Arruolamento per tutti: il dibattito in corso in Israele

Netanyahu: «E' una questione di principio, sono contrario all’esenzione degli arabi e degli ultraortodossi».

image_3479RIEPILOGO DEI FATTI

La ripresa del dibattito in Israele sull’arruolamento obbligatorio dei cittadini arabi ed ebrei haredim (ultra-ortodossi) nelle Forze di Difesa (o, in alternativa, nel servizio civile nazionale) è stata innescata da una sentenza della Corte Suprema che, all’inizio di quest’anno, dichiarava incostituzionale la Legge Tal, che prevedeva un rinvio praticamente illimitato del servizio di leva da parte degli studenti di yeshiva (seminari talmudici), decretando che la legge andava riformata entro l’inizio di agosto 2012.
Ai primi di maggio Kadima, fino a quel momento il maggiore partito all’opposizione, entrava nel governo di unità nazionale guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu. Il leader di Kadima, Shaul Mofaz, spiegava che una delle principali ragioni della scelta di entrare nella coalizione di governo era appunto la riforma della Legge Tal.
Dopo la formazione del governo di unità nazionale, Netanyahu creava una Commissione, presieduta dal parlamentare di Kadima Yohanan Plesner, incaricata di formulare un progetto di legge per una più equa distribuzione del servizio obbligatorio sull’intera popolazione, cercando una formula di compromesso fra i rappresentanti dei vari partiti.
Ben presto, però, nella Commissione Plesner emergevano forti divergenze, sino all’abbandono dei lavori da parte di alcuni membri. In particolare, mentre la Commissione metteva a punto un programma (chiamato Bnei Hayal) per giovani ultra-ortodossi simile al programma ”Yeshivat Hesder” già in vigore per giovani ortodossi che permette di combinare gli studi talmudici con il servizio di leva, il ministro degli esteri Avigdor Lieberman, leader di Yisrael Beiteinu, e il ministro Daniel Hershkowitz, leader di HaBayit HaYehudi, abbandonavano i lavori contestando il fatto che la Commissione non intendesse esigere dagli arabi israeliani un analogo servizio obbligatorio, militare o civile. Quello stesso giorno Netanyahu dichiarava alla stampa: “I cittadini arabi, insieme agli haredim, devono assumersi la loro parte di doveri. È una questione di principio, e io sono contrario all’esenzione sia degli arabi che degli haredim”.
Tuttavia lunedì scorso, il primo ministro, nonostante la larga maggioranza di cui gode alla Knesset (94 deputati su 120), non volendo provocare uno scontro con i suoi alleati storici (il partito religioso sefardita Shas, 11 seggi, e l’askenazita Giudaismo Unito della Torà, 5 seggi), preferiva sciogliere la Commissione Plesner dicendo che “purtroppo non è riuscita a raggiungere un accordo a causa del ritiro di alcuni membri e non è in grado di formulare raccomandazioni che si assicurino la maggioranza nella Knesset”. La mossa innescava una crisi all’interno della coalizione, con Mofaz che minacciava di abbandonare il governo di unità nazionale se Netanyahu non avesse permesso alla Commissione Plesner di continuare i lavori.
Mercoledì Kadima divulgava le conclusioni della Commissione Plesner, condizionando la propria permanenza nel governo all’applicazione “dei principi del rapporto Plesner”. Dal testo si evince che la Commissione si proponeva di arrivare ad arruolare nell’esercito o nel servizio civile, entro il 2016, l’80% degli haredim.
Nel frattempo, veniva indetta per sabato sera una manifestazione a Tel Aviv a sostegno della richiesta che l’obbligo di leva sia reso effettivamente universale. Alla vigilia della manifestazione, Netanyahu ordinava al suo partito, il Likud, di riunirsi e discutere le raccomandazioni della Commissione Plesner. Sabato scorso la manifestazione vedeva sfilare a Tel Aviv circa ventimila cittadini a sostegno della coscrizione obbligatoria per tutti, compresi arabi e haredim. Fra i manifestanti non mancavano politici e alti ufficiali della riserva.
Il giorno successivo, domenica, il Likud approvava le raccomandazioni di Plesner ad eccezione di una sola clausola, quella che suggeriva allo Stato di rinviare il dibattito sul servizio obbligatorio dei cittadini arabi. Al suo posto, i parlamentari del Likud chiedevano allo Stato di avviare subito il dibattito anche su questo aspetto della questione.
(Da: Ha’aretz, Israele.net, 8.7.12)

