Complottismo e falsi storici à gogo nel discorso di Abu Mazen

La fanta-storiografia del presidente palestinese rivela la verità: i palestinesi non riconoscono alcuna legittimità allo stato nazionale degli ebrei. Netanyahu: "E' questa la vera radice del conflitto"

Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) durante il suo discorso di domenica a Ramallah

Lo Stato di Israele è stato costituito come “un progetto coloniale” che non ha nulla a che fare con ebrei ed ebraismo al solo scopo di servire gli interessi europei. Lo ha affermato il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) quando ha aperto il suo discorso al Comitato Centrale dell’Olp, domenica sera a Ramallah, con una sorta di lezione sulla sua visione della storia, durante la quale ha anche accusato gli ebrei europei d’aver preferito subire “omicidi e massacri” durante la Shoà anziché emigrare nella Palestina britannica, e ha affermato che il primo premier d’Israele, David Ben-Gurion, importò ebrei dallo Yemen e dall’Iraq contro la loro volontà. Nella sua lezione, Abu Mazen non ha fatto alcun cenno alla millenaria presenza degli ebrei in Terra d’Israele né ai periodi storici di sovranità ebraica nel paese, l’unico al mondo in cui gli ebrei abbiano mai perseguito ed esercitato la sovranità statale. “Il colonialismo ha creato Israele per una precisa funzione – ha detto Abu Mazen – Israele è un progetto coloniale che non ha nulla a che fare con l’ebraismo, e che ha piuttosto usato gli ebrei come uno strumento sotto lo slogan della Terra Promessa”.

Abu Mazen ha persino sostenuto che gli ebrei d’Europa (sei milioni dei quali sono stati sterminati dai nazisti) scelsero di rimanere nei loro paesi d’origine durante la Shoà anziché emigrare. “Gli ebrei – ha detto – non volevano emigrare nemmeno con omicidi e massacri. Anche durante la Shoà, non emigrarono. Nel 1948, gli ebrei in Palestina non erano più di 640.000, per la maggior parte provenienti dall’Europa”.

Per la verità, con lo scoppio della seconda guerra mondiale milioni di ebrei restarono letteralmente intrappolati e braccati nei paesi occupati dai nazisti, mentre in quegli stessi anni, su pressione degli arabi, le autorità mandatarie britanniche bloccavano quasi completamente l’immigrazione ebraica in Palestina.

Abu Mazen durante il suo discorso di domenica a Ramallah

Secondo Abu Mazen, una volta creato lo stato d’Israele i leader israeliani non riuscivano a convincere gli ebrei a emigrare nel paese e per riempire di popolazione il nascente stato ebraico Ben Gurion cominciò controvoglia a importare con la forza gli ebrei dalle terre arabe. “Ben-Gurion non voleva che venissero gli ebrei del Medio Oriente – ha detto Abu Mazen – ma quando vide la vastità della terra, fu costretto a importare ebrei mediorientali che non volevano venire. Dallo Yemen ne hanno portati in aereo 50.000, poi sono andati in Iraq, che aveva grandi riserve di ebrei”. Secondo la storiografia di Abu Mazen, gli israeliani strinsero accordi con i politici iracheni “per togliere la cittadinanza agli ebrei e costringerli a emigrare. Ma non bastavano, e così rastrellarono tutti gli ebrei dei paesi arabi, dal Marocco all’Algeria e Tunisi, dalla Libia, dall’Egitto, dalla Siria e dal Libano”.

Per la verità, gli anni immediatamente precedenti e successivi alla nascita dello stato ebraico (1948) furono accompagnati nei paesi del Medio Oriente da sanguinosi pogrom con violenze e saccheggi contro le antiche comunità ebraiche locali e da politiche apertamente ostili da parte della autorità arabe. Circa 900.000 ebrei furono cacciati o costretti a fuggire, espropriati di tutti i loro beni. La maggior parte di loro si riversò nello stato d’Israele. Di conseguenza, la popolazione ebraica in Medio Oriente e Nord Africa (Israele escluso) si è ridotta a sole 4.400 persone.

Abu Mazen ha poi ribadito che l’Olp è contraria alla Dichiarazione Balfour, il documento fatto proprio dalla Società delle Nazioni che riconosce il diritto degli ebrei di avere una sede nazionale nella loro patria storica. Ma secondo Abu Mazen, i complotti ebraico-britannici sulla Palestina risalgono addirittura a Oliver Cromwell che nel 1653 “pensava di spostare gli ebrei dall’Europa al Medio Oriente perché volevano farne una frontiera per proteggere traffici e interessi provenienti dall’Europa verso oriente”.

