Anatomia di una tempesta di fuoco

Almeno 180 feriti, più di 500 case distrutte, 13.000 ettari di boschi bruciati, 30 sospetti arrestati

Un’anziana israeliana viene aiutata da un vigile del fuoco ad allontanarsi dalla casa minacciata dalle fiamme, giovedì scorso a Haifa

E’ tempo di tirare i primi bilanci dell’ondata di incendi che ha imperversato in Israele per cinque giorni, anche se domenica si sono registrati ancora alcuni nuovi focolai. Gli incendi hanno causato 180 feriti, reso inservibili centinaia di case e bruciato decine di migliaia di dunam di parchi e riserve naturali protette.

Secondo il Magen David Adom (Stella Rossa di David), fino a tutto sabato su 133 persone soccorse per le lesioni collegate agli incendi almeno quattro erano piuttosto gravi, ma il bilancio complessivo è più alto perché al dato vanno aggiunte almeno 50 persone intossicate da inalazione da fumo che si sono recate da sole negli ospedali.

Haifa è stata la città più colpita dagli incendi, con almeno 527 case completamente distrutte, secondo il conteggio aggiornato da Ynet News. Sabato sera erano circa 1.700 gli abitanti di Haifa che non potevano ancora rientrare nelle loro case, secondo la tv Canale 2.

Verso la sera di sabato si poteva dire che il grosso degli incendi – almeno un terzo dei quali di sospetta origine dolosa – era stato domato. Certamente il clima eccezionalmente asciutto e i forti venti hanno svolto un ruolo importante nella diffusione delle fiamme, e la pioggia non è prevista ancora per diversi giorni.

La battaglia contro l’ondata di incendi è stata una delle operazioni più difficili mai intraprese dai servizi anti-incendio in Israele. Circa 2.000 vigili del fuoco hanno lottato contro le fiamme sin da martedì, molti di loro coprendo turni estenuanti di 24 ore, affiancati da 450 soldati della Difesa Civile ismaeliana e circa 325 vigili del fuoco giunti dall’estero.

Un canadair all'opera sopra Haifa

Un canadair all’opera sopra Haifa

I quattordici aerei antincendio israeliani, coadiuvati da 21 velivoli forniti da dieci paesi stranieri, hanno effettuato quasi 500 sortite riversando oltre 1,5 milioni di tonnellate di liquidi e materiali ignifughi. L’aereo cisterna americano 747 Supertanker è atterrato venerdì sera, ma le sue enormi dimensioni si sono rivelate problematiche per il contesto israeliano. Sabato è stato comunque utilizzato sulle colline di Nataf, a nord-ovest di Gerusalemme. “Bisogna capire che questo è l’unico aereo antincendio in grado di operare di notte – aveva spiegato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – Ho chiesto che fosse portato qui per usarlo nelle situazioni estreme. Preferisco avere troppi mezzi, piuttosto che averne troppo pochi”.

L’Autorità Palestinese ha inviato quattro squadre di vigili del fuoco che hanno affiancato i colleghi israeliani nella notte fra venerdì e sabato in Galilea e nei pressi della comunità ebraica di Halamish, in Cisgiordania. Con una telefonata, sabato sera Netanyahu ha voluto personalmente ringraziare l’Autorità Palestinese per l’aiuto prestato. Netanyahu ha anche espresso “particolare apprezzamento per il fatto che ebrei e arabi israeliani hanno aperto le loro case per ospitare le persone colpite dagli incendi”, ha dichiarato l’ufficio del primo ministro.

L’Authority israeliana dei parchi naturali ha detto che sono bruciati più di 30.000 dunam (3.000 ettari) di aree protette, di cui 2.800 dunam nella sola zona di Haifa. In tutto sono andati distrutti 130.000 dunam (13.000 ettari) di foreste e boscaglie naturali. In particolare, è bruciata una grande porzione del Parco Nazionale delle colline di Giudea e della Riserva Naturale di Kfir.

Il sindaco di Haifa, Yona Yahav, ha detto che l’evacuazione, giovedì scorso, di più di 60.000 abitanti da una dozzina di quartieri minacciati da fuoco è stata la più grande operazione di questo genere mai effettuata nella storia di Israele.

Le fiamme a Haifa, giovedì scorso

Le fiamme a Haifa, giovedì scorso

Fino a sabato sera, le forze di sicurezza israeliane hanno arrestato almeno 30 persone sospettate d’aver appiccato incendi (in parte palestinesi di Cisgiordania, in parte arabi israeliani) e 5 persone accusate d’aver incoraggiato altri a farlo (compreso un 37enne israeliano di Ganei Tikva che su Facebook ha esortato a “bruciare villaggi arabi” per vendetta). In alcuni casi, videocamere di sicurezza hanno filmato persone intente ad appiccare incendi; in altri casi sono state rinvenute molotov e inneschi presso l’origine dei focolai. Domenica la polizia ha comunicato che due arabi israeliani arrestati, originari rispettivamente di Deir Hanna e Umm al-Fahm, hanno ammesso d’aver appiccato incendi. Sabato sera i funzionari della sicurezza israeliana hanno ribadito che le condizioni meteorologiche sono state la causa principale della prima ondata di incendi, mentre l’intervento dei “piromani” è diventato un fattore importante da mercoledì fino alla fine della settimana. Secondo fonti della sicurezza israeliana citate dalla tv Canale 10, i sospetti sono per lo più arabi molto giovani che hanno “approfittato” della situazione in modo non necessariamente organizzato, verosimilmente istigati dalla campagna scatenatasi negli stessi giorni sui social network arabi. Il ministro della pubblica sicurezza Gilad Erdan ha parlato di “un nuovo tipo di terrorismo”, spiegando che se fino a poco fa i giovani palestinesi “venivano incoraggiati a pugnalare e investire con l’auto gli israeliani, ora vengono incoraggiati a cercare di bruciare persone e intere comunità”.

Un sospetto piromane palestinese colto dalle videocamere di sicurezza della Authority israeliana parchi nazionali

Un sospetto piromane palestinese colto dalle videocamere di sicurezza della Authority israeliana parchi nazionali

Erdan ha detto che gli incendi non sono necessariamente finiti, ma sono ampiamente sotto controllo, e che le forze d’emergenza sono pronte a intervenire contro nuovi focolai. “Molte cose possono accadere tra oggi e martedì, quando il tempo dovrebbe cambiare e il vento calare – ha detto Erdan – ma dovremmo essere in grado di affrontare tutti gli eventi”. Erdan ha comunque sottolineato che gli incendi non hanno causato nessun morto.

Sabato sera il ministro delle finanze Moshe Kahlon ha tenuto una riunione di emergenza con i rappresentanti della città di Haifa. “Saremo a fianco dei nostri concittadini anche dopo che il fumo si sarà diradato” ha detto Kahlon, ed ha aggiunto: “Non è un compito facile stimare i danni, ma è nostro dovere aiutare gli abitanti colpiti a ricostruire le loro vite”.

(Da: Times of Israel, YnetNews, Jerusalem Post, 27.11.16)

Vedi l’ondata di incendi in Israele nelle foto su Ha’aretz

Vedi su YnetNews il video dei danni a Haifa filmati da un drone

Vedi su YnetNews foto e video di aerei antincendio stranieri mandati in aiuto a Israele

Vedi su YnetNews, video e foto relative agli incendi di origine dolosa cliccando qui e qui