Acqua, il petrolio del XXI secolo

Israele possiede vaste conoscenze tecnologiche in campo idrico. Ma occorrono gli investimenti

image_769Ogni anno lo Stato d’Israele va nel panico quando il livello del lago di Tiberiade scende al di sotto della linea rossa. Gli esperti di sicurezza locali avvertono da anni che il problema più grave in Medio Oriente è la scarsità d’acqua, e l’industria high-tech non ha ignorato questo problema. Un’iniziativa della compagnia idrica nazionale Mekorot volta a creare un incubatore tecnologico per l’acqua chiamato Watech potrebbe portare ad un grosso passo avanti in questo campo.
Il prof. Raphael Semiat, capo del Grand Water Research Institute al Technion di Haifa, conviene che l’attuale minaccia di scarsità d’acqua è veramente seria ed ha esortato molti imprenditori locali high-tech a cercare modi per farne un business.
Il decennio passato ha vita la costituzione di circa 60 nuove compagnie nel settore, mirate ad assicurare rifornimenti d’acqua, qualità dell’acqua, desalinizzazione, raccolta, supervisione, mezzi per estrarla e ricerca di modi per ridurre il costo dell’acqua in agricoltura e industria. Le nuove aziende hanno anche messo gli occhi sul mercato mondiale, valutato in 570 miliardi di dollari l’anno.
Nel mondo c’è grande interesse per la tecnologia idrica. Solo recentemente General Eletrics e Siemens hanno pagato circa 2,5 miliardi dollari per tre compagnie di filtrazione dell’acqua: Ionics, Osmonics e US Filter. Eppure, nonostante la motivazione, la maggior parte di queste compagnie non sono state acquistate da società più grosse né hanno raggiunto lo stato di quotazione in borsa. Anzi, più della metà hanno chiuso per mancanza di finanziamenti o di fattibilità tecnologica.
Per questa ragione, l’insolita iniziativa di Mekorot ha instillato nuove speranze in questa industria. La compagnia nazionale dell’acqua opera in 3.000 strutture che forniscono il 70% del fabbisogno d’acqua d’Israele e circa 90% dell’acqua potabile del paese. Mekorot gestisce tutti i tipi d’acqua: acqua di mare, acqua salata di terra, acqua riciclata (acqua di scarico che viene depurata e riadoperata) e acqua dolce. Ogni anno gli introiti di Mekorot derivanti dalla vendita d’acqua superano i 700 milioni di dollari; il bilancio della società tocca i due miliardi.
La nuova iniziativa della compagnia è condotta dal presidente di Mekorot, Booky Oren, già dirigente high-tech, che è stato vicepresidente dello sviluppo in Converse e poi ha occupato un’importante posizioneina Netafim, l’azienda israeliana leader mondiale nella tecnologia dell’irrigazione.
Oren ritiene che il mercato della tecnologia idrica sia simile al mercato high-tech quando era agli inizi, e che gli imprenditori locali debbano capire che l’acqua sarà il petrolio greggio del XXI secolo. “Israele ha un’ampia conoscenza delle tecnologie idriche – dice Oren – ed esporta 600-700 milioni di dollari di questa conoscenza ogni anno. Il clima qui è simile a quello esistente nel 40% circa della superficie terrestre, quindi il mercato è immenso. Watech intende fornire le condizioni per lo sviluppo di tecnologie idriche e servire da cassa di risonanza per varie iniziative, dal mercato privato e dalla ricerca universitaria. Finora sono stati accettati 119 progetti per l’incubatore, due dei quali hanno già raggiunto la maturità”.
Vi sono altri due incubatori israeliane, finanziati dal Capo scienziato del ministero per il commercio, l’industria e l’impiego, sono rivolti a progetti di tecnologia idrica. Uno è ad Ashkelon, vicino al più grosso impianto al mondo di desalinizzazione di questo tipo; l’altro è vicino alla valle del Giordano, accanto al lago di Tiberiade ed al fiume Giordano. Anche l’università Ben Gurion del Negev si sta interessando seriamente a questo settore, e sta attualmente investendo 30 milioni di dollari nella costituzione di un istituto di ricerca sulla tecnologia idrica.
Benché sia un leader mondiale nella tecnologia dell’irrigazione, Israele è ancora un pigmeo nel mercato internazionale della tecnologia idrica.
“Un paese che esporta miliardi in alta tecnologia dovrebbe anche esportare miliardi in tecnologia idrica – dice Doron Lavie, che ha condotto un’indagine per l’istituto Samuel Neaman del Technion – Ci sono grosse opportunità nell’Unione Europea, in quanto l’accettazione di certi paesi dell’Europa orientale è condizionata alla loro adozione di tecnologie avanzate e all’adeguamento agli standard ambientali. Anche India e Cina hanno bisogno di tecnologie idriche. Israele è il leader mondiale nell’uso agricolo di acque reflue – continua Lavie, osservando che il 70-80% di quest’acqua in Israele viene purificato per uso agricolo, mentre nel paese che è al secondo posto nel mondo questa cifra è solo il 12% – Se le compagnie israeliane non si affrettano ad entrare in questo mercato, le grandi compagnie dell’Europa occidentale prenderanno il sopravvento. Le compagnie israeliane potrebbero controllare il 10% del mercato della tecnologia idrica”.
Samiat è altrettanto ottimista, e osserva che Israele è in posizione dominante in parecchie nicchie di questo campo interessante ed emergente, e che molti fondi di capitali locali e stranieri stanno esaminando opportunità di investimenti nelle nuove compagnie. Lo scopo? Replicare i successi israeliani high-tech nel campo della tecnologia idrica, e vendere questa tecnologia a giganti come GE e Siemens.

(Da: Ha’aretz, 20.06.05)

Nella foto in alto: impianto di depurazione della Mekorot