Arafat ordinò personalmente l’assassinio di diplomatici americani in Sudan

La conferma giunge oggi da nuovi documenti della Cia. Ma Kissinger ordinò comunque di proseguire i contatti con l’Olp

image_2240Henry Kissinger diede ordine alla CIA di continuare i contatti diplomatici con i rappresentanti dell’Olp di Yasser Arafat, prima della guerra del Kippur del 1973, anche dopo che Arafat aveva personalmente ordinato il sequestro e l’assassinio a sangue freddo dell’ambasciatore americano e del suo vice a Kartum, in Sudan.
I contatti diplomatici, descritti come attinenti soltanto a questioni di sicurezza – già rivelati in precedenza, ma senza dettagli sui contenuti – sono rivelati dai documenti dell’ex capo della Cia Richard Helms messi a disposizione del pubblico la settimana scorsa.
I documenti si riferiscono soprattutto al periodo in cui Helms era ambasciatore americano in Iran, 1973-1976, dopo aver completato sei anni come capo della CIA.
Il materiale appena di reso di pubblico dominio contiene, tra l’altro, informazioni sullo sforzo egiziano nella primavera del 1973 per convincere gli Stati Uniti, attraverso canali iraniani, a raggiungere un accordo di pace con Israele “sulla base del piano Rogers”: ritiro dai territori conquistati nel 1967 e loro affidamento alla supervisione internazionale. Lo shah dell’Iran, dal canto suo, raccomandava al ministro degli esteri egiziano di allora Muhammad Hassan al-Zayyat di accontentarsi di uno sbarramento di fuoco d’artiglieria contro le posizioni israeliane sul canale di Suez invece di un attacco attraverso il canale.
In un telegramma che il 5 luglio 1973 mandò a Kissinger – allora consigliere di Richard Nixon per la sicurezza nazionale – Helms riferiva che re Hussein di Giordania gli aveva detto che i servizi segreti giordani avevano appreso di un attacco siriano per riprendere le alture del Golan originariamente previsto per giugno, che era stato ritardato ma che poteva aver luogo ormai in qualsiasi momento. Una delle fonti dei servizi giordani era il comandante di una brigata corazzata siriana, e i giordani erano riusciti ad avere copia dei piani di battaglia, che venivano coordinati con Egitto e Irak.
La rivelazione più sensazionale nei documenti è comunque il contenuto dei negoziati diplomatici tenuti tra Robert Ames della CIA e il capo dell’apparato di sicurezza di Fatah, Ali Hassan Salameh, che era anche il comandante dell’organizzazione Settembre Nero (affiliata a Fatah). Salameh venne successivamente ucciso a Beirut nel 1979, in un’operazione condotta dal Mossad e da commandos navali israeliani. Ames, che dirigeva il dipartimento mediorientale della CIA, rimase poi ucciso in un attentato all’ambasciata americana a Beirut ordinato dall’Iran nel 1983.
Da quando i contatti tra CIA e Fatah di quegli anni sono stati rivelati, il loro scopo è sempre stato descritto come quello di ottenere in anticipo informazioni segrete circa attentati terroristici anti-americani. Oggi i nuovi documenti di Helms rivelano che Arafat inviò Salameh ai negoziati senza nascondere la sua responsabilità nell’uccisione dei diplomatici americani a Kartum nel marzo 1973. Ames inoltre accolse le richieste di Salameh e interpellò Washington su varie questioni diplomatiche, come le intenzioni dell’amministrazione Nixon riguardo agli interessi palestinesi.
Salameh disse ad Ames che l’Olp si stava adoperando per rovesciare re Hussein e costituire uno stato palestinese in Giordania. La risposta di Washington fu: se i palestinesi volevano negoziare un accordo gli Stati Uniti sarebbero stati lieti di ascoltare le loro proposte, ma il rovesciamento di governi in carica con l’uso della forza non sembrava loro il modo più promettente.
Arafat, da parte sua, rimase imperterrito: minacciò, attraverso Ames, di incendiare Beirut se il governo libanese avesse agito contro l’Olp.

(Da: Haaretz 1.09.08)