Chi ricorda i profughi ebrei dai paesi arabi?

È tempo di mettere sul tavolo il dossier dei beni abbandonati dagli ebrei nei paesi arabi

Da un articolo di Moshe Karif

image_1850Il prossimo autunno – ci dicono – vedrà la convocazione di una conferenza internazionale per la soluzione del conflitto mediorientale. Il segretario di stato americano Condoleezza Rice fa la spola tra le capitali della regione, e i sauditi promettono di partecipare a una condizione: noi, dicono, verremo a discutere tutti i temi, anche quelli fondamentali come la questione dello status di Gerusalemme e la questione dei profughi.
Sarebbe una bella fortuna se il primo ministro israeliano Ehud Olmert riuscisse davvero a intavolare colloqui su tutto, inserendo nell’equazione del negoziato entrambe le questioni dei profughi: i profughi palestinesi e il loro risarcimento, e i profughi ebrei dai paesi arabi e il loro risarcimento.
Il risarcimento dei profughi palestinesi è una delle questioni principali che dovrà essere risolta quando verrà formulata la storica riconciliazione fra israeliani e palestinesi. Ma contemporaneamente dobbiamo ricordare che gli ebrei dei paesi arabi dovettero abbandonare proprietà del valore di miliardi, una perdita storica che nessuno pretende che venga restituita come tale ai legittimi proprietari.
Gli ebrei che vivevano nei paesi arabi, molti dei quali vennero a stabilirsi in Israele quando i loro rapporti con i vicini arabi si interruppero bruscamente dopo secoli di coesistenza, persero in un attimo tutto il loro mondo. Il risorgimento nazionale che portò alla nascita dello stato di Israele generò una forte ostilità fra ebrei e musulmani, che produsse grandi ondate di immigrati costretti a lasciarsi alle spalle non solo una ricca tradizione, ma anche un cospicuo patrimonio di proprietà pubbliche e private.
Nel giovane stato di Israele si tendeva a dar poco credito ai racconti di grandi patrimoni abbandonati. Le poche volte che si prestò attenzione alla questione delle proprietà ebraiche nei paesi arabi non fu tanto per risarcire gli ebrei immigrati dalla Tunisia, dal Marocco o dall’Iraq, quanto per contrapporre polemicamente le proprietà perdute dagli ebrei con quelle perdute dai palestinesi. Moshe Sharett, ministro degli esteri nel 1951, disse alla Knesset che “il valore delle proprietà ebraiche congelate in Iraq verrà tenuto presente nel calcolare il risarcimento che abbiamo promesso agli arabi che hanno abbandonato proprietà in Israele”.
Una cinquantina di anni fa, quando si presentò un’opportunità di concludere finalmente l’interminabile saga fra israeliani e palestinesi, Israele tentò con maggiore sforzo di inventariare le proprietà ebraiche attraverso la Federazione Ispano-Americana. In quell’occasione il presidente della Federazione ammise: “Chiaramente nessuno crede che i paesi arabi compenseranno mai Israele, ma bisogna comunque sollevare la rivendicazione [dei profughi ebrei] insieme a quella dei palestinesi”.
Lo stato di Israele non ha mai potuto contare su una grande cooperazione da parte della gente nel suo tentativo di rintracciare le proprietà perdute, soprattutto a causa della profonda diffidenza circa i veri scopi dell’inventario. Per sapere quante proprietà ebraiche sono rimaste nei paesi arabi, occorre procedere a un inventario assai complicato: case private, attività d’affari, negozi, edifici pubblici, sinagoghe e strutture religiose, circoli comunitari. Tutto è andato perduto.
C’è chi stima fra i 10 e i 30 miliardi di dollari il valore delle proprietà ebraiche nei paesi arabi. Altri sostengono che solo in Iraq le proprietà ebraiche ammontano a 100 miliardi, e quelle in Egitto a 60 miliardi di dollari.
Ora, nel momento in cui i sauditi dichiarano di voler finalmente risolvere tutte le questioni di fondo, è tempo di mettere sul tavolo anche il dossier delle proprietà che gli ebrei sono stati costretti ad abbandonare nei paesi arabi: quegli ebrei che ancora oggi in gran parte popolano la periferia della società israeliana, con i loro figli e nipoti.
Israele deve creare un’Authority pubblica trasparente incaricata di inventariare le proprietà ebraiche nei paesi arabi. Bisogna formare squadre di esperti che raccolgano informazioni dalla generazione di quei padri che ancora vivono in Israele e che sono in grado di dimostrare i loro titoli di proprietà. I risultati di questo inventario saranno presentati a chiunque voglia davvero porre fine al conflitto.
E quest’autunno si parlerà di tutto: delle proprietà ebraiche e di quelle palestinesi. Non per contrapporsi, ma per creare finalmente una struttura adeguata a coloro che persero i loro beni, qui e là, a causa della guerra.

(Da: YnetNews, 23.09.97)

Nella foto in alto: 1952, un campo di ebrei cacciati da paesi arabi, appena giunti in Israele