Ahmadinejad rischia di ripetere l’errore di Saddam

A forza di vanterie potrebbe davvero convincere i suoi nemici che è troppo pericoloso per essere ignorato.

Di Douglas Bloomfield

image_3031Ricordate come il bullo di quartiere Saddam Hussein lasciava intendere d’avere un arsenale di armi di distruzione di massa, sbatteva la porta in faccia agli ispettori delle Nazioni Unite e alimentava il sospetto che stesse costruendosi armi nucleari da affiancare alle armi chimiche e biologiche già in suo possesso? Persino i suoi generali gli credettero. Peggio, gli credettero George W. Bush e Dick Cheney. Prima si spara e poi si fanno domande, dissero, non aspetteremo di veder alzarsi il fungo atomico. Non avevano nessuna intenzione di scommettere sul fatto che Saddam stesse bluffando, che era invece proprio ciò che stava facendo.
Sembra di assistere a un déjà vu. Alcuni falchi di Bush e altri, in particolare della comunità americana pro-Israele, dicono che questa volta sono sicuri e che non si può correre alcun rischio con l’Iran. Una delle voci che si fanno più sentire è quella dell’ex ambasciatore di Bush John Bolton il quale, non essendo riuscito a convincere Bush di bombardare l’Iran nonostante l’appoggio di Cheney, ora ci prova con Barack Obama.
Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, megalomane compulsivo, come già Saddam un decennio fa potrebbe finire con lo strafare nel vantare le proprie virtù militari. “Saddam – spiega Keith Weissman, analista di cose iraniane – non aveva armi di distruzione di massa, ma aveva l’assoluta necessità di far credere a tutti di averle, al punto che finì col perdere il suo paese. La sua prima priorità era quella di mettere paura all’Iran, e poi di scoraggiare gli Stati Uniti. Ma vi sono delle differenze. Per Ahmadinejad, il comando non va direttamente dall’alto verso il basso come accadeva nell’Iraq di Saddam. Ahmadinejad non può raggirare i suoi stessi generali come faceva Saddam”. La politica militare iraniana è nelle mani della Guida Suprema Ali Khamenei: è lui che stabilisce la linee della politica strategica, e ha i suoi propri consiglieri in aggiunta ad Ahmadinejad, alcuni dei quali sono rivali del presidente. Il parallelo dunque può non essere preciso, ma Ahmadinejad rischia ugualmente di ripetere l’errore di Saddam: convincere i suoi nemici che è troppo pericoloso per essere ignorato, e che deve essere rimosso.
Gli iraniani considerano Israele imprevedibile e pericoloso, ma hanno la sensazione che Obama, come Bush, non voglia la guerra con Tehran e terrà a freno Israele, che loro sbeffeggiano come “troppo debole” e impaurito per attaccare. Un gioco che potrebbe rivelarsi assai rischioso.
Hans Blix, l’ex capo svedese degli ispettori Onu in Iraq, ebbe a dire che Saddam era “un uomo assolutamente spietato e brutale” che pensava di poterla fare in barba all’occidente e che “sbagliò completamente nel valutare le cose”. Oggi Ahmadinejad & Co. non fanno che vantare grandi “progressi” in fatto di armamenti, proclamando che sono già pronte le fosse comuni per seppellire gli invasori americani.
L’Iran sta sviluppando da tempo il proprio settore militare-industriale (con parecchio aiuto da Corea del Nord e Cina, fra gli altri). Un analista mi ha detto che non sarebbe affatto sorpreso se alcune tecnologie che Israele ha venduto alla Cina fossero state riconfezionate e vendute all’Iran. L’Iran sostiene d’aver sviluppato un drone (aereo telecomandato) bombardiere che Ahmadinejad ha soprannominato “ambasciatore di morte”, un proprio sistema di difesa aerea “altrettanto valido” del sofisticato sistema russo S-300, e missili balistici in grado di colpire Tel Aviv nonché basi americane in varie parti della regione. La marina iraniana si vanta d’avere le imbarcazioni lancia-missili “più veloci del mondo” e undici sottomarini a tecnologia stealthy (radar/sonar invisibili) costruiti dall’industria locale con missili e siluri di produzione propria.
Che si tratti dell’accensione dell’impianto nucleare di Bushehr o dell’annuncio di nuovi sistemi d’arma, l’obiettivo dell’Iran è quello di fare vedere che le sanzioni non servono a nulla e che può farcela da solo in fatto di produzione di armamenti moderni ed evoluti, anche se non è vero.
Per ora può darsi che la maggiore minaccia dall’Iran sia la sua rete terroristica – Hamas, Hezbollah, Siria e altri – capaci di infliggere pesanti danni a Israele, agli interessi americani e agli stati vicini. In qualche misura si tratta di soggetti indipendenti, ma in ogni caso non si possono permettere di ignorare i voleri dell’Iran che li ha riforniti con decine di migliaia di missili e altre armi, oltre ad addestramento e finanziamento. L’Iran potrebbe anche dare a qualche gruppo terroristico materiali radioattivi per una “bomba sporca” (arma ad esplosivo convenzionale ma con materiali radioattivi), che non potrebbe essere attribuita a Tehran in modo abbastanza inequivocabile da permettere una significativa ritorsione.
Il programma nucleare iraniano, a quanto pare, ha subito una seria, seppur temporanea, battuta d’arresto a causa dell’attacco alle sue centrifughe del virus informatico Stuxnet, un fatto che ha aggiunto ulteriori elementi di incertezza circa l’imminenza della sua minaccia nucleare.
Le vanterie hanno anche lo scopo di terrorizzare i vicini più deboli e sfruttare i sentimenti anti-israeliani e anti-americani. Non basta. Obiettivo altrettanto importante, Ahmadinejad vuole convincere la stessa popolazione iraniana che il suo governo è troppo forte per essere rovesciato, dall’interno come dall’esterno. I dispacci diffusi da WikiLeaked hanno mostrato quanto i capi arabi vorrebbero che Stati Uniti o Israele facessero fuori il regime iraniano, a patto che venisse completamente distrutto, non limitandosi ad azzoppare i suoi impianti nucleari. L’opposizione iraniana, dal canto suo, vorrebbe cambiare il governo in prima persona, e non attraverso degli estranei che la farebbero apparire collaborazionista anziché patriottica.
Quanto c’è di bluff e quanto di vero? Le tanto sbandierate capacità militari iraniane sono un arsenale di cartapesta? Può darsi, e in quanto caso Ahmadinejad potrebbe fare la fine del suo trapassato vicino Saddam, a cui le spacconate costarono il potere e la vita.
La conclusione è stata ben sintetizzata da Jon B. Alterman, del Center for Strategic and International Studies: “La vera domanda è: quanto si è disposti a sbagliare, e quali sono le conseguenze di tale disponibilità? Tutto il resto è commento”.

(Da: Jerusalem Post, 5.1.11)