C’è chi cita freddure antisemite pur di sostenere che Israele è la causa dell’antisemitismo

In ogni epoca gli agitatori anti-ebrei hanno sempre sostenuto che reagivano ai “misfatti” degli ebrei: Israele non è che l’ultimo pretesto

Di Dave Rich

Dave Rich, autore di questo articolo

Identificare l’antisemitismo e studiare come contrastarlo e sconfiggerlo non è impresa facile, ma in più di due decenni di lavoro e studio in questo campo ho messo a punto una semplice regola: non scimmiottare gli antisemiti contro cui ci si  batte.

O meglio, sembrerebbe una regola semplice. Ma lo scrittore e attivista britannico Tony Klug è caduto dritto dritto in questa trappola quando recentemente, su questo stesso giornale (Ha’aretz, 30.7.17), ha citato un conoscente che, a suo dire, gli avrebbe detto: “Pensavo che antisemita fosse chi odia gli ebrei, non chi è odiato dagli ebrei”.

Avevo già sentito Klug un paio di mesi fa citare la stessa facezia, suscitando applausi e qualche risata, durante un convegno su sionismo e antisemitismo organizzato a Londra dal Pears Institute for the Study of Anti-Semitism. Ma non era la prima volta che la sentivo, giacché per molti anni è stata una delle battute preferiti da David Irving, che la ripeteva nei suoi discorsi rivolti a un pubblico di antisemiti e negatori della Shoà scatenando di solito risate molto più robuste di quelle suscitate da Klug.

Segnalai la cosa a Klug, pubblicamente, durante il convegno dello scorso maggio, suggerendogli di riconsiderare il fatto che aveva citato la stessa freddura usata da David Irving, un uomo definito da un tribunale britannico (davanti al quale perse nel 2000 la causa per diffamazione che aveva intentato contro la studiosa Deborah Lipstadt) “un attivo negatore della Shoà […] antisemita e razzista […] associato a estremisti di destra che promuovono il neonazismo”. All’epoca Klug sembrò indifferente alla notizia che stava scimmiottando David Irving. Era molto più agitato dall’insinuazione che stesse scherzando. Era invece terribilmente serio, assicurò gli accademici riuniti, quando sosteneva che gli ebrei hanno capovolto il senso dell’antisemitismo creando un’arma dell’odio ebraico contro altri. Alla luce del suo recente articolo su Ha’aretz, evidentemente Klug continua a pensare che valga la pena utilizzare quella frase pur sapendo a che genere di compagnia quella citazione lo accomuna.

Tony Klug

In realtà, nemmeno Irving fu il primo a ideare la freddura. Il dubbio onore spetta probabilmente al defunto Joseph Sobran, che se ne uscì con quella frase nei primi anni ’90. Per la cronaca, Sobran venne licenziato dalla National Review nel 1993 per aver scritto una serie di articoli antisemiti e divenne ospite fisso del circuito internazionale delle conferenze per la negazione della Shoà dove egli, come Irving, amava ripetere al suo pubblico che “un tempo antisemita significava uno che odia gli ebrei, ora significa uno che è odiato dagli ebrei”.

Grazie a Klug, questa frase è riuscita a farsi strada dagli atti del negazionista (e neonazista) Institute for Historical Review in quelli di un convegno dell’autorevole Istituto Pears per lo Studio dell’Antisemitismo (del quale, per completezza, chiarisco che sono Associate Research Fellow, pur non avendo avuto alcun ruolo nell’organizzazione del convegno con Klug). Forse Klug non era a conoscenza delle origini dello scherno quando lo usò a maggio, ma non può accampare questa scusa per averlo ripetuto lo scorsa settimana su Ha’aretz.

Perché la freddura funziona così bene? Penso che sia per il fatto che fa leva sullo stereotipo dell’ebreo vittimista che si lamenta sempre, dell’ebreo paranoico che vede antisemitismo dappertutto, dell’ebreo furbo e disonesto che usa la sua intelligenza per confondere il suo ignaro nemico. È una battuta che autorizza a ridere con disprezzo della paura degli ebrei per l’antisemitismo. Ma quella paura è concreta e giustificata. Klug ammette che l’antisemitismo è in aumento, ma tutto quello che sa fare per spiegare il motivo di tale aumento è incolpare l’occupazione israeliana. E l’unica soluzione che offre è che Israele faccia la pace con i palestinesi e, con questo tocco di bacchetta magica, ponga fine all’antisemitismo tutto d’un colpo.

“Si vada a dirlo agli ebrei d’Argentina che erano più al sicuro negli anni ’90, ai tempi della pace di Oslo”. Nella foto: Buenos Aires, 18 luglio 2017, commemorazione delle 85 persone uccise nell’attentato islamista del 1994 al Centro comunitario ebraico AMIA

La storia ci dice che la realtà non è così semplice. In ogni epoca gli agitatori anti-ebrei hanno sempre sostenuto che non facevano altro che reagire ai “misfatti” degli ebrei. L’antisemitismo, essendo allo stesso tempo una teoria della cospirazione, un pregiudizio e una visione chiusa del mondo, non si comporta razionalmente. Se Israele facesse la pace, i social network si riempirebbero probabilmente di teorie su quanto quella pace è un complotto dell’alta finanza sionista per sottomettere tutta la regione sotto il giogo del capitale ebraico, o qualche altra stupidaggine del genere che sarà creduta da milioni di persone.

Klug cita il processo di Oslo come un periodo in cui l’antisemitismo è diminuito, dice, grazie alle speranze di pace fra Israele e Palestina. Ma quegli anni conobbero invece un drammatico aumento del terrorismo islamico, in Israele e all’estero, appositamente pensato per far naufragare il processo di pace. Si vada a dirlo agli ebrei d’Argentina che erano più al sicuro negli anni ’90, quando Iran e Hezbollah fecero saltare per aria a Buenos Aires il Centro AMIA della comunità ebraica, trucidando 85 persone.

Questo violento terrorismo jihadista, combinato con le teorie complottiste che circolano incontrastate in ampie parti delle comunità musulmane e sui versanti estremi della destra e della sinistra, sono appunto ciò che mette in allarme, oggi, gli ebrei d’Europa. Troppa parte della sinistra ha ben poco da dire a questo proposito e ancora meno da offrire agli ebrei in termini di solidarietà. Invece, ci viene detto di prendere le distanze da Israele oppure subirne le conseguenze.

Israele deve fare la pace per ragioni sue. Ma è del tutto ingenuo pensare che, quel giorno, i compari di David Irving la smetteranno con la propaganda anti-ebraica. Ed è stupido che coloro che sostengono di opporsi all’antisemitismo scimmiottino, oggi, quella propaganda.

(Da: Ha’aretz, 1.8.17)