Attentato suicida palestinese a Be’er Sheva

Solo lintervento di due guardie ha evitato una strage di grandi proporzioni.

image_864Un attentatore suicida palestinese, probabilmente giunto dalla zona di Hebron (Cisgiordania), si è fatto esplodere all’ingresso della stazione centrale degli autobus di Be’er Sheva (Israele meridionale) alle 8.30 ora locale di domenica mattina. Solo il coraggioso e tempestivo intervento di due guardie ha costretto il terrorista ha farsi esplodere prematuramente, evitando un disastro ancora peggiore. Quasi cinquanta le persone ricoverate per ferite o sotto shock. Gravemente ferite le due guardie. Una delle due, Lawi Abu Jama’a, 26 anni, è un beduino arabo israeliano, sposato e con due figli. L’altra si chiama Pavel Srotzkin.
Il terrorista intendeva salire su un autobus che lo portasse all’ospedale Soroka, ma il suo atteggiamento e il suo bagaglio hanno destato i sospetti dell’autista, che lo ha indicato alle guardie, le quali lo hanno avvicinato e tenuto d’occhio fino al momento dell’esplosione. Di fatto, hanno fatto scudo coi propri corpi, salvando innumerevoli vite.
I feriti sono stati ricoverati al Soroka Hospital di Be’er Sheva.

David Baker, portavoce del governo israeliano, ha immediatamente denunciato l’Autorità Palestinese per la sua totale inattività nella prevenzione del terrorismo. “Israele ha fatto passi necessari per far avanzare il processo di pace coi palestinesi – ha detto David Baker – I palestinesi non hanno adottato nessuna delle misure necessarie per prevenire il terrorismo. Senza queste misure, non può esservi alcun progresso fra le parti”.

L’attentato, che giunge esattamente una settimana dopo il ritiro israeliano da striscia di Gaza e Cisgiordania settentrionale, costituisce il primo importante attentato terroristico “riuscito” dopo l’attentato suicida nella città costiera israeliana di Netanya di un mese e mezzo fa.

Nei giorni scorsi, le Forze di Difesa israeliane erano intervenute a Tulkarem (Cisgiordania) per arrestare una cellula di terroristi in azione. Ne era seguito uno scontro a fuoco, con la morte di cinque palestinesi ricercati. ”In base alle intese di tregua concordate a Sharm – aveva spiegato il portavoce governativo Raanan Gissin – l ’Autorità Palestinese è tenuta a intervenire quando segnaliamo terroristi in azione. Se non lo fa, dobbiamo per forza intervenire noi”.

Nel giugno scorso era stata arrestata in tempo dalle forze di sicurezza israeliane la palestinese Wafa Samir Ibrahim al-Biss, delle Brigate Martiri di Al Aqsa (Fatah) mentre dalla striscia di Gaza tentava di raggiungere con addosso una cintura esplosiva l’ospedale Soroka di Be’er Sheva, dove era in cura.
“Come medico palestinese che ha lavorato per otto anni al Soroka Hospital di Beersheba – aveva dichiarato in quell’occasione il dott. Izzeldin Abuelaish, ostetrico-ginecologo originario del campo palestinese di Jabalya, striscia di Gaza – sono indignato per il cinico tentativo di realizzare al suo interno un attentato suicida da parte di una giovane donna palestinese. Gli ospedali israeliani non hanno mai smesso di dare assistenza ai palestinesi di Cisgiordania e Gaza anche nei momenti peggiori dell’intifada”.

(Da: YnetNews, israele.net, 28.08.05)

Nella foto in alto: I primi soccorsi sul luogo dell’attentato di domenica mattina a Be’er Sheva.