Civili o combattenti?

Diverse definizioni possono spiegare cifre dei caduti così discrepanti

image_2371Le Forze di Difesa israeliane insistono nel sostenere che i caduti nella striscia di Gaza sono in grande maggioranza “uomini in armi” o “combattenti”. Le “fonti palestinesi” sostengono invece che metà dei morti sarebbero “civili”. Tale discrepanza fra le stime delle due parti potrebbe nascere da una diversa definizione di “combattente effettivo”.
Alle fine della scorsa settimana le Forze di Difesa israeliane stimavano 700 morti, tre quarti dei quali combattenti. Di questi, almeno 290 identificati come ben noti terroristi Hamas. Da quando è iniziata la controffensiva anti-Hamas nella striscia di Gaza, Israele ha ribadito infinite volte che non prende di mira i civili, ma solo membri e strutture di Hamas.
I rappresentanti palestinesi (compresi quelli che parlano a nome di agenzie internazionali) alla fine della settimana scorsa parlavano di 750 morti. Questa la cifra riportata, ad esempio, al Jerusalem Post da Mutasem Awad, coordinatore della Mezzaluna Rossa Palestinese. Alla domanda se la Mezzaluna Rossa fosse in grado di indicare la differenza fra “civili innocenti” e “uomini in armi”, Awad ammetteva che la questione è assai complicata. “Ma normalmente i miliziani vestono un’uniforme e sono armati – aggiungeva – e a noi non risultano molti morti di questo tipo”.
Fonti della difesa israeliana affermano tuttavia che numerosi uomini di Hamas combattono senza uniformi.
Awad aggiungeva anche che “molti miliziani sono stati uccisi sebbene in quel momento non fossero impegnati in combattimenti e noi, in base alle leggi internazionali, li consideriamo civili”.
Avi Bell, professore di diritto all’Università Bar-Ilan e direttore del Global Law Forum del Jerusalem Center for Public Affairs, spiega che la definizione di “combattente effettivo” è piuttosto vaga.
“E’ considerato un combattente chi, con o senza un’arma personale, stia combattendo come parte di una forza armata organizzata. Naturalmente vi sono situazioni in cui un combattente è chiaramente al di fuori dei combattimenti, come ad esempio quando è ferito o in licenza”.
Secondo Bell, la differenza fra le cifre può anche nascere da diverse definizioni di combattente relative al fatto che il conflitto venga definito “internazionale”, cioè fra due stati, oppure regionale, come il conflitto nella striscia di Gaza. “Diversi commentatori ritengono che la definizione di combattente in un conflitto regionale sia molto più ampia. Il gap nelle cifre potrebbe spiegarsi col fatto che i palestinesi danno una definizione assai più ristretta dei loro combattenti. Israele considera civile chiunque non appartenga alle forze armate, a meno che non sia attivamente coinvolto nei combattimenti. E considera combattente chiunque sia attivamente coinvolto nell’organizzazione del combattimenti, anche se non è personalmente armato. È la concezione più accreditata anche nella comunità internazionale”.

(Da: Jerusalem Post, 8.01.09)

Nella foto in alto: Combattenti palestinesi mescolati ai civili nella striscia di Gaza (foto d’archivio)