Caffè, torta e coesistenza a Giaffa

Premiato un caffè letterario arabo-ebraico di Tel Aviv

Da un articolo di Justin Rudzki

image_2023Per l’osservatore casuale è solo un protagonista fra i tanti nell’affollata scena dei caffè si Tel Aviv-Giaffa. Il posto effonde un’aria bohemien-chic, non insolita in questa parte della città: muri biancastri, un misto eclettico di tavoli anni ’60 con il ripiano in formica e una panca coperta di cuscini variopinti. Un arazzo sul muro informa i visitatori che sono arrivati allo Yafa Books and Café. Sul muro opposto, uno scaffale pieno di libri in vendita: in arabo, ebraico e inglese.
Il menu dà un’idea delle ragioni che rendono questo locale particolare. Prodotti di tendenza da caffè israeliano, come ciabatta ripiena di pollo fritto, rucola e pesto, si accompagnano ai tradizionali cibi arabo-palestinesi: Malabi, Saj e Majadra.
Questo incontro di culture non si limita alle offerte gastronomiche e letterarie. In certe serate, tavoli e sedie vengono tolti e il locale si riempie di gente diversa, dalle comunità araba ed ebraica, che prende parte a presentazioni di libri, spettacoli musicali, serate di poesia, dibattiti e discussioni su argomenti culturali oltre che sociali e politici. Al piano superiore, una grande stanza un po’ dimessa ospita corsi di lingua araba.
Recentemente il New Israel Fund ha scelto il Yafa Café per il primo premio Yisraela Goldblum dedicato alla coesistenza. Il premio, istituito per commemorare la donna che ne porta il nome, attivista pacifista e co-fondatrice del movimento Pace Adesso, intende valorizzare gli sforzi che promuovono la coesistenza arabo-ebraica.
Secondo il prof. Menachem Ya’ary, presidente dell’Accademia della scienza israeliana e chairman del comitato di selezione che ha esaminato i trenta candidati al premio, la decisione è stata unanime: “Nessun altro candidato rispondeva così pienamente ai termini di riferimento del premio, com’è inteso dalla famiglia Goldblum – spiega – Si tratta di un programma ampio e potenzialmente allargabile sotto molti aspetti”.
Dina Lee, un’ebrea israeliana di Jaffa, e Michel El Rahab, un arabo israeliano di Ramle, aprirono il locale a metà del 2003. Per El Rahab si trattava della possibilità di mescolare il personale con il professionale. “Mi piace leggere – racconta – Ho sempre letto. Sono cresciuto con i libri”. Da adulto si rese conto di quello che egli definisce “la mancanza di una cultura letteraria tra gli arabi israeliani”, e così istituì una biblioteca comunitaria in arabo presso la sua chiesa locale. Yafa Café sembra il logico passo successivo.
La selezione di libri attira entrambe le comunità. Per la comunità arabo-israeliana, Yafa Café funziona come una libreria generica, permettendo loro di acquistare di tutto nella loro lingua, dai libri di astrologia agli ultimi romanzi: si tratta del il primo locale di questo tipo dal 1949. Per gli ebrei israeliani rappresenta la più ampia offerta che si possa trovare di opere arabe tradotte in ebraico.
“Così vengono, siedono sulle sedie allo stesso tavolo e comincia la conversazione”, dice El Rahab. Lee è d’accordo: “E’ impossibile sedersi qui e non avere niente a che fare con gli altri, anche non avendone l’intenzione. In questo modo apriamo dei passaggi tra le due comunità, tra le due culture, in modo rispettoso e sostanziale”.
Scegliere un episodio dagli ultimi cinque anni è molto difficile per Lee: “Ci sono così tante storie”, ammette. Ma un momento indimenticabile per i due proprietari fu l’incontro casuale tra Yossi Granovsky e Yousef Assfour a un tavolo dello Yafa Café. L’incontro ebbe come risultato il libro “I Prefer Your Face to the Moon, Jaffa!”, un piccolo volume di storie sull’antica Giaffa.
I 15.000 dollari del premio Goldbloom permetteranno ai due di investire nelle attrezzature necessarie per sostenere le serate culturali e forse ampliare il programma. Anche se le serate non sono certo redditizie, entrambi le considerano una chiave di volta del lavoro che svolgono, soprattutto nel senso di offrire uno spazio per presentare la cultura arabo-palestinese a un pubblico misto. Recentemente, il famoso cantante palestinese Amal Murkus ha tenuto un piccolo concerto nel caffè, seguito da una conferenza dello stesso artista e da un’interpretazione del suo lavoro fatta da un professore ebreo israeliano.
Lee vede premio come un significativo riconoscimento di tutti i risultati che il locale è riuscito a raggiungere. “E’ una specie di riconoscimento del fatto che questo tipo di spazio multiculturale può e deve esistere, e merita di essere sostenuto – dice – In qualche modo, per me e per la gente che viene qui regolarmente questo posto è la visione di come ci piacerebbe vivere quando sarà arrivata la pace”.

(Da: Israel21c.net, 18.02.08)