gaza e dei tre o quattro milioni sparsi in giro per il mondo, sostenendo che il presidente palestinese non ha alcun mandato per discutere questioni esplosive come Gerusalemme, i profughi e i futuri confini. Ecco perché i mass-media palestinesi hanno riportato con grande evidenza le dichiarazioni fatte all’incontro da Nasser Eddin al-Shaer, un ex vice primo ministro di Hamas, il quale ha detto che lui e i suoi colleghi considerano Abu Mazen il presidente legittimo e incontestato dei palestinesi.
Il secondo obiettivo dell’incontro, dividere Hamas in Cisgiordania da quella nella striscia di Gaza, sembra essere stato parzialmente conseguito. L’incontro ha colto di sorpresa la dirigenza di Hamas a Gaza e a Damasco. A giudicare dalle reazioni dei portavoce di Hamas nella striscia di Gaza, è evidente che i colloqui hanno gettato nella confusione e messo in imbarazzo i capi del movimento: mentre alcuni rappresentanti ufficiali si affettavano a prendere le distanze dai quattro che avevano incontrato Abu Mazen spiegando che l’incontro non aveva alcuna valenza politica, altri sostenevano che l’incontro si teneva nel quadro della dichiarata politica di Hamas di ricucire il divario con Abu Mazen e Fatah. Così, mentre un portavoce nella città di Gaza sottolineava che “i quattro esponenti di Hamas non hanno coordinato la loro mossa con la dirigenza di Hamas nella striscia di Gaza”, un altro portavoce dichiarava che l’incontro “dimostra la disponibilità di Hamas a riunificare i palestinesi per fare fronte alle crescenti sfide della causa palestinese”.
L’incontro a Ramallah viene visto come un severo colpo a quei capi di Hamas che si oppongono strenuamente ad ogni dialogo con Abu Mazen. Solo pochi giorni fa, ad un raduno di Hamas nel campo palestinese di Jabalya (striscia di Gaza), un alto rappresentante del movimento come lo sceicco Nizar Rayan, proclamava che entro il prossimo autunno i seguaci di Hamas avrebbero presto pregato dentro il palazzo della Muqata di Ramallah. Le sue parole sono state prese molto seriamente da Abu Mazen e dai capi di Fatah in Cisgiordania, che in esse hanno letto un segnale dell’intenzione di Hamas di realizzare in Cisgiordania un “colpo di stato” analogo a quello fatto nella striscia di Gaza lo scorso giugno. Non si dimentichi che Rayan è lo stesso che, pochi giorni prima del golpe, aveva annunciato che i fedeli di Hamas avrebbero pregato dentro al palazzo di Abu Mazen nella città di Gaza. Essendo uno dei comandanti dell’ala militare di Hamas, egli stesso aveva poi guidato le forze che conquistarono il palazzo di Abu Mazen e altre istituzioni dell’Autorità Palestinese nella striscia.
Le minacce di Rayan hanno suscitato critiche persino fra alcuni leader di Hamas, che hanno cercato di rassicurare Abu Mazen sostenendo che il movimento jihadista palestinese non avrebbe nessun piano volto a rovesciare il regime in Cisgiordania. I quattro che hanno incontrato Abu Mazen avevano risposto alle minacce di Rayan con una conferenza stampa a Ramallah nella quale hanno preso le distanze da quel genere di affermazioni.
Infine, indipendentemente dalle vere intenzioni di Abu Mazen, può darsi che l’incontro mirasse anche ad avvertire Israele e Stati Uniti che il presidente dell’Autorità Palestinese non ha chiuso completamente la porta ad una riconciliazione con Hamas: un modo con cui Abu Mazen cerca di fare pressione su americani e israeliani perché si sbrighino ad accettare le sue condizioni per partecipare alla conferenza di Annapolis.

(Da: Jerusalem Post, 5.11.07)

Nella foto in alto: Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) prega venerdì scorso a Ramallah insieme ad esponenti di Hamas