ALCUNI COMMENTI

Scrive Yoaz Hendel, su Yediot Aharonot, che la manifestazione di sabato sera a Tel Aviv era «per lo Stato di Israele», e spiega: «Questa campagna non deve diventare un dito puntato contro arabi e ultra-ortodossi, che non sono responsabili delle esenzioni che finora lo Stato ha concesso loro. Né la protesta deve diventare un appello contro il governo. È piuttosto un appello al governo: un appello per dargli sostegno affinché i suoi membri prendano la decisione giusta ». L’editorialista esorta il primo ministro Netanyahu «a prestare ascolto alla voce di quest’appello e tradurre in azioni concrete le sue affermazioni ai mass-media».
(Da: Yediot Aharonot, 8.7.12)

Ofer Shelah, su Ma’ariv, dubita che da tutta questa controversia possa uscire qualcosa di positivo. «Ancora nel 2012, divisioni viscerali e tribali ci impediscono di dare spazio ad azioni politiche concrete. Le classificazioni di destra e sinistra continuano a paralizzarci, impedendo un’azione unita ed efficace da parte di persone che hanno interessi comuni». «Finché le cose stanno così – conclude l’editorialista – in realtà non è molto importante quante persone prendono parte alle manifestazioni e quale piano architetta il primo ministro per avere titoli favorevoli suoi giornali di domani mattina».
(Da: Ma’areiv, 8.7.12)

Scrive Gideon Alon, su Yisrael Hayom, che «gli studenti ultra-ortodossi di Gerusalemme, Bnei Brak, Be’er Sheva e Ashkelon devono capire che anche loro fanno parte della nazione e che devono farsi carico della loro parte di oneri: come Yehuda Meshi-Zahav, che è nato e cresciuto a Mea Shearim, il quartiere ultra-ortodosso di Gerusalemme, in gioventù è stato membro dei Neturei Karta (setta ultra-ortodossa antisionista) e ha preso parte alle azioni di protesta contro lo Stato dell’organizzazione antisionista Eda Haredit, ma poi ha ritenuto giusto cambiare totalmente direzione e ha creato l’organizzazione umanitaria Zaka, riconosciuta dallo Stato (i volontari di Zaka assistono gli equipaggi delle ambulanze, aiutano nell’identificazione delle vittime di terrorismo, incidenti stradali e altri disastri e, ove necessario, raccolgono tutte le parti dei corpi per la sepoltura); o come i 2.400 giovani ultra-ortodossi che l’anno scorso si sono arruolati volontariamente nelle Forze di Difesa o nel servizio civile nazionale. Allo stesso modo dovrebbero comportarsi gli altri giovani ultra-ortodossi: non per obbligo, ma per profonda convinzione e per una sana logica di giustizia».
(Da: Israel HaYom, 8.7.12)

Si veda anche:

Un buon accordo di unità nazionale. L’ampia coalizione crea le condizioni per politiche e riforme finora improponibili

https://www.israele.net/articolo,3430.htm

Il coup de théâtre Netanyahu-Mofaz. Chi vince e chi perde, con l’accordo che dà vita alla più ampia coalizione di governo della storia d’Israele

https://www.israele.net/articolo,3427.htm

«Questo è il nostro paese e ha bisogno d’essere difeso. Da parte di tutti i suoi cittadini». Le voci (poco note) degli arabi israeliani che prestano servizio militare e civile

https://www.israele.net/articolo,3474.htm