Assassinio a Beirut

L’uccisione del comandante Hezbollah e l’intricato groviglio libanese di conflitti e interessi

I funerali del comandante Hezbollah ucciso martedì notte a Beirut

I funerali del comandante Hezbollah ucciso martedì notte a Beirut

Sono bastate otto ore a Hezbollah, dopo l’assassinio del suo comandante operativo Hassan al-Laqqis martedì notte a Beirut, per pubblicare un resoconto dettagliato in cui accusa Israele dell’uccisione (imitato poco dopo dai portavoce del regime siriano).

In realtà, per ora Hezbollah non ha prove inequivocabili dell’identità dei responsabili e degli eventuali legami internazionali che questi possono aver avuto. E poco dopo l’assassinio, l’azione è stata rivendicata con un messaggio su Twitter da un gruppo finora sconosciuto che si firma “Brigate dei Liberi Sunniti di Baalbek”. Ma la posizione rilevante di al-Laqqis nella gerarchia militare di Hezbollah fa pensare a mandanti più importanti.

Più tardi nella giornata il sito web libanese El-Nashra ha riportato la rivendicazione di un secondo gruppo, chiamato “Brigate dei Sostenitori della Nazione Islamica”, che accusa al-Laqqis del massacro perpetrato da Hezbollah ad al-Quseir, in Siria. Secondo vari rapporti libanesi, al-Laqqis era uno dei responsabili dell’approvvigionamento per Hezbollah di razzi e munizioni, un ruolo che combina ricerca e sviluppo in un’attività tecnologicamente orientata, in particolare per quanto riguarda i missili. Pertanto era certamente nel mirino di Israele.

Tuttavia, l’intricata situazione della sicurezza in Libano rende difficile discernere quali possano essere motivazioni e interessi dietro a questa uccisione: conflitto tra sunniti e sciiti, agenzie di intelligence straniere schierate contro Hezbollah, ripercussioni a Beirut del coinvolgimento di Hezbollah nella guerra civile in Siria.

Solo pochi giorni fa sono scoppiati pesanti combattimenti tra alawiti e sunniti nella città di Tripoli, nel Libano settentrionale, con almeno venti morti e molte decine di feriti. I sunniti hanno accusato Hezbollah di coinvolgimento in questi scontri.

Proprio martedì scorso il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, in un’intervista televisiva ha accusato l’intelligence saudita di essere dietro al doppio attentato suicida di due settimane fa davanti all’ambasciata iraniana a Beirut.

Il luogo dove è stato ucciso Hassan al-Laqqis, circoscritta dalle insegne di Hezbollah

Il luogo dove è stato ucciso Hassan al-Laqqis, circoscritto dalle insegne di Hezbollah

Naturalmente bisogna poi aggiungere i vari gruppi armati sunniti che hanno compiuto attacchi contro obiettivi sciiti nel sobborgo Dahiya di Beirut, roccaforte di Hezbollah, e che hanno lanciato razzi su città e quartieri sciiti.

Ma il metodo dell’uccisione, unito alla storia personale di al-Laqqis, suscita dubbi sul fatto che possa essere opera di gruppi estremisti sunniti. Secondo il comunicato di Hezbollah, l’assassinio di al-Laqqis è avvenuto poco dopo la mezzanotte ad opera di tre killer, i quali evidentemente sapevano esattamente non solo dove viveva al-Laqqis, ma anche il suo orario di rientro a casa. Gli hanno sparato direttamente, un metodo molto diverso dalle tattiche abitualmente impiegate dagli estremisti musulmani sunniti (che di solito usano autobombe, kamikaze e simili, facendo strage tutt’attorno all’obiettivo). Al-Laqqis viene descritto come uno dei più alti comandanti dell’ala militare di Hezbollah, ma non era molto conosciuto dal grande pubblico. Colpirlo non scatena l’effetto-terrore normalmente perseguito dagli estremisti sunniti.

Secondo una fonte libanese vicino a Hezbollah, al-Laqqis aveva partecipato a diverse battaglie all’interno della Siria. Stando a una fonte all’interno di Hezbollah citata dall’agenzia francese AFP, era “un amico personale e una delle persone più vicine al segretario generale Hassan Nasrallah”. Il quotidiano libanese Daily Star scrive che, stando alle sue fonti, al-Laqqis era una figura chiave nell’equipaggiamento di Hezbollah con droni (velivoli teleguidati) nonché il responsabile per il contrabbando di armi nella striscia di Gaza.

Il mese scorso, parlando a una grande adunata religiosa in occasione della giornata di lutto sciita dell’Ashura, Nasrallah aveva dichiarato che Hezbollah è in grado di fare “molte cose” per combattere lo spionaggio israeliano in Libano. Poche settimane dopo arriva l’assassinio di al-Laqqis, seguito dalle accuse di Hezbollah. Se queste fossero vere, ciò significherebbe che le forze di intelligence israeliane sono in grado di penetrare nelle file di Hezbollah molto più profondamente di quanto Nasrallah sia disposto ad ammettere.

Ma mercoledì stesso è arrivata dal portavoce del ministero degli esteri israeliano, Yigal Palmor, la netta smentita di qualunque coinvolgimento di Israele nell’uccisione: “Israele non ha categoricamente nulla a che fare con questo incidente – ha detto Palmor – Queste accuse automatiche sono un riflesso innato di Hezbollah: non hanno bisogno di prove, non hanno bisogno di fatti, semplicemente danno la colpa di qualsiasi cosa a Israele”.

(Da: Times of Israel, israele.net, 4.12.13)