Attenzione all’esercito pan-arabo

L'alleanza araba contro i tentativi dell'Iran di espandere la sua egemonia presenta aspetti positivi, ma anche potenzialità negative

Di Zalman Shoval

Zalman Shoval, autore di questo articolo

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Uno degli effetti diretti dei cambiamenti della politica degli Stati Uniti in Medio Oriente, e in particolare dei cambiamenti nei suoi rapporti con l’Iran, è la crescente preoccupazione fra gli alleati arabi degli Usa di non potersi più fidare quando si tratta della loro difesa e sicurezza. Questo elemento, aggravato dal caos scatenato in Medio Oriente dall’ascesa dello “Stato Islamico” (ISIS) e dall’incerto futuro della Siria, costituisce la spinta che sta dietro alla decisione alquanto urgente della Lega Araba di formare una forza militare speciale.

Due settimane fa i comandanti militari di Egitto, Arabia Saudita, Giordania, Kuwait ed emirati del Golfo Persico si sono incontrati al Cairo e hanno deciso di formare un comando militare congiunto. I capi di questi stati arabi dovranno decidere entro la fine di giugno il prossimo passo in questa direzione, e si può facilmente supporre che non tutti a Washington vedono con entusiasmo questa iniziativa strategica araba, se non altro per via del fatto che essa dimostra chiaramente quante riserve nutra il mondo arabo rispetto alle politiche di Washington sull’Iran e l’imminente accordo sul nucleare.

La risposta di Washington è a due facce: ufficialmente l’amministrazione ha accolto con favore la decisione; ufficiosamente ha invece segnalato alle varie nazioni arabe che la loro alleanza militare non è necessaria, perché gli Stati Uniti non intendono voltare le spalle al Medio Oriente e hanno in programma di dimostrare il proprio impegno fornendo ai vari eserciti arabi armi e tecnologia militare avanzate. Il Washington Times, noto per avere ottime fonti negli ambienti della difesa americana, ha riferito la scorsa settimana che l’amministrazione sta valutando di fornire ai sauditi e a diversi stati del Golfo armi sofisticate che finora erano state offerte solo a Israele. Anche la Francia ha recentemente firmato un grande accordo per la fornitura di armi al Qatar.

Da: Limes (clicca per ingrandire)

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Per Israele, le possibili conseguenze di questi accordi sul piano diplomatico e della sicurezza sono piuttosto chiare, e sono al contempo positive e potenzialmente negative.

In chiave positiva appare finalmente evidente che le preoccupazioni di Israele circa l’imminente accordo nucleare tra Occidente e Iran sono condivise dagli alleati sunniti degli Stati Uniti, venendosi così a creare un fronte unico, anche se certamente non ufficiale, che comprende Gerusalemme, Riad, il Cairo, Amman e altri. Dunque, quella che il Segretario di stato Usa John Kerry ha chiamato “isteria” non è altro che la ponderata visione che si ha in Medio Oriente della minaccia iraniana. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato di questo nuovo consenso regionale nel suo recente discorso per il 70esimo anniversario della vittoria degli Alleati sui nazisti, quando ha detto che questa concordanza di interessi potrebbe contribuire a promuovere una soluzione del conflitto israelo-palestinese. A questo proposito si deve ricordare che, sebbene per ora il tema sia solo teorico, una delle richieste fondamentali fatte da Israele per la nascita di uno stato palestinese indipendente è che esso, oltre ad essere smilitarizzato, sia anche precluso ad alleanze militari con altre nazioni potenzialmente pericolose.

Israele, tuttavia, non può ignorare il fatto che, data l’instabile realtà del Medio Oriente, il piano volto a formare una coalizione pan-araba di questa natura ha anche un potenziale negativo. Washington ha promesso che il rafforzamento delle capacità militari delle nazioni arabe non comprometterà lo strategico vantaggio qualitativo di Israele (che è il vero deterrente che previene guerre aperte di eserciti arabi contro Israele): un impegno che gli Stati Uniti sono tenuti a mantenere da una risoluzione del Congresso del 2008. Ma la storia ci ha insegnato che questa promessa non è priva di punti deboli. Le considerazioni strategiche degli Stati Uniti non devono tener conto di minacce alla loro esistenza provenienti da paesi vicini come il Canada o il Messico, mentre Israele non si può permettere il lusso di ignorare le dinamiche del Medio Oriente, anche quando coinvolgono paesi con i quali ha firmato trattati di pace; e a maggior ragione quando si tratta di un esercito pan-arabo che comprenderebbe nazioni che non hanno mai firmato un trattato di pace con Israele.

Una coalizione araba che cercasse di impedire all’Iran e ai suoi scagnozzi in Siria, Libano, Sinai e Yemen di espandere l’influenza di Teheran sulla regione può essere uno sviluppo positivo a patto di non dimenticare mai che anche ciò che oggi sembra saldo e stabile può rivelarsi ben presto assai effimero.

(Da: Israel HaYom, 12.5.15)