Abu Mazen rifiuta ogni riferimento all’istigazione palestinese alla violenza

Ma i suoi rappresentanti celebrano terroristi spietati ed esortano a “tagliare la gola” agli israeliani

Abu Mazen

Il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen

Visitando mercoledì la tomba dell’ex leader palestinese Yasser Arafat in occasione della festa di Eid al-Fitr, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha chiesto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di rifiutare il rapporto pubblicato settimana scorsa dal Quartetto per la pace in Medio Oriente (Usa, Ue, Onu, Russia). I palestinesi ritengono infatti inaccettabile che, fra gli “ostacoli alla pace”, il documento del Quartetto, oltre alle attività edilizie israeliane negli insediamenti, menzioni anche il continuo indottrinamento palestinese all’odio e alla violenza e il mancato controllo dell’Autorità Palestinese sulla striscia di Gaza controllata da Hamas.

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“Ovunque trovate un israeliano, tagliategli la gola”. Lo ha detto lo scorso 27 giugno, in un’intervista al sito di notizie palestinese Donia al-Watan, Sultan Abu al-Einein, consigliere del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) per le organizzazioni della società civile nonché membro del Comitato Centrale di Fatah, l’organizzazione palestinese che fa capo ad Abu Mazen. Rispondendo una domanda sulla normalizzazione dei rapporti fra i membri del suo gruppo e Israele, Sultan Abu al-Einein ha detto: “Se volete sapere la mia posizione personale, io direi: ovunque trovate un israeliano, tagliategli la gola. Allo stesso modo sono contro i colloqui, i negoziati, gli incontri e la normalizzazione in tutte le sue forme con l’occupazione israeliana”.

Sultan Abu al-Einein, consigliere di Abu Mazen

Sultan Abu al-Einein, consigliere di Abu Mazen

Ha commentato su Facebook Yoav Mordechai, coordinatore delle attività governative israeliane nei Territori: “Parole come queste, pronunciate nell’estate 2016 in una regione che ogni giorno si sveglia alla notizia di azioni terroristiche perpetrare letteralmente in questo modo, non si può far finta che siano solo un’esagerazione retorica, per quanto odiosa”. Mordechai ha esortato i palestinesi, e in particolare la dirigenza palestinese, a denunciare questi discorsi come si fa con le azioni dello “Stato Islamico” (ISIS).

In realtà Abu al-Einein non è nuovo a queste uscite. Nel 2013, cinque membri del Congresso degli Stati Uniti scrissero ad Abu Mazen per chiedergli di destituire Abu al-Einein a causa dei suoi elogi del terrorismo, ma il presidente palestinese ha rifiutato. (Da: Times of Israel, 27.6.16)

Nel novembre 2014, in occasione di un attentato in cui vennero trucidati a colpi di mannaia quattro rabbini in preghiera in una sinagoga di Gerusalemme, Abu al-Einein postò le cruente immagini delle vittime sulla sua pagina Facebook definendo la strage “un’eroica operazione presso un istituto religioso sionista”. E il giorno dopo, il 19 novembre 2014, aggiunse, sempre su Facebook: “Siano benedette le armi di qualità, le ruote delle vostre auto, le vostre mannaie e i vostri coltelli. Per Allah, sono più forti degli arsenali del nostro nemico perché sono secondo la volontà di Allah. Noi siamo i soldati di Allah”. (Da: PMW Bullettin, 27.6.16)

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Foto pubblicata l’1.7.16 sul quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese Al-Hayat Al-Jadida con la seguente didascalia: “Ricevimento di massa per il prigioniero rilasciato Abd Al-Fattah Doleh, di Beitunia, dopo il suo rilascio dalle prigioni dell’occupazione”.

