Arabi israeliani: la maggioranza integrata e gli estremisti violenti

La maggior parte degli arabi israeliani preferisce Israele a qualsiasi altro paese, e bisognerebbe darle più voce

Di Ben-Dror Yemini

Ben-Dror Yemini, autore di questo articolo

Ben-Dror Yemini, autore di questo articolo

Per la maggior parte gli arabi israeliani sono cittadini leali, e quando dico la maggior parte intendo la stragrande maggioranza. Certo, all’interno di una popolazione di circa 1,25 milioni di persone (esclusi gli arabi di Gerusalemme est) ci sono non soltanto centinaia, ma migliaia di elementi teppisti che verosimilmente hanno l’appoggio di altri due o tre punti percentuale. In tempi difficili, prosperano gli estremisti. Sullo sfondo dell’opera di costante istigazione e indottrinamento da parte del capo del Movimento Islamico Raed Salah, anche un solo incidente può incendiare l’intero settore. Ma la maggioranza non frequenta le manifestazioni. Lo fanno centinaia di giovani. Forse migliaia. E l’impressione che ne scaturisce infanga l’intera minoranza araba israeliana.

Si tratta tuttavia di una falsa impressione, giacché questi ultimi anni hanno visto in atto non solo un processo di radicalizzazione tra alcune migliaia di arabi israeliani, ma anche un processo di moderazione tra decine e centinaia di migliaia di altri arabi israeliani. La maggior parte degli arabi israeliani preferisce Israele a qualsiasi altro paese. Non che sia un paradiso. E non è che vi siano delle discriminazioni. Certamente ve ne sono. Ma anche Londra, per i musulmani, non è tutta rose e fiori. Né lo è Parigi. Se poi guardiamo alla regione tutt’attorno a Israele, non c’è nemmeno da parlarne. E’ comunque meglio vivere a Kafr Kana, in Galilea, che a Ramallah, in Cisgiordania.

Volontari arabi israeliani in servizio civile al Rambam Hospital di Haifa

Volontari arabi israeliani in servizio civile al Rambam Hospital di Haifa

Il desiderio di integrarsi è evidente. Esentati dal servizio militare di leva, sempre più giovani arabi optano per il servizio civile; e ce ne sono molti altri che vorrebbero farlo, ma le domande vengono rinviate per mancanza di posti disponibili. Anche i sondaggi d’opinione indicano che la maggior parte dei giovani arabi è favorevole al servizio civile nazionale.

La dirigenza arabo-israeliana, invece, lavora in senso contrario. Vuole accrescere l’alienazione. Ha bollato come “lebbrosi” i giovani che prestano servizio civile e ha persino creato un sedicente Comitato anti-servizio civile nazionale, istituito dall’Alto Comitato Arabo di Monitoraggio e guidato da Aiman Ouda, segretario generale del partito comunista Hadash.

Pertanto, anziché farsi trascinare dalla minoranza facinorosa, violenta e razzista, bisognerebbe sempre tener presente la maggioranza silenziosa e pacifica. C’è in gioco uno scontro politico. Questa maggioranza degli arabi-israeliani è ben lungi dall’essere sionista. Ma è una maggioranza fedele allo stato e alle sue leggi. E ha poca voce in capitolo. Anziché continuare a intervistare i capataz che fomentano violenze, sarebbe una buona idea dare voce agli esponenti della maggioranza equilibrata.

Hazzam Amara, arabo israeliano volontario nel servizio civile: “Sono fiero di salvare vite umane”

Hazzam Amara, arabo israeliano volontario nel servizio civile: “Sono fiero di salvare vite umane” (Da: YnetNews, 22.5.12)

Uno di questi esponenti, il sovrintendente della polizia israeliana Kalef Ka’abiye, ha parlato una paio di settimane fa ad un talk show radiofonico. Ka’abiye è fiero di essere arabo e fiero di essere israeliano. Allo stesso talk show era presente anche il sindaco di Nazareth, Ali Salam. Non occorre essere d’accordo con ogni parola che ha detto per riconoscere che ha fatto discorsi certamente sensati. Se costoro e quelli come loro, anziché i vari Raed Salah e Haneen Zoabi, venissero ascoltati tre volte al giorno, anche lo stato d’animo nella comunità araba sarebbe probabilmente assai diverso, con duplice vantaggio: per gli arabi e per gli ebrei.

Questa situazione non è unica d’Israele. In tutti i paesi le minoranze nazionali non sono un problema trascurabile. Israele è lo stato nazionale del popolo ebraico e gli arabi israeliani percepiranno sempre questa contraddizione, anche quando arrivano, come arrivano, a fare il giudice nella Corte Suprema o l’amministratore generale di un ospedale o il preside di una università: giacché la soluzione d’essere uno stato sia ebraico che democratico non può essere sempre perfetta. Il problema è che tutte le alternative, dallo stato unico bi-nazionale allo stato di tutti i cittadini senza alcun carattere ebraico-sionista, sono comunque di gran lunga peggiori.

Rona Hajajra, araba israeliana volontaria nel servizio civile: “Noi aiutiamo le persone, i parlamentari arabi no”

Rona Hajajra, araba israeliana volontaria nel servizio civile: “Noi aiutiamo le persone, i parlamentari arabi no” (Da: YnetNews, 22.5.12)

Non ha funzionato in Cecoslovacchia, non ha funzionato in Jugoslavia e non sta funzionando in Iraq. Persino la Svezia ha problemi con le minoranze, perché anche nei luoghi più tranquilli d’Europa dove non c’è occupazione, non c’è un Monte del Tempio e non ci sono provocazioni, le minoranze nazionali a volte includono una minoranza estremista che si traduce in una presenza violenta e terrificante. Non ci sono soluzioni facili per queste situazioni di attrito.

Non ci sono ricette magiche. Ma una cosa è certa: una delle condizioni per mantenere la calma è distinguere sempre tra chi chiede solo eguaglianza e chi fomenta disordini e violenze. E’ necessaria una risposta molto disponibile alla domanda di eguaglianza, così come è necessario esercitare molta meno condiscendenza quando si tratta di istigazione e violenza.

Un’altra cosa ancora. Tutto quanto s’è detto sin qui degli arabi vale anche per gli ebrei. Ho sostenuto più volte nelle scorse settimane che la popolazione israeliana per la maggior parte non è affetta da impulsi violenti né tanto meno razzisti, nonostante gli episodi di razzismo e di violenza registrati negli ultimi mesi. Ma i critici di estrema sinistra sostengono una cosa diversa. A loro piace etichettare come razzista e violenta l’intera società ebraica d’Israele. E questo è interessante, perché è esattamente, ma proprio esattamente, quello che dice l’estrema destra della parte araba della popolazione. Succede normalmente, succede a maggior ragione in questi giorni.

(Da: YnetNews, 14.11.14)