Assad ha capito il messaggio

Ripristinata la deterrenza israeliana sul Golan, si può sperare di evitare la guerra

Da un articolo di Guy Bechor

image_1784Quando, la scorsa estate, Hizbullah è riuscito a paralizzare per più di un mese il nord di Israele, il presidente siriano Bashar Assad rimase a bocca aperta. Con tutta la sua inesperienza, vide in quel fatto la dimostrazione che Israele poteva essere sconfitto. Ecco perché nell’anno trascorso ha impresso una notevole accelerazione ai programmi di riarmo siriani. Assad pensava che, in caso di necessità, anche lui avrebbe potuto ottenere una specie di vittoria su Israele paralizzandolo con lanci di missili e razzi e che, così facendo, avrebbe potuto riportare la questione delle alture del Golan al centro dell’agenda internazionale fino a riprendersele “con onore” atteggiandosi a colui che le ha riconquistate grazie a una straordinaria operazione militare.
L’istituzione del tribunale internazionale sull’assassinio dell’ex primo ministro libanese Rafik Hariri, che dovrebbe aprire i lavori tra breve, desta forti preoccupazioni in Assad giacché pone una minaccia esistenziale a lui personalmente e al regime della minoranza alawita con cui controlla la Siria. Dal momento che i siriani tradizionalmente per spegnere un incendio ne appiccano un altro più grande, Israele aveva ragione di temere che Damasco si stesse preparando a innescare una guerra prima di essere incolpata dell’uccisione di Hariri.
L’effetto positivo di questo allarme è stato che le Forze di Difesa israeliane hanno significativamente incrementato il loro livello di allerta sulle alture del Golan. Tutti abbiamo letto della serie di grandi esercitazioni che l’esercito ha condotto sul Golan nei mesi scorsi. Queste manovre alla luce del sole sono risultate utili – ed è bene che proseguano – perché hanno condotto a un importante sviluppo: i siriani sono stati dissuasi, la deterrenza è stata ripristinata, le regole del gioco sono state ristabilite.
Israele ha chiarito ai siriani che Assad sbaglia di grosso se pensa che un attacco alla sovranità di Israele possa essere una passeggiata, e che Israele si accontenterebbe di reazioni indecise come quelle che hanno caratterizzato la guerra in Libano della scorsa estate. Sono le Forze di Difesa israeliane che sono schierate alle porte di Damasco, non viceversa.
Per questo le conseguenze di un attacco a Israele potrebbero comportare la fine del regime della minoranza alawita in Siria. Israele non accetterà mai di pagare il prezzo che paga il Libano per la crescente instabilità siriana.
Possiamo presumere che i siriani abbiano capito il messaggio. I siriani capiscono questo genere di messaggi perché questo è esattamente il loro modo di regolarsi. Non vi è dubbio, poi, che l’arrivo di un ministro della difesa come Ehud Barak che conosce da vicino i siriani e il loro modo di fare ha contribuito a rafforzare il messaggio.
Anche tutto quel parlare sui mass-media israeliani delle intenzioni bellicose dei siriani ha contribuito alla deterrenza, giacché se mai i siriani avevano pensato a un effetto sorpresa come quello dello Yom Kippur 1973, ora qui nessuna sorpresa sarebbe più possibile.
Il rischio di guerra con la Siria è diminuito nel breve periodo, ma non è scomparso del tutto. Dovremo analizzarlo attentamente nei prossimi mesi, dal momento che le potenziate capacità missilistiche siriane sono certamente preoccupanti e dovrebbero preoccupare tutti coloro che desiderano la pace in Medio Oriente. La deterrenza – non va dimenticato – deve essere sempre riaffermata.
È così che funziona la deterrenza, ed è così che funziona il Medio Oriente. In altre parole, coloro che pensavano che parlare di guerra fosse pericoloso devono rendersi conto che in realtà è stato salutare. Le parole hanno una loro forza, in questa parte del mondo, e magari lo stesso fosse avvenuto con Hezbollah subito dopo la presa in ostaggio dei due soldati israeliani lo scorso anno. Forse in questo modo anche quella guerra si sarebbe potuta prevenire.

(Da: YnetNwes, 2.08.08)