Combattere Hamas per frenare lo tsunami islamista

I tunnel e i razzi che oggi colpiscono da Gaza, domani colpiranno nel cuore del libero Occidente

Di Eitan Haber

Eitan Haber, autore di questo articolo

Eitan Haber, autore di questo articolo

Con tutto il dovuto rispetto, e di rispetto ce n’è tanto, il problema urgente in questo momento resta quello dei razzi e colpi di mortaio sparati sulle comunità israeliane nei dintorni della striscia di Gaza e il timore che riprenda il lancio di razzi verso il cuore stesso dello stato d’Israele. Tuttavia il problema più importante che necessita di una soluzione è la minaccia che uno tsunami islamista venga a infrangersi sulle nostre coste.

Qui, per ora, l’urgente scavalca l’importante. Ma nel prossimo futuro ci dobbiamo aspettare un’ondata di attentati islamisti nella parte occidentale del mondo. I segni della deflagrazione di questo tsunami sono già visibili in Siria e in Iraq, dove i membri dell’ISIS (lo Stato Islamico in Iraq e nel Levante) stanno massacrando migliaia di fedeli, musulmani e non, che non accettano il loro credo. Si tratta di assassini che giustificano qualunque mezzo per raggiungere il loro fine, e tutte le vittime che pare loro. I primi ad essere trucidati da questi jihadisti sono i musulmani che non accettano il loro estremismo fondamentalista. Questo tsunami islamista è il vero pericolo che hanno di fronte i paesi occidentali e certamente Israele, la piccola isola ebraica nell’oceano mediorientale.

Secondo le notizie che arrivano dall’Iraq, l’Occidente sembra aver già perso un treno: gli assassini dell’ISIS sono lanciati in pieno mattatoio e sono già riusciti a uccidere migliaia di innocenti, secondo alcuni addirittura decine di migliaia.

Hamas a Gaza è una piccola diramazione dell’ISIS, e dunque è dovere del governo israeliano e delle Forze di Difesa israeliane combatterla per evitare che queste onde omicide si allarghino.

Lo tsunami islamista sta già lambendo le coste israeliane, e anche se ci vorrà tempo, non c’è dubbio che dobbiamo pensare sin d’ora a quello che bisognerà fare per contrastarlo e mettere in campo tutti i preparativi necessari per sopravvivere.

Non sarà facile per Israele resistere da solo a una tale aggressione. Dovrebbe essere la guerra di tutto il mondo libero occidentale, e Israele deve fare appello a tutte le risorse e le capacità a sua disposizione per convincere quel mondo edonista a fare la propria parte nella guerra contro l’oscurantismo islamista.

Gli Stati Uniti, che hanno sempre intrapreso guerre di questo tipo, esitano ancora. Israele deve convincere il presidente Barack Obama che se non alzerà un dito a favore della battaglia contro l’islamismo omicida, prima di quanto si immagini si ritroveranno coi tunnel di Saja’iyya che arriveranno sotto la Statua della Libertà a Manhattan, e coi missili che oggi si abbattono sulle comunità civili di Eshkol che si abbatteranno nel mercato agricolo di Boston.

Questo è il semplice, fatale collegamento tra la necessità di infliggere in questo momento un duro colpo a Hamas nella striscia di Gaza e lo tsunami islamista che nei prossimi anni minaccerà la nostra vita di cittadini liberi.

(Da: YnetNews, 11.8.14)