Accordo sui valichi di frontiera di Gaza

Un grande valore pratico e simbolico, a rischio di irrilevanza se manca la volontà di bloccare il terrorismo.

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

image_970Scrive Ha’aretz: “Il segretario di stato Usa Condoleezza Rice ha ottenuto martedì dal primo ministro israeliano Ariel Sharon e dal presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) un accordo che riveste un valore sia pratico che simbolico. L’accordo permetterà ai palestinesi di muoversi con grande, anche se non assoluta, libertà sia tra striscia di Gaza ed Egitto (e quindi il resto del mondo), sia tra striscia di Gaza e Israele e quindi la Cisgiordania . L’accordo garantisce ai palestinesi un controllo senza precedenti sui valichi di frontiera e dunque anche un elemento di orgoglio e dignità nazionale. Al valico di Rafah (verso l’Egitto) ed anche, in un secondo momento, al porto e all’aeroporto di Gaza i palestinesi per la prima volta potranno avvertire gli effetti della sovranità. Questa pietra miliare nella storia del movimento nazionale palestinese è giunta proprio il 15 novembre, giornata in cui ricorreva il 17esimo anniversario della Dichiarazione di Yasser Arafat del 1988 ad Algeri, considerata la data in cui per la prima volta l’Olp riconosceva Israele, aprendo la strada a un dialogo con l’amministrazione americana. (…) Questo terzo soggetto, che è riuscito oggi a mantenere viva la dinamica del ritiro da Gaza dando ad entrambe le parti un certo grado di speranza per un futuro migliore, deve passare senza indugi alla prossima mossa: premere sui palestinesi perché disarmino le organizzazioni terroriste, e su Israele perché sgomberi gli avamposti illegittimi in Cisgiordania.

Scrive il Jerusalem Post: E’ dunque fatto l’accordo per l’apertura del valico di Rafah. E questa era la parte facile, anche se ci sono voluti mesi di discussioni. La parte difficile sarà, per la dirigenza palestinese, raccogliere la determinazione necessaria per affrontare il terrorismo, senza di che nessun accordo di questo genere può funzionare (…) Gli accordi di per sé stessi non schiacciano il terrorismo. Per questo, ci vuole la decisione fondamentale di volerlo fare, anche a costo di affrontare grandi rischi. Una decisione, questa, che l’Autorità Palestinese non ha mai preso in passato, e di cui l’attuale dirigenza palestinese parla molto senza mai tradurla, però, in fatti concreti. (…) Una delle lezioni del fallimento degli accordi di Oslo è che, indipendentemente da quanto un accordo sia dettagliato, esso non vale nulla se non è sostenuto dalla volontà internazionale di farlo rispettare chiamando le parti alle rispettive responsabilità. In parole povere: un accordo senza conseguenze pratiche è un accordo senza significato. Se la dirigenza palestinese deciderà veramente di affrontare ed eliminare i terroristi, questo accordo sui valichi di frontiera della striscia di Gaza verrà applicato facilmente e si rivelerà persino ridondante. Viceversa, in assenza di una tale decisione, anche questo accordo sarà destinato a restare lettera morta e andrà ad aggiungersi al mucchio di quelli che l’hanno preceduto.

(Da: Ha’aretz, Jerusalem Post, 17.11.05)

Nella foto in alto: palestinese monta una telecamera a circuito chiuso sul terminal del valico di Rafah fra striscia di Gaza ed Egitto.