Arroganza iraniana

Secondo Teheran, la presunta atomica israeliana rappresenta la peggiore minaccia per il Medio Oriente e il mondo intero. Naturalmente, è vero il contrario

Editoriale del Jerusalem Post

Teheran, manifestazione pro-palestinesi. Sul cartello: “Israele deve essere cancellato dal mondo"

Teheran, manifestazione pro-palestinesi. Sul cartello: “Israele deve essere cancellato dal mondo”

Ogni volta che la faccia tosta dell’Iran ci sembra arrivata al massimo, i potenti di Teheran non lesinano sforzi per dimostrare che ci sbagliamo.

La loro calcolata tattica è trasparente: dal momento che i piani nucleari della Repubblica Islamica sono ormai al centro dell’attenzione mondiale, i suoi dirigenti hanno cinicamente deciso di ribaltare le accuse contro chi li critica. Atteggiandosi a sommi paladini dell’umanità, lunedì scorso hanno chiesto che tutti gli altri paesi in possesso di armi nucleari desistano immediatamente dall’aggiornarle o dal prolungarne la durata. Un’ipocrita ripicca rancorosamente aggressiva.

Come era facile aspettarsi, il Ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha detto ai partecipanti alla Conferenza dei firmatari del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, in corso a New York, che è Israele che pone la peggiore minaccia per il Medio Oriente, ed anzi per il mondo intero, per via del suo presunto arsenale nucleare.

La Conferenza riunisce ogni cinque anni i paesi che hanno firmato il Trattato di Non Proliferazione. Israele non ha mai firmato il Trattato e ufficialmente mantiene la sua posizione di “no comment” sul fatto se possegga o meno armi nucleari.

Zarif ha sfacciatamente bollato Israele come “l’unico violatore del regime internazionale” previsto dal Trattato (che Israele ovviamente non può violare semplicemente perché non l’ha firmato), e ha aggiunto che “uno dei temi più importanti nel processo di riesame del Trattato è quello di studiare modi e mezzi per ottenere che Israele vi si attenga”. Per completare il suo messaggio, Zarif ha anche attaccato la Nato affermando che l’Iran e gli altri 117 paesi non-allineati firmatari del Trattato sono “profondamente preoccupati per le dottrine militari e di difesa degli stati possessori di armi nucleari, così come per quelli della Nato”.

Camion iraniani in parata a Teheran con missili a lungo raggio. Sul muso, lo striscione: “Israele deve cessare di esistere”

Camion iraniani in parata a Teheran con missili a lungo raggio. Sul muso, lo striscione: “Israele deve cessare di esistere”

Israele in particolare, il paese che l’Iran ha più volte esplicitamente minacciato di cancellare dalla carta geografica, è stato bersagliato da specifiche accuse di malvagità. L’Iran ha spudoratamente approfittato di un costante tema egiziano: il tentativo di privare Israele di qualunque forza nucleare che si ritiene possegga, e costringerlo a firmare il Trattato del 1970. Nel 2005 l’Egitto fece naufragare le risoluzioni della Conferenza sul Trattato perché non prendevano espressamente di mira le supposte armi nucleari di Israele. Nel 2010 l’Egitto, ancora sotto Hosni Mubarak, convinse gli Stati Uniti ad affrontare l’eventuale forza nucleare di Israele nel comunicato finale della Conferenza, facendo di Israele l’unico stato espressamente citato, a differenza di Pakistan e India i quali pure, come Israele, non hanno aderito al Trattato, e che nel frattempo sono diventati potenze nucleare dichiarate. Israele vide in questo un voltafaccia da parte dell’amministrazione Obama: la Conferenza non disse nulla riguardo all’Iran, ma esortò Israele a disfarsi delle sue (presunte) armi nucleari e a permettere visite e controlli nei suoi impianti da parte di ispettori internazionali.

Quello che cinque anni fa venne considerata un’ipocrisia senza precedenti da parte della Conferenza sul Trattato di Non Proliferazione, è oggi cresciuta fino a proporzioni davvero grottesche. Se la volta scorsa l’Iran era soltanto il classico elefante nella stanza che nessuno vuole vedere, da allora la sua protervia è cresciuta al punto di gettare la colpa sugli altri: il che verosimilmente fa parte integrante di un piano volto a distogliere l’attenzione del mondo dalle ambizioni nucleari di Teheran, mentre si sta preparando un accordo che in pratica le consentirebbe di sviluppare testate atomiche.

Ad uno sguardo superficiale può sembrare che l’Iran abbia titolo a rivendicare una sorta di equivalenza morale. Non è così. L’Iran e i suoi alleati che la pensano come lui, per non parlare delle potenze che stanno negoziando un accordo con il regime degli ayatollah, sanno tutti molto bene che Israele è una democrazia prudente quanto può esserlo tipicamente una democrazia. Ammesso che Israele disponga della Bomba, allora ce l’ha da più di 50 anni, quasi da tanto tempo quanto i membri originari del “club atomico”, e in tutto questo tempo non ne ha mai fatto né minacciato un qualsiasi uso illecito o indebito.

Iran: "Israele deve essere cancelklato dalla faccia del mondo"

Cartelli in Iran: “Israele deve essere cancellato dalla faccia del mondo”

L’Iran è l’esatto contrario: un regime che professa un’apocalittica teologia estremista islamista le cui parole d’ordine sono aggressività e imprevedibilità. Non è possibile alcuna imparzialità etica e politica tra una democrazia che usa armi e deterrenza per difendersi (e prevenire deflagrazioni devastanti), e una tirannia apocalittica espansionista (che sobilla e arma terroristi senza scrupoli e auspica la distruzione di un intero stato della regione).

Ed è poi scandaloso ignorare tutta la gamma di (illegali) armi di distruzione di massa che vengono messe in campo nei massacri autodistruttivi fra arabi, per concentrarsi pretestuosamente sull’unica democrazia assediata in Medio Oriente: con l’ovvio sottinteso che lo stato democratico d’Israele può essere messo sotto pressione, mentre il dispotico Iran può farla franca ricorrendo a una evidente manovra di sabotaggio. Il bravo ragazzo deve essere disarmato mentre i fanatici aggressori potranno continuare ad armarsi fino ai denti. Con quali conseguenze sulla stabilità regionale, è facile immaginare.

Il pericolo sta nel fatto che delle democrazie in buona fede sembrano disposte a fare il gioco dell’Iran e fuorviare la frustrazione che esso suscita puntando tutti i riflettori su Israele.

(Da: Jerusalem Post, 3.5.15)

Si veda anche: Il nucleare necessario