Arabi impauriti

Emerge sulla stampa araba la paura per Iran e Hezbollah

Da un articolo di Roee Nahmias

image_2114Mentre tornava la calma nelle strade di Beirut dopo quello che la stampa saudita ha definito il “putch di Hezbollah”, i mass-media arabi hanno incominciato a considerare l’Iran un problema che minaccia la stabilità dei regimi mediorientali. Un sorprendente articolo, in questo senso, è stato recentemente pubblicato da Tariq Alhomayed, direttore del quotidiano arabo al-Sharq al-Awsat, sotto il titolo “L’Iran e gli arabi impauriti”.
Tra le varie classificazioni politiche della regione e i discorsi sugli stati estremisti e moderati, scrive Alhomayed, pare che sia stata trascurata un’altra categoria di stati, e cioè di quelli che si meritano l’appellativo di “stati arabi impauriti”. “Gli stati arabi impauriti – spiega – sono quelli che dichiarano, senza convinzione, che la crisi libanese è una questione puramente interna, e che chiedono di evitare il confronto con l’Iran. Gli stati arabi impauriti non si rendono conto del fatto che il conflitto con l’Iran avrà il sopravvento, e che non si fermerà a Beirut”.
L’articolo di Alhomayed ha fatto scalpore in tutto il mondo arabo, attirandosi l’ira furibonda dell’Iran. Ma pochi giorni dopo, quando il governo Sinora ha capitolato di fronte a Hezbollah, Alhomayed si è affrettato a scrivere un altro editoriale in cui analizza vincitori e sconfitti degli eventi in Libano, intitolato “La sconfitta di Hezbollah”. “Se si guarda agli eventi oggi in Libano secondo la logica del chi ha vinto e chi ha perso – scrive – allora la risposta è senza dubbio che Hezbollah e il suo leader Hassan Nasrallah sono la parte perdente. Nasrallah e il suo partito sono stati sconfitti il giorno in cui la guida ‘ispirata da Dio’ ha perduto la sua credibilità nelle piazze libanesi e agli occhi del mondo arabo e islamico. Poco importa cosa egli possa promettere oggi o domani: gli arabi, i musulmani e i libanesi non dimenticheranno mai come Hezbollah abbia rivolto le armi contro i suoi stessi concittadini dopo aver giurato tante volte che le avrebbe usate esclusivamente contro Israele”.
Sul breve periodo, non v’è dubbio che ha vinto Hezbollah, e dietro di esso la Siria e l’Iran. Dopo una settimana di scontri armati che hanno ricordato a tutti i libanesi le terribili memorie della guerra civile, Nasrallah è riuscito a forzare il governo libanese ad accettare tutte le sue richieste, annullando due decisioni che aveva già preso: il licenziamento del capo della sicurezza dell’aeroporto di Beirut e l’intervento sulla rete di telecomunicazioni illegale di Hezbollah. Ne consegue che, da adesso in poi, Nasrallah esercita in pratica un potere di veto sulle decisioni del governo: ha dimostrato che può far modificare le decisioni governative che non sono di suo gradimento. Tanto più che, dopo la dimostrazione di forza di Hezbollah, non è nemmeno chiaro se tali decisioni verranno mai prese. In fondo, chi ha voglia di assumersi il rischio? Per adesso Nasrallah si è guadagnato una posizione al massimo livello del sistema politico libanese, senza ricoprire il titolo ufficiale di primo ministro o di presidiante, e senza doversi assumere le responsabilità conseguenti. Abbiamo dunque a che fare con un “colpo di stato ufficioso” o una “semi-eversione”, e se le cose stanno così, non è detto che Nasrallah abbia bisogno di darsi da fare per realizzare un golpe vetro e proprio. Se già così può influenzare il processo decisionale, perché mai dovrebbe sobbarcarsi ufficialmente la responsabilità per le necessità di tutti in libanesi?
Eppure questo è solo un risultato iniziale. Sul lungo periodo, non è affatto sicuro che Nasrallah abbia vinto. Dopotutto, è vero che ha usato all’interno del Libano le armi che aveva giurato di puntare solo contro Israele. Da adesso in avanti, come scrive Alhomayed, nessuno lo dimenticherà. Nasrallah è riuscito persino a rafforzare l’unità del campo che gli si oppone: sunniti, cristiani e drusi. Nessuno di loro dimenticherà tanto facilmente cosa è accaduto in Libano la scorsa settimana, nell’attesa del momento giusto per saldare i conti.

(a: YnetNews, 18.05.08)

Nella foto in alto: Tariq Alhomayed, direttore del quotidiano arabo al-Sharq al-Awsat