La scorsa settimana, rappresentanti ufficiali dell’Autorità Palestinese e di Fatah hanno celebrato la scarcerazione di un terrorista che nel 2001 partecipò all’assassinio del 16enne israeliano Ofir Rahum. La scarcerazione di Abd Al-Fattah Doleh, che ha finito di scontare la sua condanna, è stata festeggiata, fra gli altri, dalla Governatrice del distretto di Ramallah Laila Ghannam, dal sindaco di Beitunia Ribhi Dawla, dal membro del Comitato Centrale di Fatah Sultan Abu al-Einein e dal direttore della Commissione Olp per gli affari dei detenuti, Issa Karake.

Il 17 gennaio 2001 Abd Al-Fattah Doleh, membro di Tanzim, milizia terroristica di Fatah, prese parte al sequestro e omicidio dell’adolescente israeliano Ofir Rahum, irretito via internet da false profferte della terrorista Amna Muna, che Ofir Rahum aveva incontrato in una chat on-line lasciandosi convincere a incontrarla di persona. La donna portò il ragazzo in auto a Ramallah, dove lo consegnò a Doleh e a un altro complice, Hassan Alkadi, che lo uccisero.

La municipalità di Beitunia e il movimento Fatah, che fa capo ad Abu Mazen, hanno organizzato un “celebrazione nazionale” in onore del terrorista appena rilasciato, durante la quale il funzionario dell’Autorità Palestinese e sindaco di Beitunia Ribhi Dawla ha dichiarato (come riportava il 2 luglio dall’agenzia palestinese Ma’an) che i detenuti “sono il simbolo della liberazione e dello sbarazzarsi dell’occupazione”, ribadendo che per l’Autorità Palestinese i terroristi che muoiono nell’atto di uccidere o ferire israeliani sono da considerare “martiri”. Ribhi Dawla ha poi affermato che “la città di Beitunia, la città dei martiri e dei prigionieri, rimarrà sempre fedele alla strada indicata dai martiri”.

Già in passato Fatah aveva celebrato gli assassini di Ofir Rahum. L’anno scorso, in occasione della Giornata internazionale della donna il movimento di Abu Mazen aveva elogiato come “gloriosa” Amna Muna, la donna che ha attirato il ragazzo nella trappola mortale. (Da: PMW Bulletin, 3.7.16)

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Tv ufficiale dell’Autorità Palestinese, 23.6.16: “E’ qui con noi la madre dell’eroico prigioniero Kifah Ghneimat”

A fine giugno la tv ufficiale dell’Autorità Palestinese ha deciso di celebrare il terrorista assassino Kifah Ghneimat.

Il 18 dicembre 2010, Ghneimat e il suo complice Iyad Fataftah aggredirono a colpi di machete due donne – Kristine Luken, una turista americana cristiana, e la israelo-britannica Kay Wilson – sorprese mentre passeggiavano in un bosco nei pressi di Beit Shemesh. Luken venne selvaggiamente colpita a morte mentre Wilson, gravemente ferita, venne abbandonata dai due assassini convinti che fosse morta. Miracolosamente sopravvissuta, un anno fa Kay Wilson ha raccontato la ferocia e la crudeltà dell’aggressione in un’agghiacciante testimonianza alla Ben Gurion Univesrity.

Arrestati un mese dopo i fatti, i due terroristi Ghneimat e Fataftah ammisero il loro crimine e vennero condannati all’ergastolo.

Ghneimat e Fataftah vengono presentati come eroi palestinesi ai quali l’Autorità Palestinese versa una regolare retribuzione equivalente a circa 1.000 dollari al mese da quando sono stati arrestati nel 2011. In una trasmissione della tv dell’Autorità Palestinese in onda lo scorso 23 giugno, il conduttore ha intervistato la madre del terrorista Kifah Ghneimat, definito “prigioniero eroico”, facendole domande sul suo cibo preferito durante il Ramadan e cose del genere, senza mai fare alcun riferimento al crimine commesso dal detenuto. La trasmissioni ha anzi offerto alla madre dell’assassino la possibilità di lamentarsi di non poter vedere più spesso il figlio e di augurarsi che “Allah lo liberi dalla prigione”.

(Da: PMW Bulletin, 1.7.16)

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