Dare aiuto a chi ha davvero bisogno

Chi ha continuato a strepitare sulla necessità di aiutare falsi profughi ha contribuito di fatto a soffocare le voci dei profughi veri

Di Ariel Bolstein

Ariel Bolstein, autore di questo articolo

Anish Kapoor, artista ebreo britannico di origini indiane, ha annunciato alcuni giorni fa la decisione di donare il Premio Genesis, che gli è stato assegnato l’anno scorso (1 milione di dollari), a cinque organizzazioni non governative di aiuto ai profughi. La speranza è che la sua donazione possa aiutare centinaia di migliaia di persone costrette a fuggire dalle guerre civili e le uccisioni di massa che accadono in molti paesi, specie del terzo mondo.

Sono attualmente circa 50-60 milioni le persone in tutto il mondo che hanno dovuto fuggire dalle loro terre a causa di un pericolo mortale. Sono autentici profughi, che hanno dovuto abbandonare le loro case non in cerca di condizioni di vita migliori, ma perché la loro appartenenza a determinati gruppi etnici o religioni li hanno trasformati in bersagli viventi da parte di altri gruppi etnici o religiosi.

Milioni di curdi sono fuggiti dall’Iraq durante l’imperio di Saddam Hussein. Altri gruppi etnico-religiosi hanno dovuto fuggire da altre zone dell’Iraq quando vi presero il potere, alcuni anni fa, i delinquenti dell’ISIS. La guerra civile in Siria ha costretto milioni di persone a partire, sapendo che restare sotto il dominio di un gruppo etnico ostile avrebbe significato morte certa. Non ci sono buoni e cattivi: sunniti e sciiti hanno dimostrato un’identica capacità di essere spietati e massacrare i civili. Sono crudeltà assai diffuse anche in varie parti dell’Africa. La maggior parte dei profughi in Asia e in Africa fugge dalle persecuzioni degli estremisti islamisti, ma vi sono anche profughi in fuga da altri tipi di guerre religiose o da altri tipi di persecuzioni politiche.

Un’opera di Anish Kapoor esposta al Museo Israel di Gerusalemme

Nonostante tutto ciò, gran parte delle ong internazionali, che dispongono di abbondanti risorse e generosi sostegni da parte dei governi, non stanno aiutando i veri profughi. Peggio, non ci stanno neanche provando. Dedicano invece un’enorme quantità di risorse per aiutare “i profughi palestinesi”, che nella stragrande maggioranza dei casi profughi non lo sono per niente. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, la principale agenzia Onu per i profughi, ha il compito di alleviare la condizione di tutti i profughi del mondo non-palestinesi. Ma, mentre quell’agenzia è a corto di soldi, l’Unrwa, l’agenzia Onu creata solo ed esclusivamente per i palestinesi, non manca di fondi. Basti pensare che l’Unrwa stipendia uno staff di dipendenti che è tre volte più numeroso di quello dell’Alto Commissariato Onu che si occupa di tutti i veri profughi del resto del mondo, che oltretutto aumentano ogni anno di svariati milioni.

I falsi dati presentati dall’Unrwa sul numero di profughi palestinesi (clamoroso il caso del recente censimento libanese che ha rilevato che i “profughi” palestinesi nel paese sono solo un terzo di registrati dall’Unrwa) generano un sacco di soldi. I miliardi gettati per risolvere “la difficile condizione dei profughi palestinesi” sono serviti per alimentare l’odio sistematico contro Israele insegnato nelle scuole dell’Unrwa e per rimpolpare i conti bancari degli alti funzionari palestinesi. Le risorse così sprecate avrebbero potuto essere utilizzate per alleviare le autentiche sofferenze di milioni di profughi dal Ruanda, dal Bangladesh e dall’Iraq, tanto per citarne alcuni.

Chi ha continuato a strepitare senza sosta sulla necessità di aiutare i falsi profughi, concentrando l’attenzione internazionale su di loro, ha contribuito di fatto a soffocare le voci dei veri profughi. Bisogna non cascarci più, e seguire piuttosto l’esempio di Anish Kapoor che dona a coloro che hanno bisogno di aiuto concreto.

(Da: Israel HaYom, 21.1.18)

Anish Kapoor, premio Genesis 2017

Lo scultore anglo-indiano Anish Kapoor ha deciso di donare un premio da 1 milione di dollari a cinque associazioni che operano a favore di profughi in tutto il mondo: dai sud-sudanesi profughi in Uganda, ai profughi siriani in Francia e Grecia, ai Rohingya perseguitati nel Myanmar. Kapoor, nato da padre indiano e madre ebrea irachena, ha vinto lo scorso anno il Premio Genesis (soprannominato il “Nobel ebraico”) per il suo impegno verso i valori della tradizione ebraica. “Come molti ebrei – ha detto Kapoor – non devo andare molto indietro nella mia storia familiare per trovare persone che erano profughe. Devolvere i fondi del Premio Genesis a questa causa è un modo per aiutare le persone che stanno fuggendo dalle persecuzioni, come fecero i miei progenitori non molto tempo prima di loro”. Secondo le Nazioni Unite, il mondo sta attualmente assistendo a uno dei più alti livelli di profughi mai registrati, con oltre 65 milioni di persone costrette ad abbandonare le proprie case: una cifra che supera il numero di profughi registrati dopo la seconda guerra mondiale. “Negli ultimi mesi, la consapevolezza della difficile condizione di decine di milioni di profughi e sfollati in tutto il mondo è molto calata, mentre la crisi dei profughi continua senza sosta” ha detto Kapoor, da tempo attivo sui temi sociali. (Da: Israel HaYom, 17.1.18)