Campioni di scacchi nella capitale del deserto israeliano

Sorpresa: la città al mondo con più campioni di scacchi pro capite è Beer Sheva.

image_483Be’er Sheva era nota come oasi in tempi biblici, e più recentemente come zona depressa nel deserto, piena solo di cammelli e di squallidi progetti edilizi.
Oggi, ha un ben diverso motivo di notorietà: ogni 20.000 abitanti c’è un campione di scacchi, dice Eliyahu Levant, fondatore del locale club di scacchi, parlando degli otto membri del club che hanno raggiunto i massimi livelli nel gioco.
In realtà il rapporto è di un campione ogni 22.875 residenti, in una città di 183.000 abitanti. E’ un risultato notevole, se confrontato con i tradizionali centri scacchistici in Russia. A Mosca c’è un grande campione ogni 170.000 persone e a San Pietroburgo uno ogni 215.000.
Secondo Almog Burstein, rappresentante israeliano alla Federazione Mondiale degli Scacchi, in tutto il mondo ci sono solo un migliaio di grandi campioni.
Be’er Sheva ha la cultura degli scacchi, dice Vitali Golod, uno dei grandi campioni. Ma non è sempre stato così. E’ sicuramente merito di Levant se gli scacchi hanno preso piede in questa zona così arida. Levant, già giocatore ufficiale sovietico e allenatore del club di scacchi Spartak di Leningrado, è stato uno dei 140.000 ebrei sovietici che ha potuto poter emigrare in Israele all’inizio degli anni ’70, durante un breve disgelo nella politica del Cremino che di solito impediva agli ebrei di uscire dal paese. Arrivato in Israele nel 1973, Levant stupì la comunità scacchistica di Tel Aviv rifiutando un posto al club di scacchi locale e annunciando, invece, che andava a Be’er Sheva. “Non capivano che tipo fossi – dice Levant – Un nuovo immigrato che non sapeva una parola di ebraico e rifiutava un lavoro per andare a Be’er Sheva”. Quello che non sapevano i dirigenti del club era che , ancora in Urss, Levant era stato affascinato dal sogno del padre fondatore di Israele, David Ben Gurion, di trasformare la sonnolenta Be’er Sheva nella capitale del Neghev, il deserto meridionale d’Iisraele. Nel periodico clandestino “Questo è Israele:1970” che entrava di nascosto in Urss e circolava tra i dissidenti ebrei, Levant lesse della fondazione a Be’er Sheva di una università che avrebbe dovuto ridare vita alla città. Dice Levant: “Pensai che, negli scacchi, questo era il posto in cui avrei potuto incominciare da zero”.
Andò in tutte le scuole della città, giocando partite simultanee con decine di persone per volta. Nel primo anno giocò contro oltre duemila studenti, invitando tutti quelli con un buon potenziale ad entrare nel club neonato. All’inizio, il nuovo club di scacchi divideva una stanzetta con l’orchestra sinfonica locale, la scuola di danza ed il teatro. Ora, come riconoscimento del successo del club, la municipalità sta ristrutturando l’attuale sede del club, aggiungendo un secondo piano.
“E’ qui che faremo i nostri tornei”, dice Levant, indicando i muri coperti di vetrine contenenti le decine di trofei vinti dal club.
Sotto la guida di Levant, Be’er Sheva è diventata la forza dominante negli scacchi israeliani, vincendo il campionato nazionale 17 volte dal 1974. Ha anche aiutato a portare gli scacchi israeliani al 6° posto nel mondo, con quattro giocatori tra i primi 100.
Levant dice che il successo del suo club è basato sull’allevare i giovani talenti. Nel club il silenzio della profonda concentrazione è spesso punteggiato dalle grida dei più giovani che chiedono “E’ così?” quando risolvono problemi posti dall’insegnante, che esorta i ragazzi a pensare tre mosse in anticipo e contemporaneamente togliere i piedi dai tavoli.
“I genitori mandano i figli perché capiscono che gli scacchi sono un modo per sviluppare i processi del pensiero” dice Ilana David, che allena i più giovani, alcuni addirittura di 4 anni. Ma i bambini rimangono perché si divertono. “Mi piacciono la sfida e l’azione” dice Yonathan Hazan, 10 anni.
Mentre alcuni dei grandi campioni sono israeliani di nascita, non si può dire così di tutti.
Gli scacchi a Be’er Sheva e in tutto Israele sono stati molto incrementati dalla caduta dell’Unione Sovietica, quando più di un milione di persone, negli anni ’90, sono immigrate in Israele dalla tradizionale patria degli scacchi.
Molti degli immigranti che giocavano a scacchi in patria furono attratti a Be’er Sheva dalla reputazione di Levant, che si era diffusa in tutto il mondo scacchistico. Michael Klenburg, giunto in Israele dall’Ucraina nel 1994 e stabilito a Be’er Sheva, dove gioca in torneo ed insegna, dice che Be’er Sheva è oggi un nome ben noto e ciò grazie a Levant, “l’uomo giusto al momento giusto”.
Ma per Levant il più grande successo non sono tanto i trofei o i campioni di livello internazionale, ma il contributo dato ai giovani della città. Tutti i miei studenti – dice con orgoglio – nessuno escluso, sono andati all’università.

(da: Associated Press, 9.12.04)

Nella foto in alto: Ilan Gubler, 7 anni, studia una mossa durante una lezione di scacchi al club di Be’er Sheva