Abu Mazen: Lintifada? Un totale errore

Il quotidiano giordano Al-Rai ha pubblicato unintervista allex primo ministro palestinese.

image_397Il quotidiano giordano Al-Rai ha pubblicato lo scorso 27 settembre un’intervista all’ex primo ministro palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen).
Seguono alcuni estratti.

Domanda: Perché non concludeste i negoziati prima [dell’elezione di Netanyahu nel 1996], quando si sapeva che Netanyahu aveva buone probabilità di vincere?
Abu Mazen: Oslo era in stallo a causa delle azioni di vari governi israeliani. Dopo di che ci fu Camp David e poi l’intifada. La visita di Sharon [al Monte del Tempio] fu un brutto inizio, dopo il quale venne l’intifada e la sua continuazione fu la cosa peggiore. Ora penso che l’intifada nella sua interezza fu un errore e che non doveva continuare, in particolare ciò che viene chiamata la “militarizzazione” dell’intifada…

Domanda: I negoziati non diedero risultati, dunque perché pensa che l’intifada fosse un’opzione sbagliata?
Abu Mazen: Se tiriamo le somme su dove ci ritroviamo dopo quattro anni di intifada, [vediamo che] ci sono tre opinioni: la prima è che dopo aver ucciso mille israeliani con l’intifada, Israele sarebbe crollato, e così Sharon. La seconda è che l’intifada armata avrebbe liberato la patria. La terza opinione è che l’intifada avrebbe portato allo stop degli insediamenti. Ma l’analisi mostra che Sharon non è caduto. Al contrario, è diventato il [leader] più popolare nella storia di Israele, dopo che era stato oggetto di condanne all’interno di Israele. Allo stesso modo, tutte le terre palestinesi sono adesso occupate e vulnerabili, e gli insediamenti sono quasi raddoppiati. E abbiamo danneggiato le nostre relazioni con gli americani e con l’opinione pubblica israeliana.

Domanda: Ha fatto allusione a una quarta opinione sull’intifada. Qual è?
Abu Mazen: La quarta opinione dice: stop alla “militarizzazione” dell’intifada. Rispettiamo i nostri impegni così come compaiono nella Road Map… e convinciamo il mondo che abbiamo ottemperato ai nostri obblighi e che Sharon deve ottemperare ai suoi. Invece oggi tutto il mondo condanna noi invece di condannare Sharon.

Domanda: Cosa deve fare la parte palestinese per uscire da questa situazione?
Abu Mazen:Dobbiamo mettere ordine in casa nostra. Questa è la prima condizione. Non è stato fatto, e la quarta voce è rimasta debole e inascoltata.

Domanda: Chi è responsabile per il fallimento di Camp David? Arafat ha avuto parte in quel fallimento?
Abu Mazen: La verità è che per tutti i sedici giorni [del vertice] di Camp David non ci fu nessun Piano Clinton, ma piuttosto c’erano delle idee. Nel corso degli ultimi due giorni a Camp David vennero discusse solo tre questioni: confini, profughi e Gerusalemme. Il primo errore fu che Camp David venne convocato senza preparazione… Inoltre non ci fu nemmeno un incontro fra Arafat e Barak. Tutto quello che accadeva era che Clinton veniva da noi e da loro, e parlava su alcune idee… Sui confini, Clinton ci propose questa soluzione: 80% della Cisgiordania a voi [palestinesi] e il resto agli israeliani, di cui l’8% sarebbe rimasto [sotto controllo israeliano] e il rimanente poteva essere affittato per vent’anni, e in una parte di quest’area affittata ci sarebbero state postazioni militari. Iniziammo discutendo la questione: perché perdere il 20%? Dopo una lunga discussione, Clinton offrì il 92%. Noi respingemmo questa offerta e dicemmo che la nostra posizione era che eravamo disposti ad accordarci sui confini del ’67 con minime modifiche reciproche. Clinton tornò e disse che l’offerta era 92% e un altro 1% nel quadro di uno scambio di terre. Ancora una volta noi rifiutammo. Non dobbiamo accettare, né adesso né in futuro…

