Contestatori contestati

Duecento riservisti dell’intelligence militare rispondono con “sgomento e disgusto” alla lettera “piena di bugie” di 43 loro colleghi

Dopo che venerdì scorso 43 soldati riservisti dell’Unità di intelligence 8200 delle Forze di Difesa israeliane hanno pubblicamente dichiarato in una lettera che per ragioni morali intendono rifiutarsi di intercettare i palestinesi nei Territori, 200 soldati della stessa unità d’élite hanno diffuso una contro-lettera in cui prendono le distanze dalle rimostranze dei loro colleghi.

La lettera inviata venerdì scorso dai 43 soldati della celebre Unità di intelligence al capo di stato maggiore Benny Gantz e al primo ministro Benjamin Netanyahu diceva: “Noi riservisti e veterani dell’Unità 8200 dichiariamo che ci rifiutiamo di prendere parte in attività contro i palestinesi e ci rifiutiamo di essere strumenti per accrescere il controllo militare nei territori occupati”.

La contro-lettera, anch’essa indirizzata al primo ministro e al capo delle Forze di Difesa israeliane oltre che al comandante dell’intelligence militare Aviv Kochavi, dice: “Noi riservisti e veterani dell’Unità 8200 vogliamo esprimere il nostro sgomento, disgusto e completo disconoscimento della sventurata lettera scritta dai nostri compagni dell’Unità, che hanno optato per la via dell’insubordinazione politica. Siamo addolorati – prosegue la lettera – per l’uso cinico e politicamente motivato che i nostri amici hanno fatto del loro dovere giuridico e morale di servire l’Unità come riservisti. Quando noi soldati riservisti veniamo chiamati in servizio, mettiamo da parte orientamenti e opinioni politiche per servire la difesa del nostro paese”. I 200 firmatari negano inoltre l’accusa della lettera originale secondo cui l’Unità sarebbe coinvolta in pratiche di spionaggio immorali ai danni di civili innocenti come forma di oppressione politica. “In quanto persone che sanno per esperienza diretta ciò che l’Unità ha fatto in questi anni – si legge nella contro-lettera – non possiamo accettare l’accusa secondo cui le attività di spionaggio dell’Unità non sarebbero guidate da norme etiche e morali. Nel corso degli anni abbiamo assistito a innumerevoli casi in cui il nostro lavoro ha salvato vite umane da tutte e due le parti. E quando sono sorti dilemmi etici, abbiamo visto che venivano affrontati in modo serio e maturo sulla base del diritto internazionale e del codice etico delle Forze di Difesa israeliane. Noi continueremo a servire con onore e fierezza in qualsiasi momento ci sia richiesto di farlo”.

“Vogliamo esprimere il nostro sgomento, disgusto e completo disconoscimento della sventurata lettera scritta dai nostri compagni”

“Certo che si pongono dilemmi morali nel nostro lavoro – spiega H., un ufficiale veterano dell’Unità 8200 che è fra i firmatari della contro-lettera – ma è vergognoso infangare l’Unità, che non può difendersi pubblicamente a causa della natura top secret delle sue attività. Questa è la ragione per cui abbiamo risposto. Abbiamo letto la lettera che propugna l’insubordinazione e siamo rimasti sconvolti perché è piena di bugie – spiega H. – Abbiamo deciso di esporre la verità su come funziona realmente l’unità, e sugli standard morali ed etici molto elevati che vi vengono applicati. E’ importante mostrare al pubblico il vero volto dell’Unità perché stanno cercando di macchiare il nome della nostra Unità”.

Il portavoce dell’Unità, Moti Almoz, ha innanzitutto precisato che solo dieci dei 43 firmatari partecipano effettivamente alla raccolta attiva di informazioni di intelligence, ed ha poi denunciato la lettera dei 43 come un grave tentativo di “sfruttare il servizio militare allo scopo di promuovere una posizione politica”, annunciando una risposta disciplinare “chiara e netta”.

“Questo incidente è stato gonfiato a dismisura – ha commentato il generale Yuval Halamish, un ex comandante dell’intelligence – Stiamo parlando di una piccolissima percentuale su migliaia di persone che hanno servito e continuano a servire in questa Unità, che fa cose incredibili a beneficio della sicurezza di Israele, e certamente ne ha fatte durante gli anni dell’intifada, così come durante l’operazione Margine protettivo”.

Amos Gilad, direttore dell’Ufficio affari politico-militari del Ministero della difesa, ha dichiarato alla tv Canale 2 che “le argomentazioni [della lettera] sono false e oltraggiose” e quanto vi viene affermato “è profondamente ingiusto nei confronti di una quantità di soldati che prestano servizio nel Corpo dell’ intelligence”.

Il Comandante dell’Unità 8200, generale A., ha inviato una lettera ai membri del gruppo in cui spiega che i problemi devono essere affrontati con gli ufficiali superiori, e non sui mass-media. Il generale porta l’esempio di un ufficiale che, di fronte a un dilemma morale, l’ha sottoposto ai suoi comandanti che l’hanno aiutato a risolvere il problema.

La lettera dei 43 ha suscitato reazioni negative dall’intero arco politico israeliano. Il primo ministro Netanyahu ha postato su Facebook parole di sostegno all’Unità 8200 dicendo: “I cittadini d’Israele hanno un debito di gratitudine per il servizio che prestate al paese con dedizione e professionalità. Continuate a fare il vostro lavoro, che è così importante per la sicurezza di tutti i cittadini d’Israele”.

