Chi vince e chi perde, nella battaglia sulle armi chimiche siriane?

Un quadro ancora confuso che si chiarirà solo nei prossimi due mesi

Di Gil Hoffman, Avi Issacharoff

Il segretario di stato Usa John Kerry e il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov

Il Segretario di stato Usa, John Kerry, e il Ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov

Più di tre quarti degli israeliani non credono che la Siria manterrà l’impegno di smantellare il suo programma di armi chimiche. È quanto emerge da un sondaggio d’opinione pubblicato lo scorso fine settimana dal quotidiano Israel HaYom.

Il sondaggio della New Wave, su un campione rappresentativo delle popolazione adulta ebraica israeliana, è stato condotto mercoledì, prima che venisse concluso l’accordo tra gli Stati Uniti e la Russia, ma in una giornata in cui la proposta russa dominava i titoli di giornali e notiziari tv.

Il sondaggio ha rilevato che il 75,6% dei cittadini ebrei israeliani non crede che i siriani cederanno il controllo su tutte le loro armi chimiche, il 12,8% dice che il leader siriano Bashar Assad manterrà l’impegno, mentre l’11,6% dice di non sapere.

Alla domanda su chi abbia vinto lo scontro sulle armi chimiche della Siria, il 48,3% degli intervistati afferma che l’ha vinto il presidente russo Vladimir Putin, il 29% che l’ha vinto Assad, il 18,3% dice di non sapere, mentre l’8,8% indica come vincitore il presidente americano Barack Obama, e l’8,8% Israele.

Alla domanda chi sia lo sconfitto, il 63% dice Obama, il 20,6% dice di non sapere, il 17,3% dice che lo sconfitto è Israele, mentre l’8,7% indica come sconfitto Assad e il 3,3% indica Putin.

Alla domanda su come Obama stia gestendo la crisi siriana, il 66,7% parla di insuccesso, il 17% parla di successo e il 16,3% dice di non sapere.

Infine alla domanda se Obama, alla luce della sua gestione della crisi siriana, riuscirebbe a prevenire un Iran nucleare, il 65,3% degli israeliani intervistati dice di no, il 22,6% dice di non sapere, contro il 12,1% secondo cui Obama avrebbe successo in quella cruciale missione.

"Assad ha gabbatoi l'Occidente?"

“Assad ha gabbato l’Occidente?”

Scrive Avi Issacharoff, sul Jerusalem Post: «Vi è una tendenza naturale tra i giornalisti (e includo anche me stesso), una tendenza quasi istintiva a riassumere certi eventi il più sinteticamente possibile: per assegnare punteggi, stabilire chi ha vinto e chi ha perso, gettare un po’ di luce su uno scenario spesso impreciso e confuso trasformandolo in uno schema in cui tutto è bianco o nero.

Subito dopo l’annuncio che la Siria aveva accettato la proposta russa di mettere sotto sorveglianza internazionale i suoi arsenali di armi chimiche, i mass-media americani e israeliani si sono divisi in due campi ben distinti: i detrattori e i sostenitori del presidente Barack Obama. I primi affermano che il presidente siriano Bashar Assad è il grande vincitore, mentre i secondi sostengono che Obama ha dimostrato fin dove può arrivare la sua fiducia nella diplomazia internazionale, riuscendo a far cedere a Damasco le sue armi chimiche senza sparare un colpo.

In realtà, nella situazione attuale in Siria è ancora troppo presto per individuare vincitori e vinti. Solo quando il quadro diventerà più chiaro, nel giro di un paio di mesi, vedremo effettivamente che impatto avrà avuto sulla realtà delle cose la manovra russa di quest’ultima settimana: Assad ha davvero gabbato l’Occidente e riuscirà a restare aggrappato ad alcune delle sue armi chimiche, oppure Obama può davvero vantare dei successi in Medio Oriente senza aver fatto ricorso ad alcuna azione militare?

Certo, la Siria questa settimana ha proclamato che aderisce alla Convenzione contro le armi chimiche. Eppure, nonostante questo recente “entusiasmo” di Damasco per i trattati internazionali, le probabilità di uno scenario che veda il presidente siriano impegnato davvero a consegnare il suo intero arsenale di armi chimiche non sono nulle, ma certamente non sono molto alte. Il regime siriano ha bisogno di quelle armi per dissuadere i più forti nemici interni ed esterni, tra cui gli Stati Uniti e lo stesso Israele. Per Assad sono un’assicurazione sulla vita. È più logico, quindi, supporre che il presidente siriano consegnerà, sì, delle armi chimiche, e forse anche la maggior parte di esse, ma cercherà in tutti i modi di tenersi stretto un paio di magazzini di missili “chimici”, giusto per ogni evenienza».

(Da: Jerusalem Post, 14-15.9.13)