«Celebriamo ogni mano che ha lanciato un razzo su Israele»

Il Fatah di Abu Mazen acclama il terrorismo di Hamas e la lotta armata contro civili israeliani.

image_3626L’Autorità Palestinese e Fatah, che fanno capo a Mahmoud Abbas (Abu Mazen), hanno entrambe condannato con forza l’operazione israeliana del novembre scorso “Colonna di nube difensiva” volta a distruggere la strutture terroristiche di Hamas nella striscia di Gaza. Entrambe non hanno mai condannato i lanci di razzi di Hamas contro Israele né prima, né durante gli otto giorni di scontri. Al contrario, esponenti di primo piano sia dell’Autorità Palestinese che di Fatah hanno “benedetto Hamas”, “lodato e reso onore” al lancio di razzi contro la popolazione israeliana ed anche perorato “la lotta armata”.
Almeno cinque membri del Comitato Centrale di Fatah hanno recentemente osannato Hamas e la Jihad Islamica palestinese per gli attacchi coi razzi contro Israele e/o promosso il ricorso alla lotta armata.

Abbas Zaki, membro del Comitato Centrale di Fatah, dopo il recente conflitto a Gaza ha dichiarato ad una tv palestinese: “I miei sentimenti verso Hamas si sono ammorbiditi. Rendo loro omaggio. Ci hanno procurato grande piacere. Che Allah benedica la Jihad Islamica, che Allah benedica Hamas. Io sono a favore di una vittoria palestinese a Gaza, la vittoria di Hamas e della Jihad Islamica. Nulla conta oggi, per me, tranne la sconfitta di Israele”.
Per il filmato di Abbas Zaki del 21.11.12 su “Wattan TV” (con sottotitoli in inglese), si veda:

http://www.palwatch.org/main.aspx?fi=990&fld_id=990&doc_id=8169

oppure: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=bsDMSkJaPEI

L’ammirazione di Zaki per gli attacchi di Hamas contro i civili israeliani è condivisa da un altro membro del Comitato Centrale di Fatah, Jamal Muhaisen: “Noi naturalmente elogiamo la risolutezza del nostro popolo a Gaza. Noi lodiamo e salutiamo ogni mano che ha lanciato un razzo da Gaza su Israele, e ogni mano che ha gettato una pietra sul versante israeliano della Cisgiordania”.

Analogamente un editorialista del quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese ha espresso la propria soddisfazione per “l’eroica prova delle organizzazioni della resistenza” a Gaza, che sono riuscite “a far arrivare i missili della resistenza a Tel Aviv, Gerusalemme ed Eilat sorprendendo e sconcertando i leader israeliani”, e che hanno sviluppato “la risposta nazionale” in modo tale da “far avanzare le operazioni di bombardamento all’interno di Israele, e con l’esplosione di un autobus [a Tel Aviv] che ha ferito venti persone: un atto che ha sconcertato ancor di più i leader israeliani”.

Anche l’alto esponente dell’Autorità Palestinese Nabil Shaath ha espresso solidarietà a Hamas, glorificando la morte dell’“eroe” Ahmed Al-Ja’abari (il capo dell’ala terrorista di Hamas, responsabile della morte di decine di israeliani, ucciso dalle forze israeliane all’inizio dell’operazione “Colonna di nube difensiva”): “Che Allah abbia misericordia dell’eroe Ahmed Al-Ja’abari e di tutto gli altri martiri”, ha dichiarato Shaath in un comizio a Gaza. Ed ha aggiunto: “”Siamo tutti qui riuniti per l’unità [tra Fatah e Hamas]: questa unità ci procurerà altre vittorie”.
Per il video di Nabil Shaath del 22.11.12 sulla tv di Hamas “Al-Aqsa” (con sottotitoli in inglese) si veda:

