Bombe sulla fabbrica d’armi iraniana in Sudan

Bando alle ipocrisie: è prevenzione anti-terrorismo.

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

image_3574Diversi editoriali israeliani hanno commentato la notizia secondo cui le autorità del Sudan hanno accusato l’aviazione israeliana d’aver bombardato, nella notte fra martedì e mercoledì, la fabbrica di armi Yarmouk, nella capitale Khartoum. Secondo le autorità locali, non vi sono state vittime.

Scrive Alex Fishman, su Yediot Aharonot: “Questo non è Sudan, è Iran. La fabbrica in questione non appartiene all’industria militare sudanese: appartiene al governo di Tehran ed è gestita dagli iraniani. Il Sudan ha accettato che un’attività iraniana finalizzata al traffico di armi e materiale militare venisse impiantata sul suo territorio, trasformandolo in questo modo in un legittimo bersaglio”.
(Da: Yediot Aharonot, 25.10.12)

Yehudit Ronen, su Ma’ariv, definisce il Sudan “un paese nel caos”, per cui “non c’è da meravigliarsi che un tale paese, caratterizzato da un regime di duro islamismo, sia diventato un covo e un comodo rifugio per terroristi, un luogo per la fabbricazione di armi e un punto di transito per il flusso di armamenti dall’Iran e dalla Libia verso il Sinai e la striscia di Gaza”.
(Da: Ma’ariv, 25.10.12)

Scrive Yoav Limor, su Yisrael Hayom: “Il Sudan è ben noto come un importante arsenale e una stazione di passaggio per armi iraniane verso il Medio Oriente (Libano e striscia di Gaza), ed è anche conosciuto per le attività delle Guardie Rivoluzionarie iraniane sul suo territorio, comprese le notizie sui loro impianti per la produzione di esplosivi e munizioni. Anche se a prima vista non si vede un legame fra Sudan e striscia di Gaza, dal punto di vista di Israele il denominatore comune fra i due fronti è chiarissimo: sventare le operazioni dl terrorismo e creare deterrenza”.
(Da: Yisrael Hayom, 25.10.12)