Day after a Gaza

I palestinesi sanno che non potranno guadagnarsi da vivere semplicemente ballando sui tetti delle case.

Da un editoriale di Ha'aretz

image_843Ora la striscia di Gaza aspetta il suo day after. Più di un milione e 200mila palestinesi, vittime di politiche arabe fallimentari, dell’occupazione israeliana e di miserevoli condizioni di vita, sanno che non potranno guadagnarsi da vivere semplicemente ballando sui tetti delle case nel giorno dello sgombero israeliano. Essi sperano in una svolta storica, in una rifioritura economica, in investimenti stranieri, istruzione e servizi sanitari di qualità, sicurezza per le persone e le proprietà, stato di diritto, opportunità di studio all’estero e di lavoro in imprese evolute vicino ai loro luoghi d’abitazione.
Dal loro punto di vista, il ritiro delle Forze di Difesa israeliane da Gaza è solo l’inizio di una fase che deve dimostrare che le sofferenze patite non state inutili. Dopo decenni di occupazione, Israele ha il dovere di porsi alla testa dello sforzo di assistenza per riabilitare Gaza e per garantire futuro benessere ai palestinesi. Realizzare il sogno dei propri vecchi-nuovi vicini è anche in larga misura nell’interesse stesso di Israele.
Dal canto suo, la dirigenza palestinese si trova di fronte a una sfida enorme giacché ciò che occorre non è solo un migliore standard di vita, ma anche la costruzione di un modello economico, politico e di sicurezza che, insieme ai benefici che porterà agli abitanti della striscia di Gaza, possa anche placare i timori degli israeliani circa ulteriori mosse diplomatiche in Cisgiordania.

(Da: Ha’aretz, 16.08.05)

Nella foto in alto: Celebrazioni di Fatah martedì a Khan Younis (striscia di Gaza) in occasione del ritiro israeliano.