Collaborazione fra ebrei, arabi e… gufi per un’agricoltura più sostenibile

Un progetto israeliano convince i coltivatori arabi a superare antiche superstizioni

image_3220Una superstizione popolare secondo cui i gufi portano disgrazia ha portato per molto tempo gli agricoltori arabi a rifiutarsi di impiantare casette-nido per questi uccelli, sebbene da anni siano largamente usate dagli agricoltori ebrei come forma di controllo biologico contro gli animali nocivi. Ma questo atteggiamento ha cominciato a cambiare di recente grazie agli sforzi di un ornitologo di Iksal, un villaggio della Bassa Galilea.
Samah Darawshe, dell’Israel Ornithology Center, è riuscito infatti a convincere nell’ultimo anno gli agricoltori arabi della Bassa Galilea ad installare decine di casette-nido, e presto ne saranno messe altre decine. I risultati di questo sforzo verranno presentati ai primi di settembre in un convegno a Tel Aviv sulla cooperazione economica regionale sponsorizzato dal Ministero israeliano per lo sviluppo regionale, che ha finanziato il progetto.
L’idea, applicata per la prima volta in un kibbutz nel 1983, si è poi allargata a tutto il paese: finora gli agricoltori ebrei hanno impiantato almeno 2.700 casette che attirano i gufi per nidificare. E i gufi mangiano un gran numero di animali nocivi all’agricoltura costituendo in questo modo una valida alternativa ai pesticidi. Il centro ornitologico, gestito dalla Società israeliana per la Protezione della Natura, è riuscito a convincere anche gli agricoltori giordani ad utilizzare lo stesso metodo. I gufi sono “nemici naturali” dei roditori, spiega Darawshe: una coppia di gufi può arrivare a mangiarne da 2.000 a 6.000 all’anno, senza i danni collaterali all’ambiente e alle riserve idriche causati dai pesticidi.
Per convincere gli agricoltori arabi israeliani a superare i loro timori, Darawshe ha lanciato dal 2009 una grossa campagna di informazione. “Abbiamo tenuto seminari speciali per la gente dei villaggi, frequentati anche da palestinesi della Cisgiordania – racconta – Ho parlato con gli studenti nelle scuole, e anche con gli imam. Ho perfino fatto una ricerca sulle fonti religiose e ho trovato che il profeta Maometto rifiutava le superstizioni contro gli animali, compresi i gufi. E alcuni imam hanno accettato di parlare nei loro sermoni del venerdì dell’importanza di utilizzare i gufi”.
Uno dei primi agricoltori che ha accettato di provare i gufi è stato Salah Omari, di Sandala. Due anni fa, mise due casette-nido, una delle quali produsse “il primo nido di gufo in una comunità araba”, dice Darawshe. In seguito, Darawshe persuase la Mekorot Water Company a mettere 52 casette-nido lungo il tracciato dell’Acquedotto Nazionale, nella valle di Beit Netofa, e cinque di esse attrassero gli uccelli a nidificare (“il che è considerato un successo”, spiega). Questo ha gradualmente contribuito a riconciliare con l’idea gli agricoltori arabi del posto.
Il successo successivo fu far mettere 30 casette a Kafr Kana, a ovest di Beit Netofa. Non sono ancora diventate nidi, dice Darawshe, ma i gufi hanno iniziato a tenerle d’occhio. Anche gli abitanti di Bueina-Nujeidat hanno recentemente accettato di accogliere delle casette-nido, e Darawshe ora pensa di allargare il lavoro ad altri villaggi della zona. “Far decollare questo progetto anche nel settore arabo era il mio sogno” conclude Darawshe, lui stesso arabo israeliano.

(Da: Ha’aretz, Ma’an, 23-25.08.11)