Dai volantini del mufti Amin al Husseini agli “umilianti” metal detector

E’ almeno del 1929 che la moschea al-Aqsa viene sfruttata per alimentare odio e violenza contro ebrei e Israele

“La vostra sicurezza ferisce i miei sentimenti!”

Tutto si inquadra nell’ampia e insistita campagna musulmana volta a cancellare qualsiasi connessione ebraica con il Monte del Tempio. Parlando della posizione di Yasser Arafat a proposito dei Luoghi Santi durante le (fallite) trattative di pace a Camp David nel luglio 2000, Dennis Ross, inviato Usa per il Medio Oriente durante la presidenza di Bill Clinton, disse a Fox News un anno dopo: “L’unica idea nuova sollevata da Arafat a Camp David era che il Tempio non è mai esistito a Gerusalemme, e che si trovava a Nablus: stava negando il nucleo della storia e della fede ebraica”. Quella negazione continua ancora oggi.

L’attacco dello scorso 14 luglio, quando tre arabi israeliani di Umm el-Fahm hanno ucciso due poliziotti, evidenzia la necessità che tutti coloro che si recano in quella struttura siano sottoposti a ispezioni di sicurezza. I filmati delle telecamere di sorveglianza diffusi dalla polizia mostrano come i terroristi abbiano colpito alle spalle i poliziotti (che ovviamente erano rivolti verso le persone in arrivo, a protezione del luogo santo) balzando fuori dal complesso armi in pugno. Quelle armi, mostrano i filmati, erano state introdotte da un complice all’interno della moschea al-Aqsa. I terroristi sapevano cosa stavano facendo. Compiere un attentato sfruttando il Monte del Tempio e le moschee può scatenare una guerra di religione dalle conseguenze imprevedibili. Evidentemente era proprio ciò che i terroristi intendevano ottenere.

Subito dopo l’attentato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è comportato in modo responsabile. Ha telefonato al presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e a re Abdullah di Giordania: se si volevano prevenire ulteriori violenze, le voci di entrambi i leader avrebbero dovuto condannare immediatamente, con forza e in arabo, un attentato che aveva violato in modo empio un luogo santo. Non è ciò che è avvenuto.

Telecamere di sicurezza in funzione nei luoghi santi della Mecca (Arabia Saudita)

L’installazione dei metal detector era perfettamente giustificata. Sono necessari per garantire che non vengano nuovamente introdotte armi nella spianata delle moschee, sul Monte del Tempio. Davanti ai metal detector tutti sono uguali. Ebrei, cristiani e musulmani: tutti ci devono passare attraverso. Come è stato ricordato in ogni modo, oggi praticamente tutti i luoghi religiosi in tutto il mondo – dalla Mecca a Roma – sono dotati di meticolose misure di sicurezza sugli individui, cui si sottopongono tutti senza per questo sentirsi umiliati. Alla Mecca, tanto per dire, sono in funzione 5.000 telecamere a circuito chiuso e durante i pellegrinaggi Hajj sono all’opera più di 100.000 addetti alla sicurezza. Al Monte del Tempio di Gerusalemme vi sono alcune telecamere sulle mura esterne, ma nessuna telecamera è stata installata all’interno del complesso, nonostante un accordo raggiunto lo scorso anno tra Giordania, Israele e Stati Uniti. Perché? La risposta purtroppo è semplice.

I capi islamici del Waqf sanno benissimo dell’attentato del 14 luglio e delle sue modalità, anche se dimenticano accortamente di citarlo, e capiscono benissimo la necessità dei metal detector. In privato arrivano persino ad ammettere che sono nel loro interesse. Ma i capi islamici del Waqf hanno bisogno di una causa per arringare le folle e alimentare l’odio contro Israele. Vogliono delegitimizzare Israele e non c’è niente di meglio, per incendiare il mondo arabo e islamico, delle false accuse allo stato ebraico circa il Monte del Tempio e la moschea di al-Aqsa. La cosa si ripete ciclicamente a partire dai volanti distribuiti dal mufti di Gerusalemme Haj Amin al Husseini per provocare i pogrom del 1929 (“Gli ebrei vogliono impadronirsi della moschea al-Aqsa”). Nel 1996, l’apertura di una semplice porta sulla via Dolorosa del tunnel archeologico che corre fuori dal complesso del Monte del Tempio fu usata per scatenare sanguinosi disordini. Nel settembre 2000 una visita dell’allora leader dell’opposizione israeliana Ariel Sharon sul Monte de Tempio, concordata con le autorità del Waqf e al di fuori delle moschee, fu utilizzata come pretesto per giustificare anni di intifada e di stragi terroristiche suicide. A proposito di reazioni “sproporzionate”…

Questa situazione cambierà mai? Probabilmente no. Ma sarebbe ora che non solo Israele, ma anche il resto del mondo smascherasse le campagne palestinesi che perpetuano menzogne, riscrittura della storia e odio contro Israele.

(Da: Jerusalem Post, israele.net, 23.7.17)

Questo poster pubblicato su Facebook da Fatah, il movimento che fa capo ad Abu Mazen, indica le misure di sicurezza sul Monte del Tempio rifiutate dai palestinesi. In pratica, nessun diritto di proteggere il Luogo Santo dall’uso che ne hanno fatto i terroristi