Da che pulpito…

Qualche appunto all’ambasciatore americano che ha accusato Israele di doppio standard

Di Justin Amler

Justin Amler, autore di questo articolo

Justin Amler, autore di questo articolo

Sicché, secondo l’ambasciatore americano in Israele Dan Shapiro, Israele impiega un doppio standard nell’applicare la legge a israeliani e palestinesi in Giudea e Samaria (Cisgiordania). Sto cercando di capire se il signor Shapiro voleva essere divertente, perché l’idea che l’America faccia la predica a Israele sui due pesi e due misure è bizzarra almeno quanto l’idea che l’Arabia Saudita possa essere capo del Consiglio Onu per i diritti umani (Come dite? Lo è davvero?!).

Dunque cerchiamo di riassumere alcuni dei doppi standard che preoccupano tanto il signor Shapiro.

Ogni volta che Israele demolisce una costruzione abusiva ebraica viene elogiato dall’America e dal mondo. Quando invece demolisce una costruzione abusiva araba viene immediatamente condannato. Bizzarro.

Il governo americano ama esortare Israele a rimanere una democrazia, ma non ha nulla da dire quando l’autocrate dell’Autorità Palestinese Abu Mazen inizia il suo settimo anno illegale al potere, nella carica di presidente a cui è stato eletto nel gennaio 2005 e che doveva durare quattro anni.

Quando una scuola delle Nazioni Unite è stata colpita per errore da Israele durante la sua guerra anti-terrorismo nella striscia di Gaza dell’estate 2014, il Dipartimento di stato Usa si è precipitato a condannare l’azione come “orrenda”, aggiungendo che il sospetto che i terroristi stessero operando a ridosso di quell’area non era una scusante: dichiarazioni rilasciate prima di qualsiasi inchiesta, vale a dire quando non disponevano ancora di dati di fatto accertati. Ma nell’ottobre scorso, quando l’America ha distrutto una struttura di Medici Senza Frontiere in Afghanistan uccidendo 22 innocenti, Washington si è rifiutata di rilasciare una dichiarazione affermando che ci voleva tempo per effettuare tutte le verifiche e che non si poteva saltare alle conclusioni fino a quando non fosse stata completata un’indagine. Proprio quello che definirei un identico standard di comportamento.

Ottobre 2015: l’ospedale di Medici Senza Frontiere colpito per errore dagli Usa a Kunduz, Afghanistan

Tornando all’Arabia Saudita, l’amministrazione Usa ha accettato la sua nomina a capo del Consiglio Onu per i diritti umani. In altri termini, hanno accettato a capo di quel Consiglio uno dei più spaventosi violatori di diritti umani che il mondo abbia mai visto, un regime che decapita le persone e il cui sistema giuridico non è molto diverso da quello dello “Stato Islamico” (ISIS).

Quanto poi allo scarcerare detenuti, il governo degli Stati Uniti esercita sempre indebite pressioni su Israele perché rimetta in libertà assassini e terroristi palestinesi come “gesto di buona volontà”, ma quando si tratta di scarcerare un terrorista che ha ucciso un cittadino americano, improvvisamente iniziano a preoccuparsi: come hanno fatto nell’agosto 2013 quando si sono opposti al rilascio di un terrorista che aveva assassinato un cittadino israelo-americano con doppio passaporto. Davvero una morale ferrea.

Il signor Shapiro dice che Israele deve “rispondere in modo più credibile a interrogativi circa lo stato di diritto”. Ma solo pochi anni fa, quando ha invaso Afghanistan e Iraq, l’America ha imprigionato senza processo migliaia di persone nel campo di detenzione di Guantanamo. E lo ha fatto proprio perché lì i prigionieri non sono soggetti alla legge americana. E’ questo il suo “stato di diritto”, signor Shapiro?

Incontro chiarificatore, martedì, fra Benjamin Netanyahu e l’ambasciatore Usa in Israele Dan Shapiro nella residenza del primo ministro israeliano (immagine di repertorio)

Poi, naturalmente, l’ambasciatore ha messo in dubbio la volontà di Israele di “perseguire tutti gli atti di terrorismo indipendentemente dalla loro matrice”. Vengono in mente le vuote condanne di Abu Mazen delle “violenze da qualunque parte provengano”. La realtà, signor Shapiro, è che Israele persegue i responsabili di tutte le attività criminali (come lei stesso ha dovuto riconoscere ricordando le recenti incriminazioni per gli omicidi dei palestinesi Dawabsha a Duma). Ma, a differenza del regime palestinese, Israele non premia criminali e terroristi con pensioni a vita e non li celebra intestando a loro nome scuole, piazze e monumenti pubblici. Una cosa che, come ambasciatore nello stato d’Israele, dovrebbe sapere bene.

E’ vero che i rappresentanti americani hanno condannato gli attacchi contro i civili israeliani definendoli “barbari”. Ed è vero che l’America afferma il diritto di Israele a difendersi. Ma, onestamente, dobbiamo profonderci in ringraziamenti per qualcosa di così ovvio? Altrimenti che altra parola usereste per definire l’assassinio a sangue freddo di cittadini innocenti, come la madre accoltellata a morte in casa sua, domenica scorsa, davanti agli occhi dei suoi figli? E dobbiamo chiedere il beneplacito di qualcuno per esercitare il nostro diritto all’autodifesa? L’ha chiesto, l’America, quando è andata a difendersi in Afghanistan e in Iraq, a migliaia di chilometri dai suoi confini?

E a proposito di terrorismo, l’America ha appena firmato un accordo con l’Iran, il più importante sponsor mondiale del terrorismo. Così da un lato il terrorismo viene condannato, ma dall’altro il suo principale sponsor viene lautamente ricompensato.

Pertanto, signor Shapiro, sono perfettamente d’accordo con lei che sono all’opera doppi standard e doppie morali, e naturalmente sono d’accordo che non è giusto. Purtroppo, però, la capitale dove si esercitano queste pratiche ipocrite non è Gerusalemme. Veda un po’ lei.

(Da: Times of Israel, 19.1.2016)