Colpi più precisi ed efficaci del previsto

Per almeno 48 ore l’ala militare di Hamas è stata gettata nel caos, ma è tutt’altro che sconfitta

di Alex Fishman

image_2358Solo ora che si inizia a conoscere l’identità di una parte degli uomini morti o feriti nella striscia di Gaza, si può incominciare a capire le dimensioni del colpo inferto alla struttura operativa di Hamas dalla controffensiva israeliana lanciata sabato. Non si tratta, è vero, dei massimi dirigenti o comandanti, ma tutta una serie di capi di medio livello sono stati pesantemente colpiti.
Gli esperti delle forze aeree che analizzano le informazioni di intelligence che pervengono in queste ore dai luoghi bombardati possono ora fornire una parziale spiegazione alla domanda che preoccupa tutti in Israele: come mai Hamas non ha ancora sparato le migliaia di razzi accumulati nei suoi arsenali?
Una delle ragioni è che sono stati distrutti i centri di informazione, e che sono stati uccisi o feriti gli ingegneri, i comandanti delle unità di lancio dei Qassam e coloro che erano incaricati di fabbricare i missili. Le forze israeliane hanno colpito edifici che nascondevano negli scantinati gli arsenali di Hamas. Le munizioni sono esplose, i muri sono crollati e ora è difficile entrare in questi luoghi e portar fuori i Qassam ancora utilizzabili. Inoltre, è stata distrutta la maggior parte delle postazioni permanenti di lancio che erano state approntate in anticipo.
L’attacco sferrato il primo giorno ha destabilizzato la struttura di comando di Hamas. Sono morti i comandanti di medio e basso livello, il sistema di comunicazioni è collassato, i sistemi di comando e controllo sono andati in pezzi. I comandanti non hanno modo di tenersi in contatto con le loro unità. Le forze israeliane hanno bersagliato le antenne del sistema dei telefoni cellulari e la stazione televisiva al-Quds. Regna un caos totale.
E dove sono andati a finire i 15-20mila “soldati” di Hamas? Finché le Forze di Difesa israeliane non invadono via terra la striscia di Gaza, in pratica servono a poco. Alcuni di loro hanno perso i contatti coi loro comandi. Altri si sono disfatti dell’uniforme e si sono mescolati alla popolazione civile. Altri ancora stanno nascosti nelle moschee.
L’ala militare di Hamas non è stata distrutta, è stata semplicemente destabilizzata almeno per tutte le prime 48 ore della controffensiva israeliana: uno shock che si è manifestato nel numero relativamente basso di razzi lanciati da Hamas nei primi due giorni.
Tuttavia, questa è solo la metà piena del bicchiere. Questi successi non sono una sorpresa per le alte sfere della difesa israeliana: è in pratica l’esatto scenario che appariva nelle simulazioni condotte dalle forze armate in preparazione della controffensiva anti-Hamas.
Tuttavia c’è anche il mezzo bicchiere vuoto: secondo quelle stesse simulazioni, Hamas è in grado di riprendersi dal primo colpo. Per ora sembra che al gruppo ci voglia più tempo di quanto previsto, probabilmente perché gli attacchi aerei sono stati persino più precisi ed efficaci di quanto preventivato. Ma se la pressione dovesse cessare, anche solo un po’, Hamas si riprenderebbe. I comandanti raggiungerebbero le loro unità, raccoglierebbero i missili utilizzabili, riunirebbero le truppe e attuerebbero i piani su cui si erano addestrati finora.
Per ora, il lancio di razzi, anche quelli a maggiore gittata, riflette il grado di difficoltà in cui versa Hamas: sparano ad ogni costo, pur di dimostrare che sono ancora vivi e attivi.

(Da: YnetNews, 29.12.08)