Commissione israeliana: «Al-Dura era vivo, alla fine del video»

Tra dubbi e sconfessioni, sempre più debole l'accusa a Israele per la morte del dodicenne palestinese.

image_3740Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ricevuto domenica un rapporto di 36 pagine con i risultati dei lavori di una speciale commissione d’inchiesta governativa che ha indagato le circostanze della morte di Muhammad al-Dura durante i primi giorni della seconda intifada (o “intifada al-Aqsa”). Il rapporto si concentra sul controverso reportage dell’emittente tv “France 2” del settembre 2000 dalla striscia di Gaza (nel quale veniva mostrato il ragazzino palestinese accucciato dietro il padre sotto quello che veniva descritto come fuoco israeliano) e giunge alla conclusione che al termine del famoso filmato il dodicenne al-Dura era vivo.
Secondo i risultati della commissione, contrariamente a quanto è stato detto e pubblicato sinora non vi sono prove che il ragazzo e suo padre siano stati colpiti o feriti nei momenti in cui veniva girato il video, e pertanto sussiste un ragionevole dubbio circa l’asserita responsabilità delle Forze di Difesa israeliane nella morte del ragazzino.

“E’ importante concentrarsi su questo incidente – ha detto Netanyahu ricevendo il rapporto della commissione – giacché si è tradotto in una calunnia contro Israele, ed è paradigmatico del tipo di demonizzazione e delegittimazione che Israele deve continuamente affrontare. C’è un solo modo per combattere le menzogne – ha aggiunto Netanyahu – ed è combatterle con la verità”.

Stando alla commissione, “France 2” inquadrò la vicenda come se, al momento della messa in onda del filmato, vi fossero prove concrete a sostegno della tesi che il ragazzino fosse morto a causa dei colpi dei militari israeliani benché la responsabilità per la morte di Al-Dura fosse ancora controversa, cosa che mette in dubbio l’intera credibilità del reportage.
Il rapporto critica anche altri mezzi d’informazione che hanno sempre basato la loro copertura del caso unicamente sul reportage di “France 2”, trascurando il fatto che all’incidente assistettero più giornalisti (nessuno dei quali si accorse del tragico episodio che si stava consumando). “Oltretutto – dice il rapporto – lo stesso resoconto del giornalista francese e del suo cameraman è cambiato nel corso degli anni ed è pieno di contraddizioni e falsità”.
Il rapporto rileva anche grossolane incongruenze nei referti medici che riferiscono degli interventi cui furono sottoposti padre e figlio nell’ospedale Shifa di Gaza. “Nessuno dei proiettili che li avrebbero colpiti è stato mai recuperato né dai giornalisti che assistettero all’incidente, né dalle forze di sicurezza palestinesi, né dai medici che si occuparono di loro”.
La commissione, formata nel 2012, è stata inizialmente presieduta dall’attuale ministro della difesa Moshe Ya’alon, e ha concluso i lavori di recente sotto la guida di Yuval Steinitz. Lo stesso Steinitz ne ha così sintetizzato i risultati: “E’ stato un caso di ‘calunnia del sangue’ contro Israele: il reportage francese era semplicemente falso”.

Intervistato lunedì mattina da giornalisti israeliani, il padre Jamal Al-Dura, alla domanda se fosse disposto ad acconsentire alla riesumazione del cadavere (a suo dire sepolto nel campo palestinese di al-Bureiz) per un esame forense, ha dichiarato: “Innanzitutto Israele deve accettare un’inchiesta internazionale. Solo allora potremo parlare di riesumazione. Ma dubito che Israele sia disposto ad accettare”. “Israele non si è mai opposto a un’inchiesta internazionale in materia – ha dichiarato a radio Galei Zahal il direttore generale del ministero israeliano per gli affari strategici Yossi Kuperwasser – Chiunque avesse voluto, ha avuto tredici anni di tempo per farla”.
Al-Dura padre ha sempre sostenuto d’essere rimasto gravemente ferito nell’incidente, mostrando ai giornalisti le cicatrici riamaste sul suo corpo. Tali dichiarazioni avevano spinto anni fa il medico israeliano David Yehuda, dell’ospedale Tel Hashomer, a rivelare che quelle cicatrici erano in realtà gli esiti di un intervento chirurgico che Jamal Al-Dura aveva subito anni prima, dopo essere stato aggredito da uomini di Hamas che lo accusavano di collaborazionismo con Israele. “L’ho operato nel 1994 – dice il dottor Yehuda, anch’egli citato in giudizio da “France 2” per diffamazione e assolto da un tribunale di Parigi nel febbraio 2012 – Era stato colpito alla schiena e il suo braccio destro è stato lacerato da ferite di coltello. Per alcuni anni ha mostrato quelle cicatrici come se fossero frutto di questo incidente”.
Intervistato su questo punto, Jamal Al-Dura ha affermato che si tratta di “menzogne”. Pressato dalle domande dei giornalisti, ha evitato di rispondere dicendo: “Potete chiederlo al mio avvocato in Francia, lui vi risponderà. Io, per me, non sono autorizzato a parlarne”.