Abu Mazen ha poi tracciato la storia del colonialismo europeo in Palestina da Napoleone Bonaparte fino a Theodor Herzl, universalmente considerato il padre del moderno sionismo politico, cioè del risorgimento nazionale ebraico. Abu Mazen ha sostenuto che Herzl esortò al genocidio della popolazione araba locale. Secondo Abu Mazen, visitando la Palestina Herzl avrebbe detto: “Dobbiamo spazzare via i palestinesi dalla Palestina in modo che la Palestina sia una terra senza popolo per un popolo senza terra”.

Per la verità, non risulta da nessuna fonte storica che Herzl abbia mai invocato la pulizia etnica degli arabi palestinesi.

Secondo Ha’aretz, nel suo discorso Abu Mazen ha anche accusato Israele d’aver “importato quantità spaventose di droghe per distruggere le nostre giovani generazioni”, e ha ribadito che l’Autorità Palestinese continuerà a versare stipendi ai terroristi detenuti e ai loro familiari.

La riunione del Comitato Centrale dell’Olp a Ramallah. Alle spalle della presidenza sono ben visibili il simbolo dell’Olp (con la mappa della Palestina che cancella Israele dalla carta geografica) e la falsa storia per mappe del conflitto israelo-palestinese: (clicca sulla foto per l’articolo “Le false mappe della propaganda anti-israeliana”)

 

“Ciò che abbiamo sentito ieri da Abu Mazen è terribile – ha detto lunedì il presidente d’Israele Reuven Rivlin ricevendo nella sua residenza a Gerusalemme una delegazione di AIPAC (American Israel Public Affairs Committee) – Abu Mazen è tornato alle idee che aveva espresso decenni fa, e anche allora erano terribili. Affermare che Israele è frutto di una cospirazione occidentale per insediare ebrei in terre appartenenti a popolazioni arabe? Affermare che il popolo ebraico non ha alcun legame con la Terra di Israele? Abu Mazen dimentica molte cose e ripete esattamente i concetti che anni fa gli avevano procurato l’accusa di antisemitismo e negazionismo della Shoà. Sono esattamente queste le cose che ci bloccano. Con queste parole rifiuta il nostro ritorno alla nostra patria, anche se Abu Mazen sa molto bene che lo stesso Corano riconosce la Terra d’Israele come nostra terra. Senza questo riconoscimento di fondo non si potrà creare fiducia e andare avanti”.

“Abu Mazen ha rivelato le sue vere convinzioni – ha detto lunedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – Si è tolto la maschera e ha mostrato in pubblico la pura verità”. Netanyahu ha aggiunto che il discorso di Abu Mazen “ci aiuta a presentare la verità”. “Se vogliamo arrivare alla riconciliazione e alla pace – ha detto Netanyahu – è necessario capire perché questo conflitto si è protratto per così tanti anni. C’è sempre stato un tentativo di nascondere il vero motivo, e personalmente mi sono adoperato per anni per cercare di mettere in luce la verità: e cioè che la radice del conflitto sta nel rifiuto palestinese, continuo e purtroppo immutabile, di riconoscere uno stato ebraico all’interno di qualunque confine. Finalmente la verità è venuta fuori nel discorso di Abu Mazen e questo ci torna utile più di ogni altra cosa. Senza un cambiamento nella posizione professata di Abu Mazen, non può esserci la pace. D’ora in poi, quando parlerò con i leader mondiali, le cose saranno più chiare di quanto non fossero fino a ieri. Penso che Abu Mazen stia facendo quello che sta facendo perché evidentemente teme un’iniziativa di pace guidata dagli Stati Uniti – ha continuato Netanyahu – e sta cercando di sbarazzarsi degli americani come mediatori per sostituirli con qualcun altro. Per troppo tempo l’Autorità Palestinese è stata coccolata dalla comunità internazionale, che non osava dire loro la verità: né su Gerusalemme, né sul riconoscimento di Israele, né su altre loro rivendicazioni (come il cosiddetto diritto al ritorno). Ora le cose stanno cambiando e Abu Mazen reagisce così al fatto che per la prima volta qualcuno gli dice apertamente la verità”.

(Da: YnetNews, Jerusalem Post, Times of Israel, Ha’aretz, 15.1.18)