Il ministro della difesa Moshe Ya’alon ha dichiarato che “l’Unità 8200 contribuisce alla sopravvivenza dello Stato di Israele”, e ha definito “sciocco e offensivo” il tentativo di “danneggiare l’Unità e minarne l’attività esortando all’insubordinazione sulla base di affermazioni che non corrispondono affatto alla visione dell’Unità o alla moralità dei suoi membri”. Un tentativo, ha aggiunto Ya’alon, che va ad aggiungersi “all’odiosa e disonesta campagna volta a delegittimare lo stato d’Israele e le sue Forze di Difesa”. “Conosco l’Unità 8200 dai tempi in cui ero a capo dell’intelligence militare – ha proseguito Ya’alon – e conosco l’enorme portata del suo lavoro per la sicurezza di Israele. I soldati e gli ufficiali dell’Unità 8200 sono uomini e donne guidati da senso morale, che svolgono con umiltà, giorno e notte, i loro molteplici compiti, e hanno tutto il mio sostegno”.

Il presidente della sottocommissione intelligence della Commissione esteri e difesa della Knesset, Yariv Levin, ha detto: “In quanto persona che ha prestato servizio dell’Unità 8200, respingo il contenuto della lettera di insubordinazione. Le Forze di Difesa israeliane sono l’esercito più etico del mondo, e certamente non sprecano risorse per danneggiare civili innocenti né per monitorarli. Bisogna semplicemente rimuovere questi obiettori dalle liste dei riservisti”.

La ministra della giustizia Tzipi Livni ha criticato i 43 firmatari della lettera dicendosi “contraria al rifiuto di prestare servizio nella difesa, sia da sinistra che da destra, punto e basta”. Tzipi Livni ha aggiunto che in Israele ci sono molti altri modi per esprimere opinioni e critiche sull’operato dell’esercito ed ha elogiato l’Unità 8200 per le “informazioni salva-vita che è in grado di fornire”.

Anche il capo dell’opposizione Isaac Herzog, laburista, egli stesso ex ufficiale dell’Unità 8200, ha condannando le posizioni espresse nella lettera dicendosi “contrario e disgustato dai cosiddetti obiettori di coscienza”. “Incoraggiare questo tipo di comportamento è dannoso – ha spiegato – Ci sono altri modi per avanzare richieste di discussione e chiarimenti, così come ci sono vari modi per cambiare le cose quando si percepisce un’ingiustizia, ma certamente non incoraggiando un rifiuto del servizio militare le cui conseguenze ricadrebbero su tutti i cittadini d’Israele”.

L’ex capo del partito laburista, Shelly Yachimovich, è giunta a dare dei “codardi” ai firmatari della lettera chiedendo loro come mai non si sono rifiutati di servire “al momento della verità: sareste stati respinti ed espulsi dall’Unità e avreste vissuto in pace con la vostra coscienza”, ha detto, ma si sa bene che i civili in Cisgiordania vengono monitorati “solo ed esclusivamente nella misura necessaria al fine di proteggere la popolazione israeliana”.

(Da: Israel HaYom, YnetNews, Jerusalem Post, Times of Israel, 14.9.14)

Dan Margalit, autore di questo commento

Dan Margalit, autore di questo artiolo

Scrive Dan Margalit, su Israel HaYom: «Contestare la presenza israeliana in Giudea e Samaria (Cisgiordania) è una cosa, rifiutarsi di proteggere la vita degli israeliani dal terrorismo è qualcosa di completamente diverso. Da 14 anni, l’Unità 8200 contribuisce, per esempio, a proteggere un certo Aharon Peretz, un mio conoscente che è bersagliato dai razzi nel mezzo di Sderot e che però non intende scappare. E altre persone a me molto care che hanno messo a repentaglio la loro vita durante gli ultimi combattimenti quando entravano nei tunnel di Gaza in modo che i terroristi non potessero saltar fuori dall’altra estremità all’interno delle comunità di Nahal Oz o Sufa o Kfar Aza. Ma c’è un piccolo gruppo di membri privilegiati di questa Unità che non vuole avere nulla a che fare con tutto questo, e allora non dovrebbero essere costretti. In un paese rispettoso della legge, un rifiuto collettivo di eseguire un ordine militare è considerato ammutinamento, ma non vi è ragione di arrivare a tanto. Quei militari devono semplicemente essere degradati a soldati semplici ed essere definitivamente esonerati dal servizio nell’Unità. Niente di che.

Il ministro della difesa, il capo di stato maggiore e il comandante del servizio segreto militare l’hanno presa con pazienza. Il ministro della difesa Ya’alon ha ricordato che altre lettere analoghe tese a sfruttare il servizio militare per promuovere una posizione politica ci sono già state, in particolare ai tempi di Ariel Sharon (contro l’attuazione degli ordini per il ritiro da Gaza).

L’Unità 8200 è composta da giovani prodigio. Ed è molto ambita. Si sa perché tanti genitori di un certo ceto vogliono avere i loro figli in quell’Unità. E’ prestigiosa, è importante e opera dalle retrovie. E quando vengono congedati, i soldati dell’Unità hanno buone probabilità di sfondare nel mondo high-tech. Se quei 43 soldati dell’Unità 8200 si fossero fatti tre mesi di servizio, fra pattuglie e imboscate, sul confine con Gaza prima di essere messi davanti a una tastiera, forse il numero di “obiettori” sarebbe molto più basso.

D’altra parte, l’esercito non può che essere lodato per il fatto che, come si è visto, non fa delle opinioni politiche personali un criterio nella selezione di coloro che saranno chiamati a servire in una Unità così prestigiosa e delicata»

(Da: Israel HaYom, 14.9.14)