http://www.palwatch.org/main.aspx?fi=990&fld_id=990&doc_id=8145

oppure: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=qpTpJBdvgIU

A rafforzare l’elogio del terrorismo di Hamas contro Israele fatto da questi membri di Fatah, altri membri del Comitato Centrale di Fatah hanno continuato a sostenere la ripresa della “lotta armata” contro Israele. Ad un raduno pubblico a Ramallah, l’alto esponente dell’Autorità Palestinese Jibril Rajoub ha giurato: “Chiunque invada il nostro territorio se ne andrà in una cassa di legno. Questa terra è la nostra terra. Che se ne vadano questi terroristi [i leader israeliani] e la gente che li sostiene, questo governo che fa terrorismo ufficiale, che ci porta Baruch Marzel [attivista israeliano di estrema destra] e quello scarafaggio chiamato Liberman [l’allora ministro degli esteri israeliano]. Per fedeltà verso il tuo sangue, o Arafat, che moristi in questo mese [di novembre], noi non rimetteremo la spada nel fodero fino a quando non vi sarà uno Stato, fino a quando non verranno realizzate le nostre aspirazioni, fino a quando i profughi non saranno tornati. Io vi dico che il ritorno [dei profughi e loro discendenti all’interno di Israele] è tra le cose più sacre per Fatah e per tutti i palestinesi. La resistenza [lotta armata] in tutte le sue forme è la scelta strategica di Fatah. Orsù accordiamoci, noi siamo pronti a farlo: se si spara, spareremo; se si manifesta, manifesteremo. Lunga vita alla Palestina!”.
Per il video di Jibril Rajoub del 29.11.12 sulla PA TV-Fatah (con sottotitoli in inglese) si veda:

http://www.palwatch.org/main.aspx?fi=472&fld_id=474&doc_id=8171

oppure: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=ezdKWeBjT_s

Già all’inizio dell’anno Rajoub aveva dichiarato: “Noi crediamo ancora in tutte le forme di lotta. Nessuno ha rimosso il fucile dall’equazione”.

Lo scorso 8 ottobre, un altro membro del Comitato Centrale di Fatah, Mahmoud Al-Aloul, aveva ribadito che il sostegno alla “lotta armata” contro Israele costituisce tuttora un valore per Fatah e Autorità Palestinese. “Nessuno ha eliminato l’opzione della lotta armata e della resistenza”, ha affermato alla tv privata palestinese Wattan. Facendo riferimento al testo del “Programma politico” di Fatah confermato dal sesto congresso di Fatah del 2009, Al-Aloul ha detto: “Fatah ritiene che la lotta armata in tutte le sue forme è diritto legittimo delle nazioni occupate quando affrontano gli occupanti. Non penso che vi sia un solo palestinese che abbia escluso o eliminato dai suoi piani la resistenza: qualunque forma di resistenza. Ogni forma di resistenza necessita di certe circostanze per essere utilizzata. Ogni fase ha la sua forma di resistenza più adatta, e la resistenza armata non è stata assolutamente eliminata come opzione da nessuno. Noi ci auguriamo che quella che viene definita la primavera araba crei il clima adatto affinché i palestinesi possano utilizzare [la resistenza armata]”.
Per il video di Mahmoud Al-Aloul dell’8.10.12 su WattanTV (con sottotitoli in inglese) si veda:

http://www.palwatch.org/main.aspx?fi=797&fld_id=797&doc_id=8170

oppure: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=0-RSc8rcf8Q

Lo scorso settembre anche Abu Muhammad, portavoce di un’unità delle Brigate Martiri di Al-Aqsa (ala militare di Fatah), ha parlato di “legittimo diritto” quando ha affermato che “è importante vedere la lotta armata come una strategia più che una tattica, come un legittimo diritto e la sola soluzione per liberare la terra e sradicare l’occupazione”.

Analogamente le Brigate Martiri di Al-Aqsa, in un comunicato-stampa di ottobre, chiedevano “a tutte le fazioni che conducono azioni armate di tornare all’opzione della resistenza nello scontro con l’occupazione”, sottolineando che esse “continueranno la resistenza in tutte le sue forme”. Dicevano inoltre che non c’è alcun cessate il fuoco con Israele, ribadendo che non avrebbero “cessato i loro attacchi fino alla liberazione della Palestina in ogni sua parte”.
Le reazione delle Brigate Al-Aqsa (di Fatah) all’operazione israeliana anti-Hamas è stata che “sin dal primo momento dopo l’uccisione del comandante [di Hamas] Ahmed Ja’abari, le Brigate [di Fatah] hanno pensato di rispondere per vendicare il suo sangue puro”. Queste le parole usate dal portavoce Abu Muhammad, che si è anche vantato di come le Brigate di Fatah “sono riuscite a lanciare tre razzi mezz’ora dopo che era stata annunciata la morte da martire” di Ja’abari, e di come “le Brigate Al-Aqsa hanno sparato 600 razzi e colpi di mortaio verso i territori occupati [leggi: Israele] durante i giorni dell’aggressione”.

Un “combattente” delle Brigate di Fatah ha dichiarato: “La guerra [a Gaza] è finita, ma le scorte di armi e razzi delle Brigate Martiri di Al-Aqsa non sono esaurite e noi siamo pronti allo scontro in qualunque momento, e non cederemo mai le nostre armi in nessuna circostanza”.

(Da: PMW- Palestinian Media Watch Bulletin, 13.12.12)