Bush, Sharon e i futuri confini dIsraele

Secondo Bush e Sharon il confine passerà a est dei maggiori centri abitati israeliani in Cisgiordania.

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

image_654Scrive Ha’aretz: Lunedì in Texas George W. Bush e Ariel Sharon hanno tracciato i confini più ampi che qualunque primo ministro israeliano poterebbe mai sperare di ottenere: al massimo – e anche questo non è automatico né senza condizioni – i confini correranno lungo la linea orientale attorno ai maggiori centri abitati (blocchi di insediamenti) israeliani in Cisgiordania, compresi implicitamente i quartieri post-67 di Gerusalemme. C’è da dubitare che Israele possa mai contare su un presidente americano più amichevole di Bush, e più combattivo verso i suoi nemici. Se Bush traccia quella linea per il suo ospite Sharon e per il mondo che li guarda, significa che qualunque campagna volta a conservare le decine di insediamenti che si trovano al di là di quella linea è destinata al fallimento. Molti israeliani, che da tempo sperano in un compromesso basato grossomodo sulle linee del 1967, non considereranno questo come una sconfitta, ma anzi il contrario. Altri, invece, compresi alcuni che sono stati al governo per anni e quelli che schierati in quell’estrema destra e che rende le cose difficili ai governi, si trastullano con l’illusione di poter mantenere tutti gli insediamenti in Cisgiordania.

Scrive Yediot Aharonot: Dal 1967 si sono succeduti dieci primi ministri in Israele, ma una cosa non è mai cambiata: la politica degli Stati Uniti contraria agli insediamenti israeliani e la loro richiesta che Israele torni sulle linee del 1967 con ‘lievi aggiustamenti’. (…) Ma sia il primo ministro Sharon che il presidente Bush hanno volutamente attirato l’attenzione dei media sulla questione degli insediamenti per mascherare il vero argomento discusso nell’incontro in Texas: la minaccia nucleare iraniana.

Scrive Hatzofeh: Bush ha deciso di voltare pagine con l’Europa e lo Stato di Israele dovrà pagarne il prezzo. Tutta la faccenda immaginaria del consenso degli americani sui blocchi di insediamenti è ora smascherata. A Israele si chiede di ritirarsi senza ottenere nulla in cambio, ed è un peccato che Sharon stia dando una mano all’eventualità di uno scontro civile.

(Da: Ha’aretz, Yediot Aharonot, Hatzofeh, 13.04.05)