Della breve escursione di Obama in Terra Santa

Il presidente Usa potrebbe essere sorpreso da alcune cose che vedrà lungo la strada Gerusalemme-Ramallah.

Di Hagai Segal

image_3686Cosa vedrà il presidente americano Barack Obama lungo il tragitto in auto che lo porterà lungo la Strada 60 da Gerusalemme alla Muqata di Mahmoud Abbas (Abu Mazen), a Ramallah? Molte cose che non si possono vedere dall’ufficio ovale della Casa Bianca.
Innanzitutto non vedrà nessun posto di blocco, perché non ci sono posti di blocco lungo la Strada 60, la principale arteria che va da Beersheba a Nazareth attraversando tutta la Cisgiordania. Veicoli israeliani e palestinesi la percorrono regolarmente. Cosa che potrebbe stupire chi si alimenta di miti anti-israeliani. E, detto per inciso, ce ne sono molti altri di miti di questo genere, ma non starò ad illustrarli adesso. Qui desidero solo attirare l’attenzione su ciò che il presidente Obama vedrà giovedì prossimo dal finestrino della sua auto.
Non appena il corteo presidenziale avrà lasciato Gerusalemme, Obama vedrà il primo villaggio palestinese: Hizma. Gli esperti hanno collegato il sito alla biblica Azmaveth, ma non c’è nulla di biblico nella odierna Hizma. Ci sono solo grandi ville. I palestinesi esprimono la loro pena per l’occupazione dando vita a progetti edilizi che non sfigurerebbero in un sobborgo benestante di New York. Dappertutto si possono vedere case di quattro, cinque piani in cui qualunque americano o europeo sarebbe ben contento di poter vivere.
Anche ad Adam, la comunità ebraica vicina a Hizma, ci sono belle casette, ma non così grandi come quelle del villaggio palestinese. Qualcuno dell’entourage del presidente dovrebbe attirare la sua attenzione sulla recinzione difensiva che circonda Adam, giusto per dare al nostro ospite un’idea dei problemi di sicurezza con cui fa i conti Israele sul fronte della Cisgiordania: solo i villaggi ebraici (gli insediamenti) devono essere protetti da una recinzione di sicurezza; i villaggi arabi non hanno alcun bisogno di queste barriere.
Circa due minuti più tardi (in tutto, il viaggio in auto dalla capitale israeliana alla sede dell’Autorità Palestinese dura meno di 40 minuti), il corteo presidenziale passerà vicino a un nuovo avamposto, perfettamente legale. Il governo israeliano lo ha creato l’anno scorso per ospitare gli israeliani sgomberati da Migron (l’insediamento di 300 persone fatto demolire nell’estate 2012 su ordine della Corte Suprema israeliana, per una disputa sui diritti di proprietà terriera). Difficile pensare che dalle parti di Washington Obama possa essersi mai imbattuto in una comunità così affollata di baracche. I coloni, quelli che spadroneggerebbero sul territorio, vivono in queste strutture desolanti sulla strada fra Gerusalemme e Ramallah. Sarebbe un bel gesto umano se il presidente decidesse di fare una breve sosta per salutarne gli abitanti (se sono lì, è perché Israele applica e fa rispettare la legge). Un presidente che tratta con l’Iran potrebbe anche parlare con i coloni. Magari, facendolo, rimedierebbe un po’ alla sconcertante decisione di vietare agli studenti dell’Università di Ariel di assistere al discorso che Obama terrà al Centro Congressi di Gerusalemme.
Lungo il bel tratto della Strada 60 fra il passo di Machmesh e il raccordo Assaf, il presidente potrà vedere ad occhio nudo la Giordania, il che gli darà un’idea di quanto piccolo sia questo paese. Tra l’altro, il villaggio sulla destra si chiama Deir Dibwan. Anch’esso è pieno di palazzi costruiti dopo il 1967: i palestinesi non hanno bisogno di autorizzazioni da Israele o da chiunque altro per costruire alla grande. E va benissimo che possano costruire in quel modo, ma non dovrebbero poi dire che sono oppressi dagli ebrei. Se i coloni avessero costruito allo stesso ritmo, gli Stati Uniti avrebbero mandato come minimo la Sesta Flotta.
Siamo quasi arrivati, signor presidente. Ecco Beitin, che prende il nome da Beit-El. Presto saremo a Ramallah. Porti i miei saluti ad Abu Mazen e gli dica quanto è rimasto colpito dal panorama.

(Da: YnetNwes, 17.3.13)

Nelle foto in alto: nuove case palestinesi nella regione di Ramallah (Cisgiordania)