Affrontare l’Iran, in coordinamento con gli Usa

? difficile credere che un paese così ricco di petrolio abbia bisogno di arricchire uranio a scopi civili.

Da un editoriale di Ha’aretz

image_465La crisi internazionale sul programma nucleare iraniano ha trovato una soluzione diplomatica provvisoria. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha adottato un accordo raggiunto fra Iran e i tre europei (Germania, Gran Bretagna e Francia) con il quale Tehran si impegna a un “volontario passo per creare fiducia”: la cessazione dei suoi sforzi per produrre uranio arricchito e processare plutonio che potrebbero fornirgli materiale fissile per armi nucleari. In cambio, gli Stati Uniti vengono fermati nella loro richiesta di portare tutta la materia al Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite, che potrebbe imporre sanzioni all’Iran.
I governi Usa e israeliano ritengono che ciò non sia sufficiente. Sono convinti che l’Iran stia facendo di tutto per dotarsi di armi nucleari e che menta quando sostiene che le sue attività avrebbero per obiettivo lo sviluppo civile di risorse energetiche. Allo stato attuale non sono state presentate prove incontrovertibili dello sviluppo di una bomba atomica iraniana, ma si registra una preoccupante aggregazione di evidenze circostanziali. È difficile capire come mai un paese così ricco di petrolio abbia bisogno di sviluppare un progetto segreto per l’arricchimento dell’uranio (con tanto di acquisto sul mercato nero delle necessarie attrezzature), a meno che non stia cercando di dotarsi della bomba atomica.
Gli esperti israeliani indicano almeno due difetti nell’accordo euro-iraniano. Primo, non sono previste sanzioni nel caso Tehran si tiri indietro e riprenda il programma di arricchimento dell’uranio. Secondo, prevede che il direttore generale dell’AIEA riferisca “come ritiene appropriato” sull’adempimento da parte iraniana degli impegni negli accordi di ispezione. La preoccupazione, in Israele, è che in assenza di una meccanismo di controllo permanente e rigoroso, l’Iran godrà del beneficio del dubbio e, dopo un po’ di tempo, potrà riprendere l’arricchimento dell’uranio, per di più col benestare della comunità internazionale.
L’attuale regime al potere in Iran si oppone apertamente all’esistenza stessa di Israele. Le sue attività rischiano di far saltare l’equilibrio della deterrenza nella regione. In queste condizioni, i sospetti d’Israele sono giustificati. Il primo ministro Ariel Sharon ha dichiarato in un’intervista a Newsweek di questa settimana che le ispezioni hanno rallentato lo sviluppo della bomba iraniana ma che ciò non basta per fermarla, e ha chiesto un’intensificazione della pressione internazionale e il trasferimento della questione al Consiglio di Sicurezza.
Sharon merita apprezzamento per come gestisce la crisi iraniana. Nonostante le allusioni della stampa internazionale a piani israeliani d’accatto militare sugli impianti nucleari iraniani e un avvertimento da parte di alti ufficiali delle Forze di Difesa israeliane secondo i quali “noi non dipenderemo soltanto da altri”, Sharon ha parlato con cautela e ha detto di preferire una soluzione diplomatica e uno stretto coordinamento con Washington, accompagnato dallo sviluppo di una risposta deterrente.
Sharon è convinto che l’impegno del presidente degli Stati Uniti George W. Bush nella lettera del 14 aprile (di “preservare e rafforzare la capacità d’Israele di dissuadere e difendersi, da solo, contro qualunque minaccia o possibile combinazione di minacce”) garantisca il sostegno americano allo sviluppo di metodi perfezionati di difesa e deterrenza.
Israele deve confidare nell’opzione diplomatica. Se – il cielo non voglia – questa dovesse fallire, Israele non potrà agire da solo come fece nel 1981 con il reattore iracheno. Allora Israele attaccò un impianto isolato, semplice da identificare, in un paese che aveva difficoltà a reagire. Oggi vi sono lungo il percorso forze americane che potrebbero essere colpite da una reazione iraniana, così come Israele potrebbe essere l’obiettivo di una rappresaglia iraniana se gli Usa decidessero di attaccare. Pertanto Israele deve continuare ad attribuire massima importanza alla continuazione del coordinamento con gli Stati Uniti, ed evitare dichiarazioni affrettate che possono innescare inutili tensioni nella regione.

(Da: Ha’aretz, 30.11.04)

Nella foto in alto: impianto di conversione dell’uranio presso Isfahan (Iran centrale)