Domanda: Di nuovo, chi è responsabile per il fallimento [di Camp David]?
Abu Mazen: Clinton disse ad Abu Ammar [Arafat] e a me che intendeva emettere un comunicato, ma ci promise che non avrebbe attribuito la responsabilità del fallimento di Camp David a nessuno in particolare. E poi menzionò Arafat. Comunque, la verità è che Arafat fu più flessibile di quanto fossi io, a Camp David. Ma non venne fatta nessuna proposta seria…

Domanda: Oslo è stato un errore?
Abu Mazen: No. Dopo tutto, io sono il “padre di Oslo”. Forse se Rabin fosse ancora vivo avrebbe potuto fare ciò che nessun altro prima di lui o dopo di lui è stato capace di fare. Questo perché era pronto ad adottare misure che egli definiva “misure dolorose” per arrivare alla pace…

Domanda: Pensa che Oslo sia stato il più grande risultato dei palestinesi?
Abu Mazen: Senza dubbio. E’ ciò che ha reso Yasser Arafat presidente.

Domanda: C’è chi dice che America e Israele hanno approfittato delle sue dimissioni come pretesto per l’aggressione israeliana contro il popolo palestinese, sostenendo che il presidente Arafat ha fatto cadere il suo governo.
Abu Mazen: Diciamo che ci furono tre cause principali per la caduta del mio governo: Israele non diede nulla, gli americani puntavano i piedi e i palestinesi mi attraccarono. Se non ci fossero stati problemi al nostro interno, il problema poteva essere solo sul versante israeliano. Riuscimmo ad ottenere 52 giorni di calma completa nei territori palestinesi, e il 53esimo giorno ci fu un’azione [terroristica] in agosto a Gerusalemme. Non solo, ma ne rivendicarono la responsabilità e la “hudna” [tregua] crollò… Sul piano interno, avviammo riforme interne fino al 4 settembre [2003] quando venni accolto da una manifestazione armata al Consiglio Legislativo e vennero infrante tutte le finestre… Rassegnai le dimissioni, e non so se Israele e America ne abbiano approfittato… C’è chi dice che [il primo ministro palestinese] Abu Ala ha fallito. Io dico che non ha fallito perché non ha ancora fatto niente e non ha esercitato la sua autorità. C’è chi oggi descrive il ministro degli interni Hakam Bal’awi come un debole. Io chiedo: ha tentato qualcosa? Fino ad oggi il governo di Abu Ala non ha tentato di agire, né ne ha avuto l’opportunità. Giudicheremo quando faranno qualcosa.

Domanda: Può dirci come mai il presidente Arafat è interessato a non riconoscere poteri al primo ministro, e perché non vuole permettere che i palestinesi mettano ordine in casa loro?
Abu Mazen: Non lo so. Probabilmente crede che se dovessero prendergli questi poteri, allora si sbarazzerebbero di lui.

Domanda: Perché Abu Ammar [Arafat] si rifiuta di riconoscere poteri a voi e ad altri ministri, nonostante le richieste arabe e internazionali?
Abu Mazen: Non c’è risposta a questa domanda. Quando i nostri affari interni saranno sistemati, Abu Ammar sarà alla Casa Bianca.

Domanda: Lei sottolinea sempre che ottemperare alle richieste internazionali rilancerebbe la situazione [palestinese], dunque perché Arafat si rifiuta testardamente?
Abu Mazen: Se succederà, e vi sarà un riesame di come regolare gli affari della sicurezza, e vi saranno elezioni, allora io vi dico che Abu Ammar sarà ricevuto alla Casa Bianca entro cinque mesi.

Domanda: Dunque su cosa sta scommettendo l’Autorità Palestinese?
Abu Mazen: Forse sulle elezioni in America, ma vi dico che questa scommessa è una perdita di tempo giacché, per tutto ciò che ci riguarda, Bush e Kerry sono lo stesso.

(Da: Jerusalem Post, Memri, 6.10.04)