Bastonato dalla guerra in Siria, Nasrallah sfodera il solito vecchio tema: Israele

Nella migliore tradizione dell’estremismo arabo, per nascondere i guai in casa propria il capo Hezbollah lancia bellicose minacce allo stato ebraico

By Avi Issacharoff

Avi Issacharoff, autore di questo articolo

Avi Issacharoff, autore di questo articolo

Il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, è tornato martedì sera a fare quello che ha sempre fatto meglio: minacciare Israele nel tentativo di deviare ogni discorso in Libano verso lo scontro latente con lo stato ebraico. Dopo un bel po’ anni difficili e problematici che l’hanno visto oggetto di critiche incessanti da parte della popolazione libanese in generale, e della sua comunità sciita in particolare, a causa del coinvolgimento di Hezbollah nella guerra civile siriana, almeno per una sera lo sceicco terrorista ha ritrovato il sorriso.

Nasrallah ha tenuto il suo bellicoso discorso in occasione dell’anniversario della morte del suo predecessore, Abbas Musawi, ucciso nel 1992 in un attacco di elicotteri israeliani contro il suo convoglio. Dopo la morte di Musawi, Nasrallah, allora appena 33enne, venne nominato nuovo Segretario generale degli jihadisti sciiti libanesi Hezbollah, e mise subito a frutto le sue doti retoriche soprattutto per attaccare Israele.

Ma dal marzo 2011, con il coinvolgimento sempre più sanguinoso di Hezbollah nella spietata guerra civile siriana, Nasrallah non è più visto come una stella nascente del firmamento islamista e il suo status di leader ammirato in tutto il mondo arabo ne ha patito notevolmente. I suoi sforzi per aiutare il regime di Bashar Assad sotto attacco in Siria lo hanno reso un personaggio profondamente odiato da molti sunniti in Medio Oriente. La sua immagine di eroico “scudo del Libano” confezionata durante la guerra del 2006 con Israele, ma in realtà sin dal ritiro delle Forze di Difesa israeliane dal sud del Libano nel maggio 2000, si è decisamente logorata alla luce delle feroci battaglie combattute da Hezbollah a fianco di un despota che da anni si macchia di spaventosi crimini contro l’umanità.

Funerali di miliziani Hezbollah caduti in Siria

Funerali di miliziani Hezbollah caduti in Siria

Negli ultimi mesi Nasrallah ha parlato in modo ossessivo, quasi ogni settimana, della questione siriana e della situazione in Libano. Certo, non ignorava mai completamente Israele; ma il vero e collaudato nemico meridionale di Hezbollah restava sullo fondo. Martedì scorso, invece, è come se i consulenti mediatici di Nasrallah lo avessero convinto a riprendere alla grande i suoi assalti retorici contro Israele, sino al punto di rilanciare la vecchia minaccia di bombardare i depositi di ammoniaca di Haifa. “La nostra bomba nucleare” ha definito un attacco del genere nel suo discorso dell’altra sera. Nulla di nuovo, naturalmente: durante la seconda guerra in Libano dell’estate 2006, Hezbollah aveva già tentato di colpire i serbatoi chimici. L’opinione pubblica israeliana s’era quasi dimenticata di quella minaccia, ma il capo di Hezbollah è riuscito a riportarla sulle prime pagine, offrendo alle organizzazioni ambientaliste israeliane un argomento su cui si sono immediatamente gettate.

Ma nel suo discorso, Nasrallah si è tolto qualche altro sassolino. Attingendo anche qui al suo maggior punto di forza – il carisma personale – almeno per una sera s’è tolto la soddisfazione di sbeffeggiare gli stati arabi sunniti per i loro presunti contatti segreti con Israele chiedendosi enfaticamente come pensassero di potersi fidare della stessa entità che “ha ucciso sunniti in Palestina, Giordania e Libano”, opportunamente evitando di menzionare le centinaia di migliaia di sunniti assassinati in Siria dai combattenti Hezbollah e dai loro alleati alawiti e iraniani.

Il capo di Hezbollah Hassan Nasrallah durante il discorso ai libanesi trasmesso in tv martedì scorso

Il capo di Hezbollah Hassan Nasrallah durante il discorso ai libanesi trasmesso in tv martedì scorso

Nasrallah ha tenuto il suo discorso nel momento giusto per il suo gruppo, quando il rapporto di forze in Siria pende dalla parte del cosiddetto asse sciita: Hezbollah, esercito di Assad, Guardie Rivoluzionarie iraniane e, naturalmente, forze russe. Nasrallah sprizza fiducia e continua a promettere che la sua organizzazione, in Siria, è vicina alla vittoria. Ma la situazione in Siria non è così semplice. È vero che l’asse sciita ha fatto progressi, come si vede chiaramente nella regione nord-ovest di Aleppo (con le tragiche modalità che sono sotto gli occhi di tutti) e in quella di Daraa, nel sud. Ma l’asse sciita non ha ancora nemmeno iniziato a combattere contro lo “Stato Islamico” (ISIS), che si trova a centinaia di chilometri dal teatro delle battaglie in corso. Hezbollah ha già perso ben 1.500 combattenti in Siria, e in Libano si levano sempre più alte le voci critiche verso il gruppo. Più di cinquemila uomini di Nasrallah sono rimasti feriti in battaglia, e si può supporre che molti altri resteranno colpiti nei prossimi mesi. E dunque, cosa può esserci di meglio, per nascondere i guai di casa propria, che un po’ di bellicosa retorica contro Israele, ora che Hezbollah dispone finalmente di una sua “bomba nucleare”?

(Da: Times of Israel, 17.2.16)