Ampio consenso

Nasrallah oggi è vittima della sua stessa forza militare, ammassata per anni

Da un articolo di David Horovitz

image_1311Il raro grado di consenso nazionale che in Israele sostiene le scelte del governo si è visto nel rispettoso silenzio con cui la Knesset ha accolto il primo ministro israeliano Ehud Olmert lunedì sera. Per la prima volta dopo anni, un primo ministro israeliano ha potuto tenere un lungo articolato discorso senza essere interrotto da contestazioni di vario tipo. Mentre Israele affronta quello che Olmert stesso ha definito “un momento della verità per la nazione”, il primo ministro israeliano, eletto con una scarsa maggioranza, ha raccolto il più ampio consenso che abbia mai avuto.
Ogni giorno che passa, la campagna israeliana contro Hezbollah non fa che sottolineare lo stridente contrasto tra l’atteggiamento di questo governo e quello dei suoi immediati predecessori rispetto alla sempre più proterva dimostrazione muscolare di Hezbolah. L’ultima volta che Nasrallah ha tentato di imporre col ricatto uno scambio di prigionieri, nel 2004, Israele accettò di scarcerare centinaia di detenuti in cambio del sequestrato “uomo d’affari” Elhanan Tennenbaum e dei corpi di tre soldati (sequestrati e uccisi nell’ottobre 2000, anch’essi dopo il ritiro di Israele dal Libano meridionale). Dunque è facile capire come mai il capo degli Hezbollah abbia potuto immaginare un analogo scenario, dal suo punto di vista glorioso, nel momento in cui decideva di tenere in ostaggio come merce di scambio i due soldati catturati mercoledì scorso con un attacco a freddo in territorio israeliano.
Ne è seguita invece una reazione israeliana del tutto diversa, per quanto imprevedibile potesse essere da parte di un governo in cui siede come ministro della difesa il pacifista Amir Peretz: non solo la determinazione ad assumersi rischi calcolati sulla vita di quei due soldati rispondendo ai colpi di Hezbollah, ma anche la determinazione a colpire in profondità, fin nelle aree abitate libanese dove Hezbollah nasconde i suoi missili e i suoi covi. Si tratta di bersagli che Nasrallah non immaginava che Israele avrebbe avuto il coraggio di attaccare, per di più con una sorta di tacita approvazione da parte del grosso della comunità internazionale.
Ma la evidente, innegabile gravità della minaccia posta da Nasrallah, che è ora sotto gli occhi di tutti viste le centinaia di razzi e missili lanciati sulle città israeliane, ha persuaso anche molti degli amici più tiepidi di Israele dell’assoluta necessità di un’azione militare. Il promemoria quotidiano sulle dimensioni della minaccia militare ammassata da Hezbollah è anche la chiave che spiega il sostegno pressoché unanime alla contro-offensiva da parte dell’opinione pubblica israeliana.
Nasrallah oggi è vittima della sua stessa forza militare, ammassata per anni. Se i suoi razzi si fossero dimostrati innocui, vi sarebbero state ben più ampie protese internazionali contro il presunto “uso sproporzionato” della forza da parte di Israele, cui si sarebbe aggiunta anche una vivace contestazione interna israeliana. Ma di fronte alla sanguinosa efficacia sulla popolazione civile israeliana dei suoi razzi Katyusha e dei missili di varianti ancora più pericolose, lanciati nel pieno di un conflitto scatenato da un attacco a freddo al di qua del confine sovrano d’Israele, una buona parte di coloro che in genere condannano automaticamente Israele ha dovuto, seppure per poco tempo, mordersi la lingua. E l’opposizione interna israeliana alla contro-offensiva è risultata del tutto marginale.

(Da: Jerusalem Post, 18.07.06)

Nella foto in alto: Razzi Hezbollah in Libano