Abu Mazen pone un ultimatum a Hamas

Minaccia di sottoporre a referendum laccettazione dei confini del '67

image_1237Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha scioccato giovedì il mondo politico palestinese ponendo un ultimatum alle organizzazioni palestinesi: se entro dieci giorni il governo palestinese guidato da Hamas non accetterà il piano elaborato da leader palestinesi detenuti (che contempla l’accettazione dei confini del ’67 con Israele), allora Abu Mazen sottoporrà quel piano a un referendum nazionale entro i prossimi 40 giorni.
Abu Mazen ha fatto il dirompente annuncio parlando a braccio davanti ai rappresentati di varie fazioni palestinesi riuniti a Ramallah (e collegati in teleconferenza da Gaza) per una riunione interpalestinese di due giorni volta a cercare di appianare le tensioni fra Fatah e Hamas e riportare sotto controllo la situazione interna, soprattutto nella striscia di Gaza.
“Bastano gli slogan per dar da mangiare a chi ha fame? – ha chiesto Abu Mazen, rivolgendosi ai rappresentati del governo Hamas – Dobbiamo piantarla con gli slogan e iniziare ad affrontare la realtà. Dobbiamo smettere di sognare e accettare ciò che possiamo ottenere adesso. Smettiamola di sognare, prediamo lo stato palestinese entro i confini del ’67. Esiste un consenso nazionale su questo”.
Abu Mazen ha aggiunto d’essere contrario a che resti “anche un solo mattone degli insediamenti israeliani al di qua dei confini del ‘67”.
“Non dobbiamo dialogare tanto per dialogare – ha aggiunto il presidente palestinese, riferendosi ai colloqui interpalestinesi – Dobbiamo dialogare per risolvere i problemi. Dobbiamo smetterla con le divisioni interne e iniziare a parlare della realtà”.

A proposito del piano dei detenuti, o piano Barghouti (oggetto dell’ultimatum posto da Abu Mazen alle fazioni palestinesi), il ministro della giustizia israeliano Haim Ramon (Kadima) ha tenuto a ricordare giovedì che quel documento ribadisce anche il cosiddetto “diritto al ritorno” (dei profughi e dei loro discendenti all’interno di Israele anche dopo la nascita di uno stato palestinese). “Il diritto al ritorno fa parte integrante del piano – ha detto il ministro israeliano – Purtroppo non ho ancora visto un palestinese disposto a rinunciare al cosiddetto diritto al ritorno”. Il documento, ha spiegato Ramon, fa parte più che altro di una battaglia interna fra Hamas e Fatah, e non costituisce la base per un accordo sullo status finale fra Israele e palestinesi.

(Da: YnetNews, Ha’aretz, Jerusalem Post, 25.05.06)

Nell’immagine in alto: L’emblemaa ufficiale dell’Olp (che non prevede l’esistenza dello stato di Israele)