Animali feroci

La vera bestia feroce non è quella ragazza, ma chi lha usata.

di Nahum Barnea

image_757La terrorista suicida palestinese Wafa al-Bas è stata arrestata una settimana fa al valico di Erez fra striscia di Gaza e Israele. Le autorità israeliane hanno diffuso un breve filmato che mostra ciò che hanno registrato le telecamere interne del terminal. Il filmato intero è da brividi. L’impressione è quella di assistere alla cattura di una fiera feroce.
Il nuovo “tunnel” di Erez per i controlli di sicurezza sulle persone che lo attraversano è molto lungo e alto. Nel filmato si vede la terrorista in piedi, da sola. Dietro di lei, una cancellata e un tunnel senza fine. Alto sopra di lei, un altoparlante. Lei non vede anima viva. Di primo acchito la vista di queste immagini è terrorizzante: sappiamo fin troppo bene cosa possono fare gli abiti di quella terrorista, imbottiti di esplosivo.
Poco dopo, la terrorista capisce d’essere stata scoperta. Disperata, si mette a cercare istericamente l’interruttore, tentando invano per tre volte di innescare l’ordigno che porta addosso. L’immagine è quella di un animale in trappola.
Poi la terrorista guarda verso alto e parla all’altoparlante. Una voce le rovescia addosso ordini in arabo. Lei esegue, come soggiogata. E così continua, strato dopo strato, a togliersi gli abiti e la cintura esplosiva, finché diventa chiaro che sul suo corpo non vi sono più né armi né ordigni.
Una procedura spietata, ma indispensabile.
È totalmente priva di qualunque valore un’organizzazione terroristica che recluta una sfortunata ragazza ventenne, rovinata da ustioni domestiche alle mani, per compiere una simile missione. La vera bestia feroce non è quella ragazza: sono coloro che l’hanno usata.
Quella stessa notte, il ministro israeliano Haim Ramon incontrava il ministro palestinese Mohammed Dahlan.
“Per tre settimane – esclamava Ramon – vi abbiamo chiesto di arrestare Madmun, il capo della terrorista. L’abbiamo detto più volte al vostro uomo, Rashid Abu-Shabak, capo dei servizi di sicurezza preventiva palestinesi a Gaza. Non avete fatto niente”.
Madmun, membro di un piccolo gruppo terrorista chiamato “Fatah abu-Rish”, è considerato uno dei più pericolosi ricercati per terrorismo a Gaza.
Dahlan, uomo dai gesti teatrali, apriva serenamente il suo cellulare e chiamava Rashid Abu-Shabak seduta stante. “Abu-Khatem – gli chiedeva – perché non arresti Madmun?”.
“Sappiamo che si trova nel campo profughi di Jabaliya – era la risposta – Il problema è che è costantemente circondato da altra gente. Non possiamo raggiungerlo”.
“Abu-Shabak ha promesso che non dormirà finché non avrà catturato quel tizio”, dichiarava Dahlan.
“In questo caso – concludeva acido il ministro israeliano – possiamo aspettarci mesi e anni insonni”.

(Da: YnetNews, 25.06.05)