Attenzione, il prof. Ilan Pappe racconta frottole

Ma i suoi testi sono determinanti per certe campagne anti-israeliane

image_701Martedì si tiene al Centro Herzl dell’Università di Haifa un convegno intitolato: “Il problema demografico e la politica demografica d’Israele”. Pochi giorni fa, in un’intervista al Jerusalem Post, Ilan Pappe, professore di scienze politiche all’Università di Haifa, ha protestato contro il convegno che, a suo dire, si intitola: “Gli arabi come problema demografico in Israele”. Il prof. Pappe afferma d’aver detto ai suoi studenti arabi di “stare attenti perché sono un problema demografico, e agli ebrei non piacciono i problemi demografici”. Alla domanda del Jerusalem post se il titolo del convegno fosse proprio quello, il prof. Pappe ha confermato nuovamente, aggiungendo che “si tratta di un esempio della insensibilità di una Università che va fiera di avere così tanti studenti arabi e che sostiene di salvaguardare la cultura della coesistenza”.
La discrepanza fra il titolo vero del convegno e quello dato dal prof. Pappe non deve sembrare marginale, giacché è proprio intorno a una questione di attendibilità, e di mancanza di attendibilità, che ruota l’aspro scontro in corso fra lo stesso prof. Pappe e l’Università per cui lavora.
Le accuse mosse dal prof. Pappe contro la sua università sono state determinanti per la decisione, il mese scorso, dell’Associazione dei Docenti Universitari Britannici di boicottare l’Università di Haifa. Accuse che l’Università respinge in quanto basate su falsificazione e deformazione dei fatti.
Distorte, secondo l’università, sono anche altre accuse mosse dal prof. Pappe contro di essa, accuse che pure – stando quanto affermato dal prof. Pappe al Jerusalem Post – hanno contribuito alla decisione dei docenti britannici.
Ad esempio, l’Associazione dei Docenti Universitari Britannici, nella risoluzione appoggiata dal prof. Pappe che decreta il boicottaggio dell’Università di Haifa, afferma che l’Università il 15 maggio 2002 avrebbe mandato allo stesso prof. Pappe una lettera “notificandogli che doveva affrontare un procedimento con possibile destituzione dalla sua posizione”. I docenti britannici dicono inoltre che questa notifica era collegata al fatto che il prof. Pappe aveva preso le difese di Teddy Katz, un laureato a Haifa la cui tesi era stata respinta, sostengono i docenti britannici, “perché documentava un massacro” di duecento civili arabi inermi da arte dell’Haganah nella località costiera di Tantura nel 1948. La risoluzione dei docenti britannici sostiene inoltre che la posizione lavorativa del prof. Pappe sarebbe tuttora a rischio.
In realtà, la tesi di Katz non fu respinta dall’Università, come sostengono i docenti britannici, perché “documentava” un massacro. Quello che è accaduto è che il giudice di un tribunale civile, in seguito a una querela per diffamazione intentata contro Katz da veterani dell’Haganah protagonisti di quei fatti, aveva deliberato che la tesi di Katz conteneva falsificazioni. Come avrebbe poi ribadito la Corte Suprema nel respingere il ricorso di Katz, il tribunale civile rilevava che la tesi conteneva “fatti che non sono veri e che diffamano la parte lesa”.
Secondo il prof. Amatzia Baram, membro di un comitato accademico successivamente costituito dall’Università di Haifa per riesaminare la tesi di Katz, v’erano significative discrepanze fra le registrazioni delle testimonianze orali di profughi palestinesi raccolte da Katz, le sue stesse annotazioni e il testo finale della tesi. Baram ha spiegato al Jerusalem Post che, anche dopo che Katz ebbe riscritto la tesi su richiesta del comitato, una commissione di revisori esterni espresse un giudizio così severo che la Authority per i Laureati decise di riconoscergli una votazione inferiore a quella inizialmente conseguita.
Un dettaglio curioso circa la tesi di Katz è che il prof. Pappe rifiuta di assumersi un ruolo di responsabilità circa la sua stesura. Nei ringraziamenti che accompagnavano il testo originale, completato nel 1998, Katz scriveva: “Uno speciale ringraziamento va al mio maestro e amico, il dottor Ilan Pappe, che ha letto più volte tutti i capitoli di questa tesi, ha fatto importanti commenti e mi ha aiutato molto nel realizzare questo lavoro così come si presenta”. Invece, a una domanda del Jerusalem Post circa il suo coinvolgimento nella tesi, il prof. Pappe ha risposto: “Se ha scritto che l’ho letta diverse volte, non è vero: l’ho letta tutta una volta sola”.
Nell’intervista al Jerusalem Post, che ha avuto luogo nella sua abitazione a Tiv’on, il prof. Pappe ha poi affermato: “Penso che senza sanzioni e senza pressioni su Israele, compreso il boicottaggio delle università, Israele non cesserà l’occupazione. Questa è la mia opinione, nota da cinque anni, ed è una delle ragioni per cui nel 2002, come afferma l’Università nella sua accusa contro di me, volevano espellermi e licenziarmi”. L’accusa cui fa riferimento il prof. Pappe, una copia della quale è stata vista dal Jerusalem Post, non venne inoltrata dall’Università, bensì dal preside di allora della facoltà umanistica, professor Yossi Ben-Artzi. Nel marzo 2002, Ben-Artzi inoltrò un reclamo presso l’organo disciplinare dell’Università accusando il prof. Pappe per aver diffamato e danneggiato la reputazione dei membri dello staff coinvolti nel riesame della tesi di Katz. L’atto d’accusa chiedeva all’organo disciplinare di usare la sua autorità per espellere il prof. Pappe dall’università. Tuttavia l’organo disciplinare dell’Università, con una lettera di risposta al reclamo di Ben-Artzi (anche questa visionata dal Jerusalem Post), si rifiutava di prendere in esame la richiesta sostenendo che ricadeva sotto la competenza di un tribunale civile, non di organismo accademico. Lo stesso prof. Pappe non è stato in grado di riferire al Jerusalem Post nessun ulteriore passo disciplinare assunto nei suoi confronti. Alla domanda se l’Associazione dei Docenti Universitari Britannici abbia ragione quando sostiene che la sua posizione lavorativa è ancora oggi a rischio, il prof. Pappe ha risposto di non aver mai ricevuto una lettera in cui lo si informasse ufficialmente che l’azione disciplinare nei suoi confronti era cessata.
In seguito alla risoluzione per il boicottaggio del mese scorso, il professor Uri Bar-Joseph, amico personale del prof. Pappe e direttore del suo dipartimento, ha scritto una lettera al Guardian dove afferma che non c’è nessuno all’Università di Haifa che stia oggi minacciando di rimuovere il prof. Pappe dal suo posto. “Ho scritto quella lettera di mia iniziativa – ha spiegato Bar-Joseph al Jerusalem Post – In essa non è implicato nessun dirigente dell’Università”. Il prof. Pappe sostiene invece che Bar-Joseph, benché suo amico, avrebbe scritto “una totale bugia”, molto probabilmente sotto “pesanti pressioni” da parte dell’Università.
Sebbene la risoluzione dei docenti britannici faccia riferimento solo alle accuse di cui si è detto, il prof. Pappe sostiene che il caso presentato all’Associazione dei Docenti Universitari Britannici comprendeva altre due questioni importanti. La prima – dice – sarebbe “il trattamento degli studenti arabi”; la seconda, “la chiusura del dipartimento di teatro per aver messo in scena opere politiche”.
A proposito della prima questione, in una lettera al Guardian scritta a sostegno del boicottaggio prima della decisione dei docenti britannici, il prof. Pappe sosteneva che “regolamenti draconiani impediscono agli studenti arabi dell’Università di Haifa di esprimere la loro rabbia e la loro frustrazione per ciò che è stato fatto e viene fatto contro il loro popolo”. Alla richiesta di offrire qualche esempio concreto di questi “regolamenti draconiani”, tutto ciò che il prof. Pappe ha detto è che in generale gli studenti arabi verrebbero puniti più severamente dei loro colleghi ebrei per infrazioni al regolamento interno, che dall’anno 2000 non possono più organizzare manifestazioni politiche all’interno del campus (benché il prof. Pappe riconosca che lo stesso divieto vale anche per gli studenti ebrei), e che agli studenti arabi sarebbe stato impedito di erigere un albero di natale all’interno del campus.
Circa la questione del dipartimento di teatro, diverse fonti dell’Università di Haifa, compreso il preside della facoltà umanistica e il direttore del dipartimento di teatro, hanno detto al Jerusalem Post che il dipartimento non è mai stato chiuso, e che funziona normalmente.

(Da: Talya Halkin, su Jerusalem Post, 16.05.05)

Nella foto in alto: La sede dell’Univesrità di Haifa, sul Carmelo