Affrontare Hamas

Un paese non può permettere che un milione di propri cittadini viva sotto la costante minaccia dei razzi.

Editoriale del Jerusalem Post

image_3383L’ultima ondata di lanci di razzi e mortai dalla striscia di Gaza rientra in uno schema noto. Ogni pochi mesi le organizzazioni terroristiche debolmente collegate o avverse a Hamas lanciano attacchi contro Israele nel tentativo di minare la deterrenza militare israeliana. Hamas fa il gioco di sostenere di non essere direttamente collegata agli attacchi mentre non fa praticamente nulla per impedirli. In questo modo spera di non provocare troppo Israele e nello stesso tempo di evitare un confronto diretto con i terroristi islamisti più duri che vogliono continuare la “lotta armata” contro Israele.
La scintilla dell’ultima deflagrazione è stata l’eliminazione mirata di Zuhair al-Qaissi, un capo dei Comitati di Resistenza Popolare nella striscia di Gaza. Secondo le Forze di Difesa israeliane, al-Qaissi era stato uno degli organizzatori dell’attentato con armi da guerra ed esplosivi, nell’agosto scorso presso Eilat, che ha causato la morte di otto israeliani. A quanto risulta, stava preparando una replica, anche questa volta a partire dal Sinai, una “terra di nessuno” senza più legge che ormai è solo nominalmente sotto governo egiziano e dove sono di casa terroristi islamisti e bande di beduini dedite al traffico di armi e droga. Questa volta, però, le Forze di Difesa israeliane hanno preso l’iniziativa è hanno bombardato l’auto su cui viaggiava al-Qaissi insieme a un altro capo terrorista della stessa organizzazione, da poco scarcerato nel quadro del ricatto per la liberazione dell’ostaggio Gilad Shalit.
Nell’ottobre 2011 c’era stata un’analoga fiammata, dopo che la Jihad islamica palestinese aveva sparato un razzo Grad su Rechovot per “celebrare” l’anniversario dell’uccisione, a Malta nell’ottobre 1995, del capo della Jihad Islamica Fathi Shkaki. Quella volta Israele aveva reagito uccidendo cinque terroristi, fra i quali Ahmed Sheikh Khalil, capo delle strutture della Jihad Islamica per la produzione di razzi.
Ma anche quando non c’è una escalation “ufficiale”, le varie organizzazioni terroristiche che operano dalla striscia di Gaza controllata da Hamas e nel Sinai fuori controllo hanno sempre mantenuto un incessante stillicidio di lanci di ordigni [puntualmente segnalato nelle News di israele.net, ndr] contro il milione di civili israeliani – uomini, donne e bambini – che vivono entro il raggio della gittata di Qassam, Grad e proiettili di mortaio. Nel corso del 2011 Hamas, Jihad Islamica, Comitato di Resistenza Popolare e altre organizzazioni terroristiche palestinesi hanno lanciato 680 ordigni di vario tipo, tutti potenzialmente letali, dalla striscia di Gaza verso città, villaggi e kibbutz circostanti: un significativo aumento rispetto ai 365 ordigni lanciati nel corso del 2010. Il 7 aprile 2011 il sedicenne Daniel Viflic è stato ucciso da un missile anti-carro Kornet sparato da terroristi di Hamas contro lo scuolabus in cui si trovava.
Israele ha ristabilito in modo significativo la sua deterrenza con l’operazione anti-Hamas “Piombo fuso”, l’incursione militare di 22 giorni nella striscia di Gaza lanciata alla fine del dicembre 2008 e terminata nel gennaio 2009. Ma nel periodo di tempo trascorso da allora si è registrato un progressivo deterioramento della situazione della sicurezza. Oggi migliaia di famiglie israeliane vivono di nuovo sotto la costante minaccia di obici, missili e razzi. Molte di loro non dispongono di rifugi adeguati. Certo, il sistema “Cupola di ferro” ha cambiato le cose. Le batterie di missili anti-missile posizionate a Beersheba, Ashdod e Ashkelon hanno notevolmente migliorato le capacità di difesa di Israele. Decine di razzi e missili che avrebbero potuto ferire o peggio molti israeliani vengono intercettati e abbattuti in volo. Il che ha dato ai leader israeliani il tempo necessario per pianificare il futuro. Se anche uno solo dei duecento e passa ordigni lanciati nelle ultime ore dai palestinesi avesse provocato vittime e ingenti danni, Israele non avrebbe potuto fare altro che reagire su scala molto più vasta. Nel frattempo l’aviazione israeliana è riuscita a individuare e colpire con precisione una ventina di terroristi, molti dei quali colti nell’atto di sparare obici e razzi contro Israele. Ed è riuscita a contenere al minimo i danni a civili non combattenti.
Ma come ha già osservato il capo di stato maggiore Benny Gantz lo scorso dicembre, “prima o poi” un’offensiva militare nella striscia di Gaza potrebbe rendersi indispensabile. Non si può permettere a Hamas di continuare col gioco di smentire il proprio diretto coinvolgimento negli attacchi mentre non fa nulla per impedirli. Viviamo in una situazione insostenibile in cui ogni pochi mesi c’è una “escalation”, e tra queste “escalation” i vari gruppi terroristi di Gaza continuano con il loro stillicidio di razzi e obici. Più di un milione di cittadini israeliani vive nel costante pericolo, coi bambini che devono essere periodicamente tenuti a casa da scuola. Purtroppo prima o poi i leader israeliani saranno costretti ad affrontare Hamas. Il sistema Cupola di ferro dà loro tempo, ma il tempo non è illimitato.

(Da. Jerusalem Post, 11.3.12)

Nelle foto in alto: un razzo Grad caduto su BeerSheva; soccorsi a feriti israeliani