Autorità Palestinese: gli ebrei non hanno diritto di pregare al “Muro del pianto”

Intanto una nuova ricerca su 150 testi scolastici palestinesi rileva ancora delegittimazione, demonizzazione e appelli alla violenza

Ebrei in preghiera al Kotel (“Muro del pianto”) fotografati negli anni ’70 del XIX secolo.

Ebrei in preghiera al Kotel (“Muro del pianto”) fotografati negli anni ’70 del XIX secolo.

Due esponenti dell’Autorità Palestinese hanno recentemente affermato che la legge islamica vieta agli ebrei di pregare al Muro Occidentale del Monte del Tempio di Gerusalemme (noto come “Muro del pianto”), entrambi aggiungendo che quel muro fa parte integrante del complesso della moschea di Al-Aqsa.

“Allah ha decretato che la santa moschea di Al-Aqsa è islamica e appartiene solo ai musulmani”, ha dichiarato il mese scorso Tayseer Al-Tamimi, già giudice-capo del Tribunale religioso dell’Autorità Palestinese, in un discorso tradotto e diffuso in inglese dall’organizzazione non governativa Palestinian Media Watch. E ha aggiunto: “Questo fa parte del credo religioso di un miliardo e mezzo di musulmani, e gli ebrei non hanno alcun diritto su di essa. Nessun soggetto, non importa quanto potente o quanto sostenuto a livello internazionale, può modificare questo fatto indubitabile dando agli ebrei un qualunque diritto su di essa, né il diritto di pregare in qualunque sua parte. La moschea di Al-Aqsa comprende tutti i suoi cortili, e in particolare il suo Muro Occidentale o Muro Al-Buraq, che in fondo è parte di essa” (Al-Hayyat Al-Jadida, 17.2.14).

Mahmoud Al-Habbash, ministro dell’Autorità Palestinese per gli affari religiosi

Mahmoud Al-Habbash, ministro dell’Autorità Palestinese per gli affari religiosi

Gli ha fatto eco il Ministro dell’Autorità Palestinese per gli Affari religiosi Mahmoud Al-Habbash, secondo il quale ai non-musulmani dovrebbe essere proibito pregare nel complesso della moschea di Al-Aqsa la quale, dice, include anche il “Muro del pianto”. “La Moschea di Al-Aqsa rimarrà, per decreto divino, una moschea musulmana – ha dichiarato il ministro palestinese – Non sarà condivisa con nessuno, non verrà sottratta e nessuno vi pregherà eccetto i musulmani” (Al-Hayat Al-Jadida, 28.2.14). In un’intervista alla tv ufficiale dell’Autorità Palestinese, nel dicembre dello scorso anno, Al-Habbash aveva affermato: “Gerusalemme è patrimonio della religione e della storia nelle mani di tutti i musulmani, nella mani della Ummah (nazione islamica). Il Muro Al-Buraq (i.e. il Muro Occidentale o “Muro del pianto”) costituisce un’autentica parte della moschea di Al-Aqsa e solo di essa” (TV ufficiale dell’Autorità Palestinese, 6.12.13). Nel corso della stessa intervista, Al-Habbash aveva detto che “la libertà di culto nella nostra Gerusalemme è garantita a tutti”, e aveva aggiunto: “Ma abbiamo dei diritti, dei principi e delle posizioni che non possono essere cambiati”. (Da: Times of Israel, 27.3.14)

Un recente studio su 150 nuovi libri di testo dell’Autorità Palestinese, utilizzati anche dall’agenzia Onu Unrwa, rivela la presenza di una diffusa delegittimazione di Israele e persino di esortazioni all’uso della violenza contro gli ebrei in Israele. La ricerca è stata condotta dal Near East Policy Research Center sotto la guida di Arnon Gross, professore di studi islamici, a lungo corrispondente di Israel Radio per gli affari arabi. La ricerca di Gross ha comportato la traduzione di 150 nuovi libri di testo adottati di recente dall’Autorità Palestinese. L’agenzia Unrwa, che gestisce 250 scuole nella striscia di Gaza e altre 100 in Giudea e Samaria (Cisgiordania), afferma che nei libri di testo dell’Autorità Palestinese usati nelle sue scuole non vi è alcuna forma di istigazione o incitamento all’odio.

Alle scolare palestinesi di una scuola di Hebron viene insegnato come sarà il futuro stato palestinese una volta cancellato Israele dalla carta geografica

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Al contrario, il Near East Policy Research Center afferma d’aver rilevato diffuse manifestazioni di delegittimazione e di demonizzazione d’Israele, compresi appelli alla lotta violenta invece che alla pace. Stando ai testi scolastici palestinesi presi in esame, gli ebrei non hanno diritto a Israele, compresi i luoghi santi ebraici, e non sono considerati abitanti legittimi del paese. Il nome “Israele” appare pochissime volte sulle mappe, dove di solito è sostituito dal termine “Palestina”: anche i territori all’interno della ex linea armistiziale pre-‘67 vengono descritti come esclusivamente palestinesi.

Il Near East Policy Research Center ha inviato una lettera all’Unrwa chiedendo di correggere i difetti segnalati e di modificare le mappe in modo tale che mostrino le linee di confine attuali, indichino senza ambiguità come “Israele” il territorio israeliano all’interno delle linee pre-‘67 e mostrino le città ebraiche oltre a quelle arabo-palestinesi. Si chiede inoltre che i testi su cui studiano gli allievi palestinesi riconoscano l’esistenza di luoghi santi per gli ebrei, nei paragrafi dove trattano dei luoghi santi, e che citino i milioni di ebrei che vivono in Israele nei paragrafi dedicati alla demografia della regione. Si chiede infine che vengano rimosse le parti di testo che demonizzano Israele e/o gli ebrei e gli appelli alla lotta violenta come soluzione del conflitto. (Da: Israel HaYom, 31.3.14)