Nel febbraio 2012 la più alta corte d’appello francese ha accolto il ricorso di “France 2” contro la sentenza che respingeva la sua querela per diffamazione ai danni di Philippe Karsenty, l’analista di mass-media francese che aveva accusato l’emittente televisiva d’aver falsificato l’intera vicenda.
“France 2” aveva fatto causa a Karsenty nel 2004 dopo che questi aveva sostenuto che tutte le riprese video montate e trasmesse dal giornalista Charles Enderlin il 30 settembre 2000 erano frutto di una messinscena finalizzata alla produzione del reportage dalla striscia di Gaza.
Il filmato, girato dal cameraman palestinese Talal Abu Rahma all’incrocio di Netzarim durante un prolungato scambio di colpi d’arma di fuoco fra palestinesi e israeliani, mostrava Muhammad al-Dura che veniva colpito mentre suo padre cercava di proteggerlo col suo corpo. Le immagini shock fecero il giro del mondo scatenando un’ondata di furore contro i soldati israeliani automaticamente considerati responsabili della morte del ragazzino.
In un primo momento le Forze di Difesa israeliane avevano ammesso la possibilità che la morte di al-Dura fosse stata accidentalmente provocata dai propri militari che rispondevano al fuoco palestinese proveniente da quella direzione e che non era cessato nonostante la situazione in cui si trovavano i due al-Dura. Tuttavia, alcuni mesi dopo, un’inchiesta interna delle forze armate israeliane aveva portato i comandi militari ad escludere tale responsabilità sulla base di una serie di considerazioni balistiche dalle quali risultava assai più plausibile che a colpire i due al-Dura fosse stato il fuoco palestinese.
Negli anni successivi Karsenty, sul suo sito web, si spinse oltre arrivando a sostenere che tutta la vicenda fosse contraffatta e che costituisse un esempio lampante del pregiudizio anti-israeliano di gran parte dei dei mass-media.
Non limitandosi alle responsabilità del corrispondente e del cameraman, Karsenty giunse ad accusare la stessa emittente francese d’essersi prestata alla falsificazione dell’incidente al-Dura. E fu per queste affermazioni che “France 2” lo citò per diffamazione, vincendo la causa in prima istanza quando un tribunale francese sentenziò che il filmato non era stato manipolato.
Karsenty non si diede per vinto e ricorse in appello affermando che “France 2” non aveva reso di pubblico dominio l’intero video girato. Nel settembre 2007 la corte d’appello francese dispose che l’emittente consegnasse l’intero nastro filmato quel giorno, e non montato, riaprendo di fatto il caso.
Nel filmato intero, che Enderlin diceva di aver tagliato perché contente “immagini insopportabili dell’agonia del ragazzo”, si vede Muhammad al-Dura che muove una gamba e un braccio, sotto al quale sembra quasi sbirciare, senza nessun visibile versamento di sangue nonostante in quel momento dovesse essere già morto dissanguato per gravi ferite all’addome, stando al resoconto diffuso dal reportage.
La corte francese ha anche acquisito come prova il rapporto balistico di un esperto forense secondo il quale non vi è alcuna possibilità che il ragazzino sia stato colpito a morte dal fuoco israeliano. Secondo tale rapporto, inoltre, non vi sono prove a supporto della tesi che padre e figlio siano stati anche solo feriti in quella circostanza, cosa che rilancerebbe l’accusa di un filmato sostanzialmente fasullo.
Dopo un lungo iter giudiziario, Karsenty era stato assolto in secondo grado dall’accusa di diffamazione, ma l’emittente francese ha fatto ulteriore ricorso.
Il rapporto finale della commissione israeliana giunge a pochi giorni dalla prevista sentenza di terzo grado.

(Da: YnetNews, Times of Israel, Jerusalem Post, Israel HaYom,20.5.13)

Nella foto in alto: Nel reportage originale di “France 2” le voci fuoricampo degli astanti gridano “Il ragazzo è morto” diversi istanti prima della scena che dovrebbe mostrarlo tale

Per le immagini tagliate dal reportage originale di “France 2”, si veda:

http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4381574,00.html

http://www.israelhayom.com/site/newsletter_article.php?id=9389

Si veda inoltre:

(14 minuti